Terra d’Eclano di Quintodecimo: dieci anni in due ore con Luigi Moio


la verticale di di Terra d’Eclano di Quintodecimo, i campioni degustati

la verticale di di Terra d’Eclano di Quintodecimo, i campioni degustati

di Teresa Mincione

Ritrovarsi a condividere, con gli amici di vecchia data un pezzo della propria vita è sempre un’occasione importante ed emozionante. Per un vigneron, questo significa immergersi nei ricordi nati nel lasso di tempo chiamato vendemmia. Le preoccupazioni per le minacciate piogge, la tensione per l’annata calda, il sollievo per un raccolto centrato. Piccoli scatti di vita destinati alla produzione di quello che un giorno potrà chiamarsi, per alcuni, vino d’autore. I dieci anni di Terra D’Eclano, l’Aglianico in purezza di casa Quintodecimo, l’occasione speciale. Una tavola rotonda di sommelier e tecnici del settore, organizzata per il gruppo Slowine, diretta a due voci: Luigi Moio e Luciano Pignataro.

Quintodecimo

Quintodecimo

Data da ricordare: 29 Gennaio 2016. Locus: Quintodecimo – Mirabella Eclano. Passione, talento, sensibilità, rispetto del terroir e apertura verso l’innovazione: è essenzialmente su questi elementi che poggia la straordinaria opera di Luigi Moio. Un’autorità in campo enologico, e non solo in Campania. Dopo la scuola di enologia, la laurea in scienze agrarie a Portici, poi il via a brillanti esperienze accademiche in Francia, non da ultima la collaborazione con il “Centre de recherches” di Digione. All’attivo, innumerevoli pubblicazioni scientifiche, un dottorato di ricerca, nonché approfonditi studi incentrati principalmente sugli aromi del vino. Dulcis in fundo, la cattedra presso l’Università di Napoli come professore ordinario di Viticoltura e Enologia. I suoi studi sulle potenzialità di alcuni vitigni del meridione (anche autoctoni) hanno guidato numerosi vignaioli e tecnici.

Un wine-maker di grande esperienza, che non si è mai sottratto al rischio delle sfide né alle critiche in bonam e in malam partem. Un tecnico, un eclettico, ma soprattutto un uomo innamorato della sua terra e dell’ idea di produrre vino di qualità. Un po’ legato alla tradizione francese (per formazione), molto di più al territorio e al suo vino. Moio, da molti bonariamente chiamato “il professore”, dalla metà degli anni novanta, con il suo contributo ha fatto sì che molte realtà campane arrivassero ad esprimere l’eccezionalità dei propri vini, a volte del tutto ignorata. Nel 1994 lasciò la Borgogna per ritornare in Italia. Erano gli anni in cui l’insegnamento come docente universitario lo impegnava su due fronti: Chimica e Ecnologia degli aromi a Napoli e Chimica e Tecnologie degli aromi e Enologia a Foggia. Per spezzare il viaggio pernottava a Mirabella Eclano. Fu proprio quella terra ad essere prescelta per il suo vino d’autore. Una vita fatta di mille traguardi raggiunti eppure, ancora un sogno nascosto nel cuore. Dare vita ad un’azienda tutta sua, non per esserne proprietario, ma per essere libero di divertirsi ad applicare le basi teoriche tanto sostenute. Avere non solo la libertà totale di ideare, progettare e piantare vigne secondo il suo bozzetto ideale, ma poter dimostrare, sul valore del solo terroir, la grandezza dell’Aglianico, potendo guardare a testa dritta i toscani, i piemontesi, i veneti. Chi lo ascolta s’innamora della dedizione che riesce a materializzare attraverso lo scorrere delle parole.

 

Quintodecimo

Quintodecimo, la degustazione

Dopo aver prestato la propria consulenza a cantine campane di grande lustro, prima su tutte la Cantina Antonio Caggiano a Taurasi, o la Feudi di San Gregorio a Sorbo Serpico, finalmente nel 2001, insieme alla straordinaria passione della moglie Laura, braccio destro nel lavoro e nella vita, il sogno cominciò a prendere forma, dando vita ad un vero e proprio “progetto di vita” che gradualmente portò alla nascita di Quintodecimo. Oggi, Quintodecimo è un fazzoletto di terra immerso nella verde Irpinia, in Campania, dove in un’armonia gioiosa con la natura, si respira la forte ambizione di dar vita a grandi vini che siano purissima espressione dei crus di origine.

