Ottovolante: la irripetibile verticale Terra di Lavoro di Fontana Galardi 2009-1997 con Riccardo Cotarella


Roberto Selvaggi. Galardi, dicembre 1999. Foto di Tano Pecoraro

Una voluttuosa sensazione di freddo subìto tra i castagni, gli olivi, le vigne appena piantate a Roccamonfina. E di pomeriggi a Galardi trascorsi a discutere senza fretta a rubarsi l’anima, perché internet non esisteva e il giornale poteva aspettare.
Hai compiuto il giro, visto tante cose nuove, ma i periodi di crisi ti liberano dal superfluo e riportano inesorabili all’essenziale: persone e cose lasciate dieci anni fa perché dovevi correre mentre loro non capivano stanno lì, di fronte a te, a fianco a te, e tu sai di essere tornato, non di essere arrivato.


Terra di Lavoro 2009 prova da botte
La vendemmia è stata fatta il 7, 9, 12, 14-16 ottobre.
Non hai la possibilità di fare lunghe disquisizioni. Il vino è fresco, lampone e un po’ di mirtilli, dal colore vivace e violaceo come da manuale. L’annata ti insegna un po’ di sottilezza presagendo la bevibilità, la scelta dei legni indica l’idea dell’affiancamento, così come del resto è sempre stato.

Il primo concetto da recuperare è quello di blend. In fondo abbiamo spinto tutti in Italia sui vitigni in purezza, e questo andava e va bene quando si tratta da distinguerli dall’indistinto e dagli intrugli in cantina. Poi alcuni come il Fiano, il Greco, l’Aglianico, la stessa Falanghina e gli altri bianchi campani vogliono vivere da soli a patto di aspettarli il tempo necessario.
Ma il blend di Aglianico e Piedirosso è quello tradizionale da sempre usato in gran parte dei vini campani, ha la sua ragione d’essere nei tempi diversi e nelle diverse caratteristiche delle uve che si compenetrano in un tandem d’eccezione. Qui la sottilezza del Piedirosso ha la funzione di rendere meno cupo il principale rosso della regione regalandogli un po’ di bevibilità, leggerezza, voglia di essere colto.

La verticale di Terra di Lavoro

Terra di Lavoro 2008 Roccamonfina igt  Voto 87/100
Colore: 5. Naso 26. Palato. 26. Non omolgazione: 30

La vendemmia è stata fatta in tre giorni: 9, 10 e 13 ottobre da vigne di 18 anni un quinto), 14 anni (un altro quinto), 12 anni (due quinti) e 5 anni. Dieci ettari di superfice vitata, resa di 60 quintali per una produzione finale di 30.000 bottiglie, 811 magnum e 289 doppi magnum.
Alcol 14%, acidità totale 5,10 gr, ph 3,50. Estratto secco 32 gr.
In azienda sono contenti, la definiscono la migliore raccolta di sempre insieme alla 2001.
Il vino si presenta complesso e sostanzialmente ancora non risolto. Al naso ha freschezza balsamica, lunghezza, frutta non matura e note di geranio, in bocca ha corpo, il frutto torna protagonista, l’iniziale dolcezza della lingua lascia subito il posto ad una rinfrancante sapidità che si conclude con un punta amara nel finale. Il tannino è ancora preponderante, ma in questa fase iniziale va molto bene così.

Il ruolo di Riccardo Cotarella in Campania è stato decisivo quanto quello di Moio. Entrambi hanno portato una idea di vino che si collegava per la prima volta ai grandi Bordeaux rendendo possibile una comparazione altrimenti prima inesistente, impensabile. Prima di loro il concetto di vino campano semplicemente non esisteva fuori dalla Campania, gli unici marchi conosciuti erano Mastroberardino e D’Ambra. Sembra l’era giurassica, parliamo invece di 18/20 anni fa quando la domanda era: “fate rossi laggiù?”. La Campania ha regalato grandi soddisfazioni a Cotarella e molti ritengono che sia proprio questo il suo vino-capolavoro. Alla luce di come si è dispiegato il rapporto con questa regione nel corso degli anni, ho maturato la convinzione che la sua relazione con i Feudi, cioé con l’azienda che ha raccolto più successi e che più di ogni altra ha fatto conoscere il vino campano fuori dalla Campania, è stato un coitus interruptus. Una occasione colta tatticamente ma mancata sul piano strategico.

