Splendor Parthenopes, piaceri napoletani nel cuore di Roma


di Virginia Di Falco

Tutti napoletani. Tutto è napoletano. Questa è la notizia. A Roma, in un bel palazzo storico, a due passi da piazza Cavour. Nella strada intitolata a Vittoria Colonna, poetessa nata a Roma ma soggiogata anche lei dalla sirena Parthenope, e che visse infatti sull’isola d’Ischia i suoi anni migliori.

Aperto da pochi giorni, nella stagione in assoluto più ricca di inaugurazioni della ristorazione romana. Napoletana è la società che sta dietro a questo progetto, napoletani il 90 per cento del personale, napoletana la cucina e, soprattutto, la pizza.

Circa ottocento metri quadri su tre piani, l’idea è ormai quella dell’aperto sempre, dalla mattina a notte fonda, in pratica dal cornetto al dopo cena. Investimento deciso su pizzeria e pasticceria: 2 forni a legna, pizza anche a pranzo, lunga lievitazione, mano napoletana.

E un grosso laboratorio di pasticceria, dai classici come baba’, sfogliatella, pastiera e torta caprese alle monoporzioni più moderne. Piccoli angoli relax, con giornali e lampade in stile parigino, mentre le sale ristorante sono arredate con un look molto più metropolitano. Piccoli tavoli in legno e marmo, divanetti, tovagliette in carta paglia.

La pizza margherita (9,00 euro) è molto buona, cottura perfetta, base sottile, cornicione soffice, con il centro “che affonda” e con pomodoro, olio, e mozzarella di qualità. Tra classiche rosse e bianche e i ripieni ce ne sono per venticinque gusti, dalla capricciosa alla parmigianella con parmigiana di melanzane, da quella al ragù alla pizza speciale della casa con insalata di carciofi, conciato romano e mentuccia, dal ripieno ricotta e salame alla classica pizza fritta con i cicoli e la ricotta.
E poi c’è la carta, con i piatti dell’attesa – proprio come a Napoli – che vengono prima dell’antipasto: il fritto, la selezione di formaggi campani, la mozzarella di bufala «così, per farsi la bocca», come si dice. Tra gli antipasti veri e propri, invece, il babà salato con crema di alici, casatiello e frittata di maccheroni con carciofi, l’insalata di rinforzo con baccalà confit, il “mallone”. Fresca e piacevole l’insalata di polipo con patate e scarolina croccante, mentre piuttosto appassita (da una evidente riscaldatina approssimativa) e quasi insapore la millefoglie di alici dorate con melanzane, mozzarella di bufala e pesto di olive.

Splendor Parthenopes, Polipo all’insalata, patate e scarole

Splendor Parthenopes, millefoglie di alici

Un discreto decollo con le penne al ragù (ma perchè le penne? e perche RIGATE??) ma soprattutto con la genovese, ricca e gustosa, con le cipolle ben macerate, anche se vale la stessa domanda di prima: non si capisce l’uso della pasta rigata.
A seguire, tra i secondi, burger di salsiccia con friarielli saltati al peperoncino, polpette al sugo di ragù, oppure un buon baccalà “San Giovanni”, cioè in umido con carciofi, patate e tartufo nero.

Splendor Parthenopes, penne al ragù

Splendor Parthenopes, il baccalà San Giovanni

In carta anche qualche zuppa, i contorni della tradizione, come le patate cotte sotto la cenere, la scarola ripassata con le olive nere, le noci e le alici e gli immancabili friarielli.

La cucina è affidata al napoletano Antonio Apa, esperienza maturata in giro per l’Italia ma soprattutto  consolidata a Roma, da Angelo Troiani al Convivio.

Splendor Parthenopes, lo chef Antonio Apa

Lista dei vini ancora in progress (si spera) con una cinquantina di etichette tra bianchi, bollicine e rossi, soprattutto campani (ma quasi praticamente monomarca, e senza indicazione dell’annata). Per chiudere, la degustazione Splendor: piccoli dolcetti con base di pastafrolla gradevolissima, davvero casalinga.