Nei minuti che precedono la verticale, mi concedo uno sguardo sulle vigne dormienti da dove nasce il Terra d’Eclano. Uno strepitoso Aglianico in purezza, figlio del suo terroir e dello stile Moio virato alla estrema pulizia olfattiva e alla setosità del tannino. Un grande vino non si progetta da un giorno all’altro, come un’opera d’arte d’altronde, ma di certo l’Aglianico in purezza di Luigi Moio ha un gran vantaggio dalla sua: la longevità nel tempo. E’ un’opera sempre particolare render conto della storia di un vino, del bagaglio umano, culturale e territoriale che inevitabilmente porta con sé. Questa straordinaria verticale è per me certamente un’occasione. L’emozione di poter vivere la graduale evoluzione del profumo dell’Aglianico di Mirabella Eclano è forte.

Quintodecimo, la vigna

Quintodecimo, la vigna

La degustazione

A Quintodecimo si producono tre vini rossi, tutti ottenuti dall’Aglianico, vitigno simbolo del territorio. I differenti suoli della tenuta, sono costituiti da argille espandibili di colore chiaro e terreni vulcanici di colore scuro. Il Terra d’Eclano, a denominazione Irpinia Doc, è ottenuto da uve fermentate in acciaio e affinate in barrique di rovere francese per 18 mesi. C’è chi lo definisce il base dell’azienda, ma con i vini di Luigi Moio questo termine stona decisamente. Le vigne sono gestite attraverso un’agricoltura biologica di precisione, senza l’impiego di prodotti dannosi per la pianta, l’uomo, l’ambiente e senza impiego di diserbanti e di concimi. La gestione del terreno è completamente meccanica e la fertilità del suolo è sostenuta mediante idonee pratiche agronomiche come inerbimento, trinciatura, sovescio. La vendemmia è fatta rigorosamente a mano, seguita da un ulteriore controllo e successiva scelta dei grappoli sani. A seguire, con preventiva diraspatura, le uve vengono trasformate in mosto custodito in silos d’acciaio. I rossi, dopo le opportune manovre di rimontaggio, passano nel “catalizzatore di aromi” (barriques di rovere francese), come piace chiamarla a Luigi. Qui completano la fermentazione malolattica e sostano per l’affinamento di 12 – 24 mesi. Ultima tappa è l’affinamento in bottiglia (dai sei mesi ad un max di tre anni).

la verticale di Terra d’Eclano di Quintodecimo

la verticale di Terra d’Eclano di Quintodecimo

Le annate prodotte e degustate: 2004 – 2005 – 2006 – 2007 – 2008 – 2009 – 2010 – 2011 – 2012 – 2013. Ai calici..

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2013

Annata dall’inverno rigido e molto piovoso, seguito da una primavera altrettanto piovosa. Le temperature elevate nella seconda metà di Luglio, insieme alle significative escursioni termiche, hanno favorito un riallineamento delle eterogeneità di inizio maturazione. L’autunno è stato tendenzialmente fresco (seppur con qualche picco di caldo) con notevoli precipitazioni residue e grandinate fino alla vendemmia.

Un calice che celebra la decima vendemmia di Quintodecimo. Il colore fa intravedere l’ardore giovanile. Rubino luminoso e vivo dall’unghia leggermente più delicata. Al naso invitanti note di ciliegia croccante e fresca si alternano a refoli di piccoli frutti rossi. Ribes. Leggero richiamo ai petali di rosa rossa. Nel roteare la nota di legno cede qualche sfumatura. Cioccolata fondente croccante. In bocca è caldo, succulento. Un corpo pieno, aitante e scalpitante. La sua giovane fattura non gli consente un assetto equilibrato offrendo un’acidità ancora tutta da calibrare. Ritorni di frutta anche dopo la deglutizione. Sapido dai tannini troppo marcati. Uno stato evolutivo che parla di gioventù. Un trailler promettente firmato Luigi Moio. Servirà pazienza, ma l’Aglianico si sa, è un ottimo protagonista da oscar sul lungo tempo.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2012

Il millesimo si è presentato con un inverno freddo e piovoso con abbondanti nevicate, seguito da una primavera altrettanto fredda. L’estate è stata molto calda e poco piovosa con notevoli escursioni termiche di circa 15° C tra il giorno e la notte. L’autunno, nella prima metà, è stato molto piovoso ma caldo e soleggiato fino alla vendemmia, consentendo la perfetta maturazione delle uve.