 

Terra di lavoro: dodici anni in otto bicchieri

Terra di Lavoro 2007 Roccamonfina igt voto 75/100
Colore 5. Naso 22. Palato 23. Non omolgazione 25
La vendemmia anticipata di una decina di giorni: 1-5 ottobre.
22.000 bottiglie prodotte, 811 magnum, 289 doppi magnum

Alcol 13,5%, acidità totale 5,20 gr, ph 3,60. Estratto secco 31,80 gr.
Si conferma il difficile rapporto con la 2007, annata calda anche se non siccitosa. Il vino è sicuramente in equilibrio pur dovendo registrare una impennata di alcol, la freschezza mantiene il tutto in maniera abbastanza dignitosa, ma l’eccesso di frutta matura rende impossibile penetrare nella giungla dei sentori e anche in bocca, pur non scadendo mai nella dolcezza piaciona, il tema è abbastanza monocorde con punte di noia.

La dolcezza e la morbidezza, ritenute negli anni ’90 caratteristiche da ricercare nel bicchiere sono i veri nemici dei grandi vini, quanto lo chador alla bellezza femminile. Dalla spasmodica ricerca di non irritare il palato e di suaderlo ci guadagnano solo le bottiglie scadenti. Una forza del Terra di Lavoro è stato quello di non cedere mai a questa tentazione in cui sono caduti tanti supertuscan mantenendo il proprio carattere anche in annate dove questo equilibrio con l’acidità è stato difficile da gestire.

La sala delle Due Torri

Terra di Lavoro 2005 Roccamonfina igt Voto 93/100
Colore 5. Naso 26. Palato 29. Non Omologazione 33
Bottiglie prodotte 25.000, 811 magnum e 289 doppi magnum. La vendemmia si è svolta a metà ottobre. Qui in produzione viti di 15 anni per il 25%, di 11 per l’altro 25 e di 9 anni per la metà.
Alcol 13%, acidità totale 5,35 gr, ph 3,84. Estratto secco 35,50 gr.
L’ultimo vigneto entra in produzione dalla 2006.
Una estate piovosa dopo una primavera calda, ma le cose sono andate molto bene in cantina. Benissimo: lo smagrimento lascia ampio spazio alle noti minerali di cenere, fumé, il naso è fresco, di frutta appena colta, vicino al 2008 per capirci. In bocca il rosso è ricco di tensione, dinamico: non ha l’attacco dolce, immediatamente domina la sapidità abbinata al frutto rosso non polposo. Nonostante l’impianto fruttato non esaltante, l’uso del legno è magnifico, supporto da comprimario regalando appunto il tono balsamico e accenni leggeri di resina. Il vino è lungo, abbinabile, spettacolare nel suo percorso appagante. Di gran lunga il primo bicchiere a finire.

Esattamente nel 2000 fa facemmo l’altra verticale a Galardi. Fu un cosa molto intima, non più di dieci persone. Tale da farci amare profondamente il vino e l’azienda. C’era ancora Roberto con la sua verve tragica e spumeggiate, e si passò da pranzo a cena avvolti dal freddo come solo in serate taurasine mi è poi capitato. Da allora ho premuto su Arturo Celentano in più di una occasione, i tempi sono diventati maturi ed è stata organizzata al Due Torri di Presenzano in maniera magnifica, abbinata poi ai sapori ruspanti delle colline dell’Alto Casertano con una attenzione alla carne non comune in Campania. L’atmosfera è stata forse meno intima ma altrettanto coinvolgente grazie agli inviti ben gestiti dall’inossidabile gaffeur Teodoro Naddeo. Le annate vengono presentate da me, da Daniel Thomases e Gimmo Cuomo, Riccardo si riserva la 2001, a detta di molti il suo vero capolavoro. Tanti amici per una serata “mondiale” gestita con la giusta eleganza da Maria Luisa, Dora, Arturo e Francesco.


