
Via Pietro Cartoni, 163
Tel. 0653273887
Sempre aperto, chiuso lunedì a pranzo
www.losteriadimonteverde.it
Ferie in agosto
Diciamolo subito, per arrivare in questa post-osteria, come la definisce felicemente Antonio Paolini, conviene il taxi perché ogni spazio possibile e immaginabile per le auto è una chimera.
Superato questo ostacolo logistico, vi troverete, come è capitato a noi, in un locale caldo, accogliente, ricco di spunti nel bicchiere come nel piatto grazie alla perfetta intesa tra Fabio Tenderini in sala e Roberto Campitelli in cucina.

Lo stile è un po’ quello dei locali anni ’50, ma nei piatti si sente e come la rivoluzione gastronomica italiana dell’ultimo ventennio e alla fine, oltre ai classici romani, rimarrete stupiti dalle idee, dai guizzi e dalle combinazioni di una cucina giovane, di buona mano, a volte tecnica, sicuramente con ottime premesse per crescere. E, non ultimo, vale anche la pena di dire che siete in uno dei migliori locali per rapporto qualità/prezzo di Roma che non è una città, come è noto, che brilla da questo versante.

Proprio i classici sono forse i piatti più scontati. Buoni, ci devono essere, ma non è qui che dovete cercare il motivo di una visita.


Già del raviolo di ricciola con bottarga trovate per esempio l’esecuzione di una idea semplice ma efficace, bisogna lavorare per una sfoglia ancora più sottile per esaltare la freschezza del pesce, materia prima che qui viene trattata davvero bene, sino a pensare che il cuoco abbia soprattutto una mano marinara.

E’ invece in tutto il contorno di piatti e piattini, assaggi e assaggino che troviamo esplosione di sapori ben definiti, nessun pastrocchio, poche concessioni alla piacioneria morbidosa che insegue il facile ma annoiato consenso palatale.

Dalla trippa e fagioli all’animella glassata si discvela una cultura delle interiora che affonda le radici nella tradizione romana rivisitata per fortuna in modo moderno, competente e con tanta convinta passione.

Il piatto della serata per noi è stato il fegato di vitella: buona acidità a compensare la dolcezza.


Perfette le fritture.

Buoni pure gli apetizer di mare che hanno aperto le danze.


Finale soddisfacente con un dolce non zuccherino, in linea con le tendenze dell’alta ristorazione.
Insomma, trattoria? A me ha ricordato più i bistrò parigini. E, fatta l’esperienza della Chateubriand, mi sto ancora chiedendo se davvero la distanza tra questi due locali sia così siderale come vogliono le classifiche.


3 commenti
Andrea Petrini
26 marzo 2014 - 11:13Luciano quando ci sei stato? io giudico l’osteria la mia seconda cucina :)
luciano pignataro
26 marzo 2014 - 17:01Una bella serata con amici a novembre:-)
Fabrizio
26 marzo 2014 - 13:43C’è un piccolo errore nella via: Pietro Cartoni, non Carboni…
Per il resto fantastici!
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