Pennellate color rubino dalla trama leggermente più delicata rispetto al millesimo precedente. Sul piano dell’intensità olfattiva si avverte un incremento. Colpisce per gli echi di piccoli frutti di bosco rotondi e freschi. Si apre a percezioni speziate e femminili. Zenzero, pepe nero, cacao in polvere, carruba, rosa rossa. In bocca è piacevole. L’entrata è speziata, pepe nero e noce moscata. Lascia modulatamente il passo alla piacevolezza della frutta rossa. Si concede con un’ interessante pulizia di bocca, nei suoi angoli già smussati. Un Aglianico che consente di farsi conoscere nelle piacevolezze di un tannino che accompagna elegantemente la beva. Sapido, lungo nella chiusura e persistente. Una spalla acida capace di lasciare una bocca tersa e pronta al riassaggio.

Quintodecimo, la degustazione

Quintodecimo, la degustazione

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2011

L’annata si è presentata con un inverno freddo e poco piovoso, seguito da una primavera molto calda. Anche l’estate è stata calda e asciutta, tuttavia, l’acqua accumulata con le piogge invernali e le forti escursioni termiche, hanno reso possibile la regolare maturazione delle uve. L’autunno, caldo e soleggiato, ha concesso un completamento perfetto della maturazione dei grappoli.

Rubino vivido dall’unghia leggermente più chiara. In primo piano sentori di humus e sottobosco, poi aperture a corteccia e spezie scure. Il sentore di liquirizia si accompagna a un delicato cenno floreale di violetta. Bella pulizia olfattiva. Il sorso è di presenza. Coerente nei richiami avvertiti all’olfatto. Svela un’acidità leggermente più indietro del calice precedente. L’apporto tannico è ben domato nonostante la sosta in barrique per la maturazione. Sapido e buona chiusura nel finale.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2010

Il millesimo si è presentato con una primavera molto piovosa. Le temperature elevate di Giugno, insieme all’acqua accumulata nel suolo, hanno favorito una rigogliosa vegetazione e l’estate fresca ha rallentato leggermente la maturazione. Gli accurati interventi manuali di diradamento dei grappoli condotti sulla vigna, determinando un sistematico anticipo della maturazione, hanno consentito d raccogliere grappoli sani e perfettamente maturi, prima dell’arrivo di abbondanti piogge autunnali.

La sorprendente tenuta del colore, ancora visibilmente di un immobile rosso rubino vivo, dimostra quanto questo vino sia sano e perfettamente integro, pronto a gareggiare con i decenni a venire. Impeccabile nella sua luminosità. Naso strepitoso senza mezzi termini, di una classe e di una varietà a dir poco entusiasmanti. Erbe officinali, sottobosco, terra bagnata, cioccolato fondente appena spezzato. Petali di fiori carnosi. Rosa rossa. Le spezie si esprimono nei sentori di piccole bacche selvatiche. Pepe rosa. Leggeri refoli di corteccia essiccata. Pulizia olfattiva che lascia godere di ogni singolo sentore. Al palato è setoso, anche per il garbo di tannini eleganti e levigati, sostegno puntuale di un’acidità perfettamente modulata. Un finale di gran finezza e classe. Sapido, lungo e appagante.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2009

Annata dall’inverno rigido e molto piovoso, seguito da una primavera altalenante tra giornate fredde e piovose e giornate calde. L’estate non è stata eccessivamente calda. L’autunno, al contrario, è stato molto asciutto con giornate calde, notti fresche e leggermente umide fino alla vendemmia nella prima settimana di Ottobre.

Rosso rubino. L’olfatto si muove su tracce olfattive diverse rispetto ai calici precedenti. Resta, la matrice di qualità comune a tutti i vini in degustazione e la pulizia olfattiva. Le note fruttate si scuriscono avvicinandosi a sentori di mirtillo e mora selvatica. Tracce di china, buccia di castagna secca. Leggerissimo eco di pepe nero e tabacco essiccato. Sottili refoli balsamici. In bocca è più ritroso. Il tannino è succulento ma leggermente polveroso e mascolino. Sapido, dalla spalla acida funzionale alla beva. Persistente dal finale di bocca leggermente ammandorlato.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2008

L’annata si è presentata con un inverno moderatamente freddo e poco piovoso, seguito da una primavera tendenzialmente mite e regolare, con piovosità nella norma e con temperature gradualmente in crescita. L’estate è stata calda e assolata, con rilevanti escursioni termiche. L’autunno è stato tendenzialmente caldo e asciutto con un successivo brusco calo delle temperature fino alla vendemmia.