Terra di Lavoro 2003 Roccamonfina igt Voto 75/100
Colore 5. Naso 22. Palato 22. Non omologazione 26

Il periodo di vendemmia potrebbe far chiudere qua il commento: dall’11 al 23 settemre, con un anticipo medio di circa tre settimane.
Alcol 13,50%, acidità totale 5,30 gr, ph 3,70. Estratto secco 33,9 gr.
Il vino è salvato dalla decisione, mantenuta in tutte le annate, di far svolgere la malolattica in acciaio. Le caratteristiche sono da manuale quando si affrontano verticali di questo genere: spunta la conserva con spunti di cuoio, il colore volve sul granato, il naso è sostanzialmente monocorde con punte di stanchezza. In bocca le cose vanno meglio grazie alla irrefrenabile acidità dell’aglianico ed è questa una caratteristica di questo millesimo in Campania. Vale anche per i Taurasi che rivelano a distanza di sette anni insospettabile freschezza. In queste annate vale molto la capacità dell’enologo di prendere rapide decisioni per evitare il peggio.
Da bere tutto e subito per evitare di trovarsi a breve bottiglie in declino.

Fino a qualche tempo fa dire “calda” di una annata era buon aggettivo, come esporre le viti a Sud nei depliant.
Di fatto le cose sono cambiate negli ultimi dieci anni, a partire dalla Duemila e questo è stato un segno favorevole per l’aglianico, uva tardiva che si è radicata nelle zone più fredde della Campania. Così quello che in passato era uno svantaggio ora sta diventando un formidabile punto di forza, che marca favorevolmente la differenza.

Il tavolo dei relatori: Gimmo Cuomo del Corriere del Mezzogiorno, io, Riccardo Cotarella, Daniel Thomases e Arturo Celentano

Terra di Lavoro 2001 Roccamonfina igt Voto 95/100
Colore 5. Naso 29. Palato 29. Non omologazione 33
Si vendemmia dall’1 al 5 ottobre. 9500 bottiglie, 250 magnum.
Alcol 13,5%, acidità totale 5,20 gr, ph 3,70. Estratto secco 32,40 gr.
Annata giudicata da tutti di grande equilibrio, con giuste piogge sparse in estate. La porta per entrare nel fantastico mondo del Terra di Lavoro così come è stato amato in questi anni: il naso è complesso perché parte offre toni di frutta matura avvolti in note balsamiche per poi dirigersi deciso verso il sottobosco, il fumé, note di funghi appena colti, pizzico di tabacco, sentori appena accenati di cuoio. In bocca è un torrente in piena, c’è tanta materia domata e condotta in avanti dall’acidità vibrante, niente dolcezze inutili, la beva è austera, coinvolgente, molto impegnativa, tanto da incidere a volte sulla stessa bevibilità. Insomma è un vino su cui non è possibile non stare concentrati. Lungo, lunghissimo il finale.

