Taurasi 1999 docg


ANTICO BORGO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Raffaele Inglese

Con i consigli per gli acquisti
Insomma, è andata così: questo è stato il mio vino preferito tra i diciotto selezionati nell’ambito del riassaggio dell’annata 1999 organizzata a La Maschera di Avellino di cui trovate il report cliccando qui. Capitemi: l’ho preferito alla cieca, cioé senza sapere di chi fosse perché le bottiglie erano coperte e solo alla fine abbiamo saputo di chi era che cosa.
L’azienda può dire forse poco al grande pubblico perché, in puro stile irpino, non è che abbiano fatto granché per comunicare al mondo degli appassionati la propria esistenza, ma l’enologo è una vecchia conoscenza di chi frequenta Taurasi da sempre, tra l’altro, è il manico di Antica Hirpinia, di cui abbiamo schedato il Taurasi 1999 lo scorso anno. Raffaele Inglese mastica sin da piccolo l’uva di Taurasi perché è nato qui e dunque la sua interpretazione può essere interessante quando si voglia ricostruire un po’ lo stile autoctono che, lo sappiamo, parla di un vino longevo e molto fresco, con tannini capaci di ragionare solo dopo molti anni. Un vino da aspettare, insomma. Raffaele è stato impegnato sino al 2008 anche con le Tenute del Cavalier Pepe che con la 2005 ha fatto il suo esordio nel mondo del Taurasi.
Dicevamo dell’azienda: Antico Borgo ha appena tre ettari ma non supera le 30.000 bottiglie. Annacqua purtroppo la sua specializzazione rossista, come quasi tutti in Irpinia, uscendo con una gamma completa di vini bianchi che va dalla Coda di Volpe (l’unico vino bianco che noi giustifichiamo con le aziende del territorio), alla Falanghina, oltre naturalmente a Fiano e Greco. Nacque nel 1998 unendo l’enologia di Raffaele e la campagna di Baldo di Spina e da quel momento il sodalizio è andato felicemente avanti.
L’idea, proclamata anche nel sito aziendale senza mezzi termini e in tempi non sospetti, è quella di fare un Taurasi tradizionale, ossia con l’uso moderato del legno e trattando solo l’Aglianico benché il disciplinare, più furbescamente di quello del Brunello, consente fino al massimo del 15 per cento di uve autorizzate in provincia di Avellino (tra cui merlot, sangiovese, montepulciano, piedirosso). Siccome sappiamo come tira il vento, tutti vi diranno che viene usato solo Aglianico ma pochi lo scrivono e Antico Borgo è uno di questi.

Taurasi Antico Borgo

Da quello che ho capito in questi anni, lo stile tradizionale parte sempre in modo sommesso e in ritardo rispetto a quanti hanno voglia di fare il Taurasi pronto da bere. Il disciplinare dice comunque di aspettare quattro anni prima dell’ingresso sul mercato e non possiamo dire sia poco, ma un vero interprete del territorio va aspettato molto di più, con tranquillità come ci ha ricordato questa degustazione: dopo il primo decennio i rossi taurasini sono ancora ben integri e non lasciano alcun segno di cedimento in giro, né alla vista, né al naso e tantomeno al palato.
Chi ama l’Aglianico e si arma di un po’ di pazienza può fare davvero buoni affari in questo momento girando per le piccole aziende e strappando prezzi notevolmente inferiori a quelli dichiarati in partenza perché il mercato sopra i dieci euro franco cantina è sostanzialmente fermo. Troverete facilmente 1998, 1999 e tanto 2000 (che vi sconsigliamo vivamente), poi ovviamente il 2001. Se poi volete affinarli direttamente voi in cantina, sicuramente le annate 2004 e 2005 vi daranno molte soddisfazioni tra cinque o sei anni. La 2003 potete invece berla adesso. Trattando con il cash spunterete sicuramente prezzi inferiori ai dieci euro e starete sicuri di aver preso bottiglie per le grandi occasioni che il tempo riuscirà a valorizzare.
Insomma, questo è il momento di fare shopping. Di vino da invecchiamento e forse anche di aziende.
Il vantaggio di vini tradizionali è la conservazione di un nerbo acido molto utile nell’abbinamento, la frutta ha potuto respirare un po’ senza essere stata oppressa da zaffate di legno che a colpi di vaniglia, cioccolata e caffé, ha seppellito ogni identità territoriale. Il tempo consente una evoluzione equilibrata e più naturale e vi potrete divertire con il naso a cercare la vostra memoria olfattiva e, se la conoscete, quella del territorio dove vengono prodotti.
Antico Borgo era il quarto della prima batteria: il colore è un granato vivo non concentrato, con l’unghia sfumata naturalmente come sempre indica questa tipologia di vino. L’occhio può penetrare nel bicchiere senza essere respinto da cupezze e muraglioni di inchiostro. Il naso ha piacevoli sentori di confettura di frutta di bosco, poi emergono sentori di petali di rosa secchi, una leggera vocazione mentolata e poi ancora agrumata, in ogni caso di freschezza che si si ritrova ben compatta e operante in bocca, in ottimo rapporto con il resto della materia perché la caratterizza senza sovrastarla. Il vino appare dunque in equilibrio, pronto da bere, pimpante, capace però di esprimersi ulteriormente nel corso degli anni.
L’azienda, registrata regolarmente nelle mie guide, rientra in quella di prossima uscita, dedicata alle cantine campane che hanno meno di cinque ettari. Un modo nuovo per leggere il territorio, un invito alla specializzazione, ma soprattutto un manuale per gli appassionati, ché questi libri devono essere pensati per i consumatori, non per i produttori. Loro hanno già i cataloghi.

Sede a Taurasi, via Dante
Tel. e fax 0827.74713
www.cantineanticoborgo.com
Ettari: tre di proprietà.
Enologo: Raffaele Inglese
Bottiglie prodotte: 30.000.
Vitigni: aglianico, coda di volpe, greco e fiano.