Splendor Parthenopes, i dessert in degustazione

In sala, un servizio ancora difettoso e piuttosto scoordinato – poco napoletano, per dirlo con una battuta – ma si capisce che siamo all’inizio. Vedremo.

Insomma, l’impressione generale è che c’è sicuramente tanta carne a cuocere. L’investimento c’è e si vede. Probabilmente ci vogliono i tempi giusti perché, oltre a vedersi, si senta anche. Che, cioè, si riesca a trasmettere. E forse questa è la vera scommessa di tutti i nuovi posti polifunzionali, tutti architettonicamente perfetti – o molto vicini alla perfezione – molto moderni, con una cucina semplice, “pulita”, immediata; basata quasi sempre su una ricerca di materie prime di territorio e di qualità. Ma che forse, alla fine, risultano un po’ impersonali, peccano in quel sano vecchio e sempre più raro calore dell’accoglienza. Quella sensazione, che magari dura solo qualche secondo, di conoscere la persona che ti apre la porta di casa.  Che sa a quale tavolo deve invitarti a sedere, e, soprattutto conosce quello che stanno preparando in cucina e il produttore del vino che ti versa appena ti siedi.

Vabbè, forse molto più semplicemente, sto invecchiando. Quindi la chiudo qui. Magari con un vero caffè napoletano al banco dello Splendor (che hanno la mia miscela preferita).

Splendor Parthenopes
Via Vittoria Colonna, 32/c
Aperto tutti i giorni dalle 7:00 alle 02:00
Cucina e pizzeria dalle 12:00 alle 02:00
Tel. 06.6833710
www.splendorparthenopes.com
Conto dai 25 ai 55 euro. 

5 Commenti

  1. no, non stai invecchiando. io prima quella frase “è come stare a casa propria” la odiavo: voglio dire, io vado al ristorante per mangiare MEGLIO di casa mia! però poi, dopo tanti posti polifunzionali e poli-anonimi (a Napoli capita da Gragusto, anche questo di recente apertura e con similitudini rispetto a Splendor) ho capito che vorei mangiare da ristorante ma con l’atmosfera di una casa e questo, con l’età, non c’entra.

  2. …quel modo di preparare il POLPO mi intriga, lo immagino tiepido con una fetta di patata al vapore sul fondo….a proposito per l’anno nuovo Maya permettendo vorrei tanto non leggere più POLIPO…. :)

  3. PENNE RIGATE.vero orrore gastronomico se rapportato ai canoni della cucina partenopea.A mio avviso errore gravissimo!

  4. Ci sono stato ieri: la pizza era pessima! non solo perchè condita con pomodori da insalata anzichè con i pomodorini del piennolo come da menu (se non ci sono i pomodorini del piennolo dovete dirmelo al momento dell’ordinazione, poi tocca a me scegliere se cambiare gusto).

    la pizza rispecchia i canoni tipici di quello che a Roma si pensa debba essere la pizza napoletana. a Roma, infatti, pensano che esista una cosa chiamata pizza “romana” sottile e croccante e che, di contro, la pizza napoletana sia soffice e spessa. inutile ogni tentativo di spiegare alla gente del posto (ci provo da 9 anni) che la pizza napoletana è soffice ma sottile, con un bel cornicione commestibile e non carbonizzato.

    sta di fatto che, a mio avviso, per assecondare il mito locale, da Splendor servano una pizza inadeguata per un locale che si vanta di essere ambasciatore del gusto napoletano nel mondo.

    non male i fritti, soprattutto arancini e crocchè, trascurabili i dolci (ma confesso che dopo la cattiva pizza non ho osato scegliere alcuna tipicità napoletana in carta), ottimo il caffè.

    conto. 60 euro in due per: 0,5 ferrarelle, 2 calici di Aglianico Terredora, 1 frittura, 1 margherita con presunti pomodorini, 1 pizza con la scarola, 1 mousse al limone e 2 caffè.

    non credo che tornerò.

    GBV

  5. Salve mi chiamo Ciro sono un pizzaiolo di Napoli,ho 25 anni di esperienza cerco lavoro come pizzaiolo esperto forno a legna,sono una persona pulita seria e onesto,se vi può interessare la mia collaborazione sono a disposizione grazie per l’attenzione.

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