La prima vendemmia ufficiale del Terra di Lavoro è del 1994, siamo a San Carlo di Sessa Aurunca, territorio di grande importanza ai tempi dei romani, da cui si domina tutto l’Ager Falernus: era qui che si coltivavano i cru, la Bordeaux di Roma imperiale. L’attività vitivinicola era fiorente, ve ne sono infinite tracce, e lo sbocco era il porto di Pozzuoli. Fontana Galardi ha circa undici ettari. Due cugine, Maria Luisa Murena e Dora Catello e i rispetivi mariti, il barone Roberto Selvaggi scomparso nel 2001 e Arturo Celentano, sommelier, autore di un paio di raffinate pubblicazioni, e Francesco il fratello di Dora, sono i protagonisti di una avventura nata per gicoo nel 1993, quando si carezza l’idea di produrre un po’ di vino per autoconsumo. Due annate, 1994 e 1995, poi subentra Riccardo Cotarella e dal 1997 il vino diventa l’oggeto dei desideri, soprattutto dopo la benedizione di Parker che lo paragona ai grandi chateau bordolesi. Un successo travolgente che continua ancora oggi perché la crisi non ha neanche sfiorato questa bella impresa familiare. Le vigne sono a 400 metri di altezza su terreno vulcanico, con una densità di 4500 ceppi per ettaro. La fermentazione avviene a contatto con le bucce per 15 giorni del 1999 e 20 nelle successive con affondamento del cappello più volte al giorno. Dopo la malolattica svolta in acciaio, si procede all’affinamento in barrique nuove di Allier e Never per un anno. A seguire l’affinamento in bottiglia per altri 5/8 mesi.

Savio Passariello, patron delle Due Torri di Presenzano


Terra di Lavoro 1999 Roccamonfina igt Voto 94/100
Colore 5. Naso 28. Palato 28. Non omolgazione 33
Vendemmia dal 18 settembre al 18 ottobre. 5000 bottiglie, 91 magnum.
Alcol 13%. Acidità totale 5,10. Ph 3,70. Estratto secco 30
Una versione molto austera e affascinante, con frutto e legno perfettamente integrati fra loro, acidità scalpitante. Alcol e sottilezza di estratto ne facilitano decisamente la beva, meno impegnativa del 2001 ma ugualmente appagante e complessa. Domina la sapidità in bocca, con continui rimandi minerali e al sotto bosco. E’ forse questa l’annata in cui naso e bocca coincidono in maniera assoluta viaggiando in parallelo. Segno di una velocità di crociera raggiunta dal vino per un viaggio sicuramente molto lungo vista l’integrità del colore, la pulizia del naso e la struttura palatale.

E’ molto bello parlare di tradizione, a parte che si sia ben coscienti che in Campania una tradizione varietale ben delineata era presente solo a Ischia con la biancolella e a Tufo con il greco, non  a caso tra i pochi vini dai caratteri ben definiti e immediatamente riconoscibili. La tradizione regionale prende piede solo dopo la crisi del metanolo, esattamente a cavallo tra gli anni 1990-1994 e dunque non ha alcun senso parlare di Terra di Lavoro come di un vino poco aderente al terroir. Prima del 1994 solo olivi, querce e castagni, certo, ma anche suolo a ridosso della bocca di uno spaventoso vulcano, buone escursioni termiche, ottima esposizione ben ventilata, altitudine di rispetto. Le condizioni per piantare la vite c’erano tutte e i risultati ci sono stati. La tradizione diventerà tale dopo il primo passaggio generazionale, perché è solo in quello che fa l’uomo che sia ha la possibilità di definire il tempo di qualcosa, come di un vino.

 

Terra di Lavoro 2008, ultimo arrivo in commercio

Terra di Lavoro 1997 Roccamonfina igt Voto 93/100
Colore 5. Naso 28. Palato 27. Non omolgazione 33

Vendemmia a inizio ottobre. 3000 bottiglie.
Alcol 13%. Acidità totale 5,20. Ph 3,70. Estratto secco 30,1
Annata calda ma con brusco abbassamento della temperatura, definita all’epoca “annata del secolo” ma a quei tempi queste cose si stabilivano a Montalcino. Si entra adesso nella storia del vino, con i terziari che lasciano poco margine al fruttato che pure resiste, dominano le note del cuoio e anche in questo caso la buona sapidità. Molto bene in bocca dove il vino dimostra di aver raggiunto equilibrio ad alta quota, la freschezza pimpante, molto di più di quanto non sia dieci anni dopo nel 2007 tanto per fare un esempio. Adesso, chi ne ha, potrebbe cominciare a berlo.

