Storie di Pizza | Goran Abramovic, da militare a vincitore del Trofeo Caputo


Goran Abramovic, vincotore Trofeo Caputo

Goran Abramovic

di Emanuela Sorrentino

Dall’esercito serbo all’esperienza in un locale di Pretoria, in Sudafrica, fino all’attuale impegno con «Pietra», la sua pizzeria di Belgrado al 37esimo posto nella classifica 50 TOP PIZZA EUROPE.
Goran Abramovic, 50 anni, è il vincitore del Trofeo Caputo, in quanto primo classificato nella categoria Stg al termine della diciannovesima edizione del Campionato Mondiale del Pizzaiuolo promosso da Mulino Caputo – e fortemente voluto dall’amministratore delegato Antimo Caputo – con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani presieduta da Sergio MIccù. Nello stadio della Pizza allestito al Pizza Village ha rivisto amici e colleghi di tutto il mondo e ha trionfato al termine delle prove previste.
Contento per questa vittoria?
«Sono molto orgoglioso, è una vittoria che dedico alla mia famiglia, agli amici e a chi ogni giorno rende onore alla storia della pizza napoletana. Appena tornato a casa in tanti sono venuti a farmi i complimenti. Un giorno di festa indimenticabile davvero».
Ti aspettavi che la tua pizza Stg , ossia la tradizionale napoletana, fosse la migliore al mondo?
«Al campionato ho solo messo in campo la mia conoscenza con la massima concentrazione, rispettando il regolamento, te tecniche e gli ingredienti e alla fine i giudici mi hanno premiato».
Come hai iniziato?
«Mia madre aveva a Belgrado un ristorante e da piccolo andavo lì ogni giorno. Dopo il liceo mi sono arruolato nell’esercito. In quel periodo c’era la guerra nell’ex Jugoslavia, così poi mi sono trasferito in Sudafrica vivendo a Pretoria e Johannesburg».
E poi?
«Qui mi sono avvicinato all’arte della pizza, una passione che mi scorreva nel sangue. Pian piano mi sono formato iniziando in una pizzeria con mio zio, la Trattoria e Pizzeria Napoletana da Giovanni. Ho lavorato non senza difficoltà perché quando non hai le dovute conoscenze, è difficile. Questa è stata per me una grande sfida. Ora mia figlia più grande Bojana, 15 anni, segue la mia stessa passione».
Avevi già partecipato al campionato Mondiale del Pizzaiuolo qui a Napoli?
«Si, anche ad altre gare simili. Sono tornato nel 2006 in Serbia e qui diffondo con piacere la cultura della pizza napoletana».
Piace?
«Molto. Prima si mangiava soprattutto la pizza tipo romana, più sottile e croccante. Dal 2009 invece sto diffondendo la pizza napoletana che ora è molto richiesta. Nel 2015 con il presidente dell’Apn Sergio Miccù, con Roberto Barone e Giovanni Capuozzo ho presentato la pizza napoletana in Serbia e da quel momento è stata molto apprezzata».
Qual è la pizza più venduta nel tuo locale?
«Ovviamente la pizza margherita Stg, come da disciplinare. Decisamente la più richiesta, la pizza per eccellenzas».
Cosa senti di consigliare ai giovani che vogliono fare questo lavoro?
«Devono metterci tanto amore e passione e poi i risultati arriveranno».
Perché il tuo locale si chiama Pietra? Ci sono napoletani che lavorano?
«Pietra perché le lastre di marmo del mio locale arrivano dall’Italia, dalla Puglia. Ho molti ragazzi italiani qui da me».
Chi è stato il tuo maestro pizzaiolo da cui hai imparato?
«Sicuramente Giovanni Esposito che mi ha trasmesso l’amore per la pizza e la storia della tradizione napoletana. Ora la pizza è la mia ragione di vita e spero lo sarà sempre per la mia famiglia».