Roma, Flavio al Velavevodetto


 

di Virginia Di Falco

«Flavio nun se batte». Non ricavate molto altro se chiedete ad un romano appassionato di food cosa pensa di Flavio al Velavevodetto, osteria tradizionale aperta nel quartiere Testaccio poco più di cinque anni fa.
Flavio De Maio, a lungo in cucina da Felice a Testaccio – altro caposaldo della cucina romanesca della capitale – ha aperto il suo locale proprio ai piedi del ‘monte dei cocci’ con un piglio imprenditoriale e, allo stesso tempo, un’umiltà professionale non comuni.

Flavio al Velavevodetto in via di Monte Testaccio

Tra interno ed esterno parliamo infatti di circa 200 coperti che con grande capacità e determinazione e grazie all’aiuto di uno staff giovane ma motivato e alle mani d’oro di Loredana in cucina, non vanno mai a scapito dell’efficienza e di un invidiabile rapporto qualità-prezzo. E persino l’atmosfera, popolare e caciarona finisce per essere la cifra alla quale prima o poi ci si affeziona, perchè non c’è il fiato sul collo dei camerieri e difficilmente non si è accontentati. E poi perchè, nonostante i tanti turisti, ci si ritrova ogni volta, come in una trattoria di quartiere.

Tra gli starter più appetitosi, i carciofi fritti, tagliati sottili e croccantissimi (ma, in generale, i fritti vegetali sono sempre ben eseguiti) o i carciofi alla giudia.
Per continuare non si deve far altro che seguire le diverse proposte dei menu scritti sulla carta paglia, stando attenti anche alle proposte del giorno recitate a voce. Per il vino, invece, si va da un gradevole vinello della casa ad una ricca selezione di bottiglie a prezzi non proibitivi.

Con i classici della cucina romanesca qui non si sbaglia mai: carbonara, amatriciana e gricia sono eseguite a regola d’arte. E sempre cariche e abbondanti. Ma è soprattutto con la cacio e pepe che Flavio ha conquistato il cuore dei romani. Ingredienti di qualità, dosati alla perfezione, con una cremosità che in tanti giudicano imbattibile. E che, con la sola forza del passaparola (ve l’avevo detto!) ha saputo creare una cortina di clienti fedeli di fatto inespugnabile.

Flavio al Velavevodetto, la cacio e pepe

Flavio al Velavevodetto, la gricia

Accanto alle specialità della casa ci sono poi i piatti stabiliti, proprio come nelle cucine di casa di una volta, dalle cadenze del calendario: pasta e patate del lunedi, gnocchi il giovedi, minestra di broccolo e arzilla il venerdi. Di buon taglio e mai eccessivamente sapido il baccalà al forno con patate, quasi sontuosa la coda alla vaccinara.

Da non perdere, poi, le polpette al sugo morbide e saporite e, soprattutto, quello che è diventato un vero must del locale: le polpette di bollito, servite con verdure ripassate (che cambiano a seconda della stagione) e patate al forno. Croccantissime fuori e tenere dentro, fatte con la carne mista e un’ombra di mortadella e noce moscata. Davvero un piatto che regala ogni volta un mozzico di felicità.

Flavio al Velavevodetto, le mitiche polpette di bollito

Flavio al Velavevodetto, le polpette al sugo

Chè forse è proprio questa la chiave del successo di Flavio: il coraggio di investire (due anni fa ha aperto un’altra sede, in piazza dei Quiriti, stessa formula) anche con numeri importanti, senza perdere il carattere originario. Una cucina semplice, ma non banale, che – soprattutto – non gioca mai a fare nulla di diverso da quello che è.

Flavio al Velavevodetto, il tiramisu al bicchiere

Consiglio finale. Chiudete con il tiramisu’ al bicchiere più cremoso di Roma — avendo l’accortezza di prenotarlo al momento dell’ordinazione.
E mandateci pure i vostri amici quando vi chiedono di una buona trattoria romana. Non ve ne pentirete. E dopo magari uscirà fuori anche a voi un «ve l’avevo detto!».

Flavio al Velavevodetto
Via di Monte Testaccio, 97
Tel. 06.5744194
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
www.flavioalvelavevodetto.it
Conto sui 35 euro. 

6 Commenti

  1. Se non sbaglio velavevodetto non sta ad indicare il passaparola fra i clienti, ma il dissapore che scorreva ai tempi in cui flavio lasciò felice.
    Come per dire velavevodetto chece l’avrei fatta! A quanto pare gli sta dicendo bene ;)

  2. Luca, la lettura del ‘ve l’avevo detto’ è personalissima :) L’importante – siamo d’accordo – è che gli ha detto bene!

  3. Certo ci mancherebbe! L’ho scritto perchè mi pare di ricordare di averlo letto su una guida.
    ciao!

  4. Non è così. Si chiama così perché il ristorante è nato sulle ceneri di un locale precedente che si chiamava Velavevodetto. Quindi il concetto è “Flavio ha aperto dove prima c’era il Velavevodetto” :-)

  5. Grazie Antonio per la precisazione. Ha sempre funzionato così bene il passaparola con Flavio che mi sono lanciata troppo nell’interpretazione del nome :)

    1. Siamo d’accordo su tutto ma il Velavevodetto preesiste a Flavio Di Maio che è subentrato nella gestione del ristorante portando indubbiamente pregevoli innovazioni e accentuandone il carattere di romanità ma non era certo un locale in cenere.
      Il nome gliel’aveva dato la famiglia Andreini allorché lo rilevò, una decina di anni fa (se la memoria non m’inganna), a testimoniare la vittoria di una sfida che molti avevano ritenuto impossibile.
      La mia precisazione tende solo a ristabilire un po’ di verità e ad attribuire una parte del merito a chi per primo ha creduto e investito in questa operazione che Flavio, per il quale nutro una sincera ammirazione, ha contribuito sapientemente a completare.

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