Chi immaginava di fare un vino di cui avremmo fatto la verticale dopo 13 anni? La domanda di Riccardo rimbalza molto spesso e credo che è quanto si chiedono oggi giorno tanti produttori a cui vengono chieste le vecchie annate. C’è bisogno di dirlo? Uno degli elementi che compongono la tradizione è la nascita di verticali, senza vecchie annate non sarà mai possibile parlare di distretti vitivinicoli maturi. Certo, all’epoca con una produzione così bassa era difficile resistere alla pressione, ma oggi, con 30000 bottiglie, crediamo sia saggio costruire uno storico corposo per passare il testimone alle future generazioni.

Foto finale. In piedi da sinistra: Nicola Trabucco agronomo dell’azienda, Maria Luisa, Dora, Riccardo, Arturo e Francesco. Seduti Daniel Gimmo e io

IL SERVIZIO FOTOGRAFICO E’ DI TONIA CREDENDINO

48 Commenti

  1. E’ il mio rosso campano preferito,recentemente con un gruppo di sommelier di Avellino abbiamo fatto una serata dove io ho portato ben 2 bottiglie dell’introvabile 2001 e i salumi del mio maiale nero(tutto gratis,alla faccia di chi dice che ho il braccino corto!!!!).In una degustazione comparata con ottimi salumi irpini e qualche taurasi.Una serata bellissima,grazie al vino, alla compagnia e alla splendida ospitalità dei proprietari di casa .Un’ultima cosa,per me il 2001 vale più di 95,lo trovo unico per complessità ed eleganza.Purtroppo dopo il maxi punteggio datogli da Parker,molte enoteche e ristoranti hanno speculato e l’hanno proposto a prezzi proibitivi.E’ il solito schifo.

      1. mamma mia se ripenso a quel vassoio di salumi………la mia pancetta e il tuo guanciale……..una fetta di pane caldo di quella signora delle tue parti…….comunque nelle foto Gennaro è sempre quello che viene meglio…….. :-D

        1. p.s Lello anchese vedi i punteggi di Luciano,le due annate che portai 2001 e 2005 sono le migliori finora espresse da Galardi……dovrei avere ancora una bottiglia di 2001 e vorrei berla con un amico che mi ha promesso che appena salgo dalle sue parti mi farà mangiare un’ottima fiorentina in un posto che conosce lui.E lui di carne fresca se ne intende. ;-)

  2. Ci fa sempre bene leggere di queste aziende che rappresentano l’Italia e la Campania nel Mondo. Credo che intorno a questa azienda ci sia tutto sommato piuttosto silenzio, come se fosse lì, monolitica. Collocata in un Olimpo irraggiungibile. E’ bello leggere di una degustazione che va tanto in rpofondità e che coinvolgono tante persone, avvicinandole.

  3. ho appena visto che c’è un tizio su un sito di vendita che offre una bellissima verticale 2000-2001-2003-2004-2005-2006 a 1450 euro trattabili garantendo una conservazione perfetta……….c’è qualche benefattore che la compra e la condivide o facciamo 100 euro a testa 12 di noi e ce la scoliamo magari con un buon salume.L’annuncio è di 5 giorni fa e credo ce l’abbia ancora……aspetto notizie da chi è realmente interessato.

  4. 100 a testa per 12 di noi sono 1200,lui dice trattabili quindi almeno 2 carte gliele facciamo togliere,se poi conduci tu le trattative pure qualcosa in più.Mi sembra un’occasione capitata a fagiolo,l’annuncio è del 26 novembre…….che ne dici?

    1. io una 2001,se non vogliamo comprare la verticale da quel tizio possiamo vederci e bere le nostre,ma la verticale era un’altra cosa………francamente credevo di trovare più appassionati disponibili ad autottassarsi per bere una verticale di Terra di lavoro unica,io posso arrivare massimo a 150 euro,di più non posso.

      1. cos’è successo ? hai vinto al superenalotto ? quindi anche tu hai il tuo punto debole. a noi spari addosso se spendiamo 100 euro per mangiare , ma tu ne spendi 150 per bere . bene meglio cosi’ . di santi ne facciamo volentieri a meno . solo fraticelli. comunque il l’obolo lo metto, per quanto in tutta onestà mi freghi il giusto, così per il piacere della compagnia . pero’ si bevono da me ,unica condizione per partecipare :-)

        1. Allora,ti spiego la mia visione del denaro.Premessa,non navigo nell’oro, ergo devo fare una scelta.Una mia passione è il vino e preferisco concedermi un buon bicchiere una tantum piuttosto che dieci scadenti.Il dividere la spesa tra più persone è uno dei modo che hanno quelli come me,spesso giovani,per bere un buon bicchiere.L’altro è fare una rapina in un enoteca ma non lo prendo in considerazione.Il terra di lavoro poi è la mia grande passione.Per il fatto di spendere a pranzo cifre folli,.o reputo spesso,ho detto spesso non sempre,eccessivo visto quello che viene dato.IInoltre condanno il farlo con troppa disinvoltura di questi tempi,credo che ognuno debba passarsi una mano per la coscienza e non sperperare oltre ogni misura pur se si tratta di denaro onestamente guadagnato.Inoltre la cucina rivisitata cozza con la mia idea di antopologia gastronomica,concetto complesso,a cui da anni cerco di dare una forma scritta.Ovviamente per vendere qualche copia metterò qualche racconto maiale tipo melissa P e qualche foto osè di donne nude alle prese con ortaggi e salami
          :-))))))))))))))))))))

          1. p.s Se non ti frega del vino non fa nulla,ci saranno altre occasioni per godere della compagnia reciproca.Non sprecare 150 euro per una cosa che ti garba poco poco.Magari li regali ad un povero cristo che ti manderà tante benedizioni :-D

          2. Se servisse posso comprare il 2004 a 37 euro e il 2005 a 36

            Oppure una mini verticale 2001-2002-2003-2004 a 200 euro

            Sugli anni ’90 possibilità a questi prezzi

            1996: 140
            1997: 140
            1998: 120
            1999: 120

            In definitiva una verticale completa dal ’96 al 2005 (9 annate, esclusa la 2000) la potrei procurare a 756 euro (se, come credo, le offerte che ho trovato sono ancora valide)
            Immagino che il signore che offre 6 annate (tutte anni 2000) a 1450 euro dia delle magnum, non delle 0,75

          3. Antonio io ci sono,se sei anche tu interessato a bere questi vini,deicidi quali prendere e dividiamo la spesa.Che diavolo,non troviamo 4 persone che mettono 200 euro a cranio per una verticale storia……attendo notizie.soprattutto per gli appassionati credo sia un’occasione unica a questa cifra.

          4. Metto io una 1997, mi sembrta il modo migliore di tirargli le cuoia
            Bene da Berardino, tra l’altro a breve apre all’uscita di Caianello, se organizziamo la cosa ci possiamo vedere lì a gennaio

          5. Grazie Antonio e grazie Luciano,
            La verticale a 200 euro è cosa buona,se Antonio la prendi sono disposto a comprarla anche da solo se nessuno vuole essere dei nostri,dimmi come fare per farti avere i soldi..Antonio questa è la mia mail,per qualsiasi cosa.se mi scrivi ti do il mio recapito telefonico.Da berardino sarebbe ilposto ideale.la mia mail [email protected]

          6. Fare la morale agli altri e’ sempre una cosa da maneggiare con cura, molta molta cura , caro Marco.

      2. non ho la pretesa di fare una morale a nessuno poichè ognuno di noi sa quello che fa per il prossimo e io per primo non abbastanza.il mio è solo un richiamo a tutt,me compreso,a guardare qualche volta oltre il nostro orticello. :-D

  5. Riassumendo io credo che la soluzione ottimale per rapproto qualità prezzo,sia prendere la verticale 2001-2002-2003-2004 a 200 euro a cui aggiungere la bottiglia 1997 che mette Luciano.Mi ripeto,se non interessati prego Antonio scuteri di dirmi come fare per acquistare a 200 euro la verticale.Certo,mi piacerebbe di più condviderla con voi e così risparmierei anche un pò perche considerando almeno 10 persone per una bottiglia sarebbero 20 euro a testa,la quota di Luciano verrebbe divisa tra gli altri visto che lui porterebbe già una bottiglia.In caso contrario,l’acquisto io la verticale e me la bevo con i senza tetto della stazione Garibaldi.,per terrae nei bicchieri di plastica,tranne uno di cristallo….il MIO così facendo mi sentirei un pò meno in colpa per aver sperperato 200 euro ma Semel in anno……….. :-D

  6. disponibile subito verticale in MAGNUM di tutte (tranne 2008) LE ANNATE prodotte di questo formato; dalla 99 (introvabile) alla 2007.- Il prezzo è di € 1500,oo. Perfettamente conservate e tutte in cassetta legno originale. Garantisce il dott. Scuderi !

  7. Ho appena sentito Antonio Scuteri che mi ha detto di aver trovato una verticale dal 1996 al 2004 (tranne la 2000) a 680 euro.Diviso 10 fa 68 euro a testa,DOMANDO:NON CI SONO DIECI AMICI SU QUESTOSITO APPASSIONATI CHE VOGLIANO DIVIDERE CON NOI QUESTA EMOZIONE?IL LUOGO PER BERLA POTREBBE ESSERE DA BERARDINO E IL TUTTO SAREBBE UNA GIORNATA INDIMENTICABILE.MAFFI,ROMUALDO,LELLO,MONICA,GIULIA………..A NESSUNO INTERESSA?NON CI CREDO!!!!! :-D

    1. Marco, lo sai, non è il problema dei 68 oppure dei cento euro, il mio problema è soprattutto trovare il tempo…anche se mi attizza l’ idea, Per quanto riguarda altre determinate persone, non sprecare il tempo se non è roba francese, fossepure aceto, non li coinvolgi… ;-)))
      P.S. Disponete pure di me…

      1. non preoccuparti lello casomai non si riesce ad organizzare ce ne facciamo un’altra inter nos.peccato però perchè mi piaceva l’idea di berla con Luciano,Antonio,e anche gli altri amici del blog.Era anche un modo per conoscersi de visu un pò meglio.

  8. L’entusiasmo di Contursi e la fredda esperta contrattazione di Scuteri sono molto coinvolgenti e anche interessanti. In effetti anch’io ho sempre sostenuto la condivisione tra amici di bottiglie dal prezzo elevato, ma una sola, due al massimo. Non abbiatevene, ma credo che non solo le degustazioni come il catalogo di Leporello, ma anche le verticali esasperate per ampiezza, siano un eccesso controproducente. Voi siete sicuramente molto esperti, sicuramente riuscirete a tenere a mente tutto lo svolgimento della storia che sette, otto, dieci bicchieri vi raccontano, ma io temo che, fuori da una collocazione specialistica e freddamente tecnica, prima o poi tutto si mescola, si torna avanti e indietro nelle annate con dispersione enorme, di tutto, di denaro e di sensazioni. Senza contare che spesso, non sempre ma spesso, certi vini sono pesanti, lenti, chiusi, andati, con buona pace del nostro recupero notturno. Problemi miei, sia chiaro: tuttavia un Terre di Lavoro io cercherei di berlo in tre o quattro, solo una o due bottiglie, pasteggiando, con la possibilità di tornarci sopra senza sovrapposizioni muscolari e anestetizzanti. Fate un tour, un’ agenda di appuntamenti con tutte quelle bottiglie: ne sarebbero sicuramente più contente. ;-)

