Vini bianchi Fontanavecchia – Nuove annate
di Enrico Malgi
La famiglia Rillo, composta da papà Orazio e dai suoi due figli Libero e Giuseppe dell’azienda vitivinicola Fontanavecchia di Torrecuso, da molti anni sforna magnifici e pluripremiati vini territoriali.
Puntuale come un cronometro svizzero, anche quest’anno ho potuto assaggiare undici bottiglie di nuove annate: sette di bianchi e quattro di rossi, che ho deciso di proporre in due tranches.
Cominciamo allora con i bianchi.
Coda di Volpe Sannio Dop 2024. Coda di Volpe in purezza. Vendemmia effettuata a settembre. Maturazione in acciaio. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale di 11,00 euro.
Nel calice sfavilla un solare e limpido colore giallo paglierino, attraversato da lievi riflessi verdolini. Bouquet portatore di gradevoli ed eterogenei profumi, che in prima istanza rilasciano nitide fragranze fruttate di pera coscia, mela cotogna, pesca bianca, albicocca, clementina e melone bianco. In seguito emergono poi credenziali di ginestra, gelsomino, timo, salvia e suadenze speziate. In bocca fa il suo ingresso un sorso secco, pulito, fresco, sapido, accomodante, essenziale, intrigante, elegante, gentile, armonico e fruttato. Tensione palatale equilibrata, carezzevole, scattante e dinamica. Affondo finale appagante. Da bere giovane su un risotto ai frutti di mare e latticini freschi.
Greco Sannio Dop 2024. Greco al 100% le cui uve sono state raccolte a metà settembre. Affinamento in acciaio. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale di 11,00 euro.
Emblematico e coreografico il luminoso colore giallo paglierino che serpeggia nel calice. Crogiolo detentore di una sensitiva sfilza di eccellenti profumi, che ricordano in successione la pesca gialla, l’albicocca, la clementina, la pera kaiser, la mela renetta, il pompelmo, il gelsomino, l’iris, il caprifoglio, il sambuco ed i chiodi di garofano. In bocca penetra un sorso tagliente di freschezza, avvolgente, glicerico, sapido, balsamico, armonico, raffinato, voluttuoso, seducente, stimolante, leggiadro ed anche potente. Contatto palatale delizioso, sensuale, stimolante e partecipativo. Longevità a lunga scadenza. Allungo finale persistente. Da preferire su una minestra di pasta e fagioli e mozzarella.
Fiano Sannio Dop 2024. Solo Fiano vendemmiato ad inizio di settembre. Maturazione in acciaio. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 11,00 euro.
Veste cromatica segnata da una tonalità di un lucente giallo paglierino. Dalla composita tavolozza aromatica si sprigionano subito calibrati e gioiosi profumi fruttati di pera williams, mela golden, mandarino, nocciola ed ananas, che si uniscono in simbiosi poi con sospiri floreali e vegetali di biancospino, ginestra, muschio, tiglio, eucalipto e citronella. Gradevoli le parcelle speziate. Sorso rinfrescante, morbido, penetrante, arrotondato, cristallino, soave, gioioso, minerale e succoso, che sfocia poi in un contatto palatale affascinante, comunicativo, fruttato, scattante, reattivo e dinamico. Serbevolezza illimitata. Chiusura persistente. Da provare su un piatto di pasta, patate e provola e frittura di pesce di paranza.
Bjondore Taburno Falanghina del Sannio Dop 2024. Soltanto Falanghina vendemmiata a fine settembre. Affinamento in acciaio. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 11,00 euro.
Alla vista si presenta un fulgido ed attraente colore giallo paglierino, venato di giovani lampi verdognoli. Screziata la timbrica aromatica densamente costellata da multiple fragranze fruttate, floreali e vegetali di ottima caratura, insieme a sentori speziati. Bocca bella distesa ed ospitale, che accoglie un sorso citrino, sapido, morbido ed affascinante e connotato poi di una lamina di acidità, che apporta così una godibile freschezza a tutto il cavo orale. Nitido lo slancio gustativo, il quale tratteggia una percezione tattile succosa, dinamica e tonica, per un palato che si rivela trascinante per struttura, contrasto, sapore e persistenza, mentre da parte sua la silhouette si mantiene snella, agile ed elegante. Finale carezzevole e ben ritmato. Buona la potenzialità di conