Titolo 2008 Aglianico del Vulture doc, il rosso che ha fatto cappotto con le guide


Elena Fucci (foto Monica Piscitelli)

ELENA FUCCI

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Probabilmente quando il sito Winenews farà, come di consueto ogni anno, la classifica comparata dei punteggi il Titolo 2008 rosso sarà al primo posto: chiocciola Slow Food e Grande Vino, 5 grappoli Ais, Tre Stelle Veronelli, Tre Bicchieri Gambero, primo per l’Espresso a 18,5/20. Un cappotto senza precedenti per il Sud, ma soprattutto per il Vulture che amiamo in modo viscerale.

Sono andato a rileggermi il racconto della visita in cantina di Monica: qui trovate sicuramente le ragioni di fondo di questa unanimità. Volendo andare oltre i descrittori, l’aspetto che mi affascina di questo vino è stata la sua capacità di interpretare un cambio di stile. Siccome nelle selezioni delle guide, di tutte, è stato sicuramente degustato insieme ad altri Aglianico del Vulture, bisogna chiedersi come mai è emerso con tanta forza e sicurezza. Ma forse emergere non è il verbo giusto, giacché la domanda è come mai sia piaciuto a tutti, a prescindere dalle diverse scuole di pensiero nella interpretazione del vino.
Io ho una duplice spiegazione. La prima è nel fatto che la giovane Elena è entrata in cantina e noi sappiamo quanto sia importante gestire in prima persona le cose, al di là della bravura del consulente esterno. Il secondo motivo è, a mio giudizio, la netta inversione di tendenza rispetto a quanto avvenuto nel Vulture negli anni 2000-2004, ossia la corsa esagerata al legno, alla concentrazione, al grado alcolico, nella affannosa ricerca di effetti speciali a tutto danno della bevibilità del vino.
Il Vulture, a differenza del Taurasi, o comunque in maniera ben più convinta del Taurasi, ha iniziato a proporre lo stile anni ’90  nel decennio successivo quando questo non andava più di moda e non era nelle corde dei degustatori professionali, un po’ come oggi Cirò pensa ai vitigni internazionali per migliorare il Gaglioppo senza rendersi conto che la strada deve essere esattamente quella opposta.
Titolo è stato il primo top wine a svoltare, dirigendo la rotta verso l’alleggerimento materico, la tutela dell’acidità e della complessità raggiungendo una elegante finezza dei profumi, ben bilanciati tra legno e frutta, e bella progressione in bocca.
A me ricorda tanto, per certi versi ‘A Vita di Francesco de Franco.
Titolo 2008 emerge per la pulizia, la coerenza stilistica, la bevibilità: qualità che hanno evidentemente convinto tutti i degustatori, a prescindere dall’orientamento personale.
Non è un vino concettuale o sofferto, è anzi diretto, immediato. Ma non semplice. Una strada che molti altri produttori hanno delegato ai vini di seconda fascia o ai base, non  a caso spesso preferiti per questo motivo. Insomma, molti hanno vestito le bottiglie come se dovessero andare ogni giorno ad un matrimonio mentre in realtà il consumo è sempre più orientato verso la naturalezza, degustativa prima ancora che produttiva, del vino.
Come Montevetrano segnò la nascita del rosso al Sud, Titolo può perciò diventare il simbolo della inversione di tendenza, la chiusura di una fase sicuramente nobile ma altrettanto sicuramente superata e non adeguata alle esigenze moderne del consumo e della cucina.
Come il Montevetrano, Fucci non ha creato altre etichette, sfidando così una consuetudine di mercato al quale le grandi aziende devono sicuramente obbedire sui grandi numeri ma che spesso diventa poco comprensibile per le piccole.
Ci vuole sempre una donna, c’è poco da fare:-)

Sede a Barile. Contrada Solagna del Titolo. Tel. e fax 0972.770736. Enologo: Eelena Fucci. Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 25.000. Vitigni: aglianico

4 Commenti

  1. Sante parole, Luciano. Quando ci si trova di fronte a un vino che gode di certa fama, è facile essere colpiti dalla criticite cronica, dalla tentazione di essere con lui più severi di quello che merita. Di fronte a Il Titolo 2008 un qualunque tentativo del genere è impossibile. Questo millesimo ancor più dei precedenti, a mio avviso, parla. E parla di mineralità e complessità emozionanti. E’ decisamente il bicchiere che più mi ha toccato di questo 2010. I Fucci, poi, hanno l’atteggiamento giusto: non sono vittime del loro prodotto, perseverano con un lavoro serio e costante ma hanno anche voglia di migliorare. Il Titolo è in evoluzione, dunque, cresce. Mi auguro che questo atteggiamento lo accompagni sempre.

  2. Il vino, declinato al femminile, ha una marcia in più: lo sostengo da sempre (in verità, relativamente a moltissimi aspetti del vivere “sociale”, che registrerebbero un notevole salto di qualità se coniugati in rosa), ed il crescente successo del Titolo ne rappresenta ulteriore riprova; bene, bene, bene!

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