    1. Fredda e esperta contrattazione mi piace :-D

      Sul tuo discorso in generale non so, non credo di essere d’accordo.
      Anche io sono contrario agli eccessi degustativi, alle orge di bottiglie di altissimo livello bruciate in una serata. Sono contrario anche se periodicamente, con gli amici romani (tra i quali il qui presente Adolfo) le organizziamo. Ma lì parliamo di 14-15 bottiglie (diversissime tra loro) in 7-8 persone. Il tutto durante pantagrueliche cene. Alla fine, è vero, se ne esce frastornato, e si riesce a godere solo delle prime 5-6 bottiglie. Le altre sono un po’ sprecate (almeno secondo me)

      Ma in questo caso specifico non ci vedo nessun eccesso. Tu metti in discussione il concetto stesso di verticale, che invece ha una sua grande dignità, anche didattica. E onestamente 8 bottiglie in 10 persone (tutti bevitori consumati) non mi sembrano troppe

      1. concordo,ed è una bella idea.Vabbè resterà tale visto il modesto entusiasmo riscosso……..io e qualche amico ci siamo.Se si fa bene,sennò pazienza…….farò allora una verticale di lambrusco sotto la stazione di Napoli coi senza tetto,di sicuro saranno più entusiasti.Ovviamente in questo caso offro io. :-)))))))

      2. Sulla prima parte mi sembra che concordiamo. Sulle verticali, non metto in dubbio la validità anche didattica, resto dell’avviso che otto dieci annate siano troppe anche se dello stesso vino. Preferirei concentrarmi su tre o quattro ben selezionate, anche dal punto di vista didattico, se possibile.

        1. Ok Fabrizio, mi hai convinto: organizza una mini verticale di La Tache, sarò volentieri tuo gradito ospite :-D

  9. Più che fredda contrattazione,fredda è stata la partecipazione all’idea degli storici che scrivono su questo sito.Vabbè se non interessa a nessuno come non detto.Llidea di fare una verticale anche meno estesa era per condividere una esperienza sensoriale in un modo un attimo più tecnico a cui seguiva sicuramente la parte conviviale dove si beveva il vino che è cosa diversa dal degustarlo.credo però che questo vino comunque un momento più tecnico lo richieda.

  10. caro Marco io propongo invece che 68 facciamo 200 a testa cosi’ facciamo un bel festino verticale di Galardi con 4 escort che ho tra le mani, ci chiudiamo in una casa, decidiamo dove e quando, e poi si aprono le danze…..ovviamente 10 di noi solo uomini…..

  11. 4 escort-10 uomini…………non è meglio 10 escort e 4 uomini? :-)))))))))))))))))))))))))

    1. poi invece di 200 ci voglio 1000 euro a testa, un po’ dispendioso sotto Natale……

      1. allora chiediamolo nella letterina a Babbo Natale……..Caro babbo Natale quest’anno sono stato buono quindi ti chiedo come regalo 6 bottiglie di vino e 4 escort 95/60/90,una rossa,una bionda(naturale),una mora e una a piacere tuo …..già che ti trovi anche 5 calici di cristallo…….anzi no…..il vino lo bevo in altro modo………
        p.s.per favore Babbo Natale non portarmi delle mignotte che poi vanno a sputtanarmi da Signorini in cambio di 5 minuti di notorietà.
        :-)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))

  12. 8 bottiglie per 10 partecipanti da Berardino, io ci sono: budget massimo 70 euro, giorni fattibili il lunedì, il martedì e il venerdì (per gli altri non potrei liberarmi)…per le credenziali economiche garantisco con autocertificazione come dipendente del gruppo IntesaSanpaolo e relativa mail [email protected].

  13. Bhe vi confesso che e stata una delle verticali della mia vita che non facilmente dimentichero’http://www.facebook.com/album.php?aid=39278&id=100001058075307&fbid=179476398764295

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