Rubino dall’unghia più chiara lungo i bordi. In primo piano profumi più evoluti e complessi. Note di tabacco, violetta, cuoio, cacao in polvere. Le spezie emergono con enorme pulizia olfattiva: cardamomo, pepe nero, liquirizia, resina. E’ solo in ultima battuta che fanno ingresso i refoli di frutta matura. Ancora, goudron e mallo di noce. Un vino che concede lento. Concentrato. Colpisce la matrice ancora possente nonostante dalla vendemmia sano trascorsi otto anni. Sapido, dal tannino ancora rampante. In chiusura ritornano refoli di goudron e china.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2007

Il millesimo 2007 si è presentato con un inverno mite e asciutto seguito da una primavera molto calda che ha determinato un notevole anticipo della fioritura e dell’invaiatura. L’estate, assolata e siccitosa, è stata caratterizzata da punte di caldo torrido. Molto asciutti sono stati anche i mesi autunnali. Tuttavia le notti fresche e ventilate, determinate dalle fortissime escursioni termiche (mediamente di 20° C) hanno favorito una progressiva e omogenea maturazione dell’uva e una sua perfetta integrità sanitaria.

Color rubino compatto. Il primo calice che dimostra un profilo olfattivo di maggior maturità. La traccia di territorio resta in evidenza. Amarena, viola e frutta rosa scura ancora polposa. Spezie ben integrate nella comune matrice speziata di pepe e liquirizia. Il sorso è più asciutto dei precedenti. Il tannino è più scuro e deciso. Sapido, dalla buona spalla acida.

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2006

L’annata 2006 si è presentata con un inverno freddo e piovoso, seguito da una primavera che ha alternato giornate fresche e umide. L’estate è stata calda e asciutta, con punte di caldo torrido a metà giugno, nella seconda parte di Luglio e inizio Agosto. La seconda metà di Agosto è stata irregolare e piovosa, con alcune grandinate e giornate afose che si alternano a pomeriggi più freschi e umidi. L’autunno è stato tendenzialmente caldo e asciutto con qualche giorno di pioggia residuo nella seconda parte e con escursioni termiche più contenute del solito.

Rubino luminoso. Un ventaglio aromatico aperto sui sentori di arancia sanguinella, cipria e foglie di alloro. Delicato nell’impatto sotto le grazie del tempo. E’ un rincorrersi di profumi: anice, incenso, pepe nero e cacao in polvere. Il roteare gli regala virate verso una leggera tostatura e fondo di caffè. Il sorso è sapido, buona struttura e di longeva acidità. Buona chiusura.

la verticale di di Terra d’Eclano di Quintodecimo

la verticale di di Terra d’Eclano di Quintodecimo

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Terra d’Eclano Irpinia Aglianico Doc 2005

L’annata 2005 è stata caratterizzata da un inverno rigido e nevoso seguito da una primavera moto calda che ha determinato una rapida fioritura della vigna con un anticipo dell’invaiatura. L’estate prevalentemente soleggiata e siccitosa, ha alternato al forte caldo giornate fresche e umide favorendo una maturazione lenta e omogenea dell’uva. L’autunno, nella prima metà è stato molto piovoso ma caldo e soleggiato fino alla vendemmia.

Il brizzolato della verticale, l’unico calice che manifesta qualche segnale di stanchezza. Il meno Quintodecimo di quelli assaggiati sin ora. Color rubino con bordo granato. Approdano al naso sentori di frutta rossa matura, immediatamente silenziati da refoli erbacei. Visciole, frutti rossi, arancia sanguinella. Spezie brune, noce moscata, pepe nero e carruba. In bocca recupera la sferzante vivacità dell’Aglianico e dei vini fin ora degustati. Sapido e dalla spalla acida ancora in forma. Il tannino lascia al sorso un tono interessante accompagnato da una succulenza mai sgarbata. Riflettendo. Si tratta della seconda annata di produzione. Il secondo raccolto. La vigna aveva quattro anni. Nel commentare il suo vino, Luigi aggiunge: “Sapevo di rischiare, ma ero cosciente che prima o poi avrei fatto un grande vino”.

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Terra d’Eclano Irpinia igt
2004

Le condizioni climatiche dell’annata 2004 sono state inaugurate da un inverno particolarmente freddo e piovoso che ha determinato un germoglia mento tardivo della vigna. Alla primavera mite, intervallata da frequenti piogge, è seguita un’estate soleggiata e molto asciutta. L’autunno è stato caldo e piovoso, nella prima decade, secco e ventilato fino alla vendemmia.

La prima produzione dell’azienda Quintodecimo, la prima vendemmia di Terra d’Eclano.

Un calice di “appena” dodici anni con ancora il tempo dalla sua. Integro nella luminosità di un rubino che incede verso il granato. Rampante nel sorso, elegante anche grazie all’età che porta. Mai un segno di stanchezza o cedimento. Il profilo olfattivo parla di frutta rossa matura, amarena, gelso nero. Ampio, poderoso, suadente. Note balsamiche e mentolate si esprimono in una voce vibrante del sorso. Fresco e longevo al tempo stesso. Un vino di raffinata bellezza e di spiccata piacevolezza, con un perfetto equilibrio gustolfattivo e con un’evoluzione mai dominante, anzi .. elegante!

Quintodecimo

Quintodecimo, gran finale a tavola

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CONCLUSIONI
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E dunque .. chapeau! Quello che Luigi Moio riesce a ottenere dall’Aglianico è a dir poco interessante. Eleganza, suadenza, pulizia olfattiva attraverso il millimetrico, costante e maniacale rispetto della vigna e del vitigno. Dare al vino null’altro di ciò che il vitigno stesso regala. Eppure non c’è chi dimentichi che l’Aglianico è una tra le varietà più ardue da interpretare, dalla forte personalità e vibrante vigoria. Dalle origini tutte avvolte nel mistero. Per alcuni arrivato al sud Italia grazie ai greci (Aglianico come Ellenico). Coltivato nell’unica fascia, il 41° parallelo, che permea l’intera zona vulcanica del sud Italia, comprendendo la Campania, la Basilicata, la Puglia e parte del Molise. La forza di questo straordinario vitigno è racchiusa nell’essere una varietà che, a seconda del luogo, altitudine, esposizione, in cui affonda le sue radici, muta radicalmente le proprie peculiarità raggiungendo espressioni completamente diverse. E’ l’ultimo vitigno ad esser vendemmiato al sud, e predilige forti escursioni termiche e zone luminose e ventilate. Nel caso del Terre D’Eclano, il vitigno del sud ha trovato in Mirabella Eclano un locus perfetto per esprimersi al meglio, temperando gli angoli scontrosi del suo carattere e l’energia dirompente dei tannini. Tutti i calici hanno mostrato una preziosa pulizia olfattiva, tanto nelle giovani annate che nei millesimi più in là con gli anni. Come un tenore di fama mondiale, l’Aglianico di Luigi Moio, è riconoscibile ad occhi chiusi. Dalle prime leve alle annate più mature, chiaro il messaggio comune: un Aglianico capace di farsi notare per l’eleganza aromatica quanto gustativa, per la coerenza quale valore espressivo di una tipicità che parla di territorio. Si è soliti assistere a calici di Aglianico di grande personalità ma caratterizzati da sprucide e poderose anime e da turgidi tannini. Tradizione forse? Luigi Moio ha dimostrato che su essi è possibile intervenire, al contrario dell’equilibrio gustativo. Prendo in prestito il pensiero di un viandante degustatore. L’Aglianico di Terra d’Eclano è una perfetta fusione tra il Pinot Nero della Borgogna e i vini di Bordeaux. Certamente, un vino fatto d’esperienza, che emoziona e che ha il pregio di custodire dentro di sé un progetto: il tempo.

Quintodecimo è a Mirabella Eclano, via San Leonardo. Tel e fax 0825.449321.
www.quintodecimo.it;[email protected].

 


Un commento

  1. Dopo i tanninini (pur eleganti e setosi) il professore ha dovuto tirar fuori un bianco(via del campo?)per detergere là papille gustative del più noto bianchista d’Italia.PS.Bello è istruttivo l’articolo che mi aiuterà a tirare il collo alle bottiglie in mio possesso a seconda dell’annata che più si presta alla bisogna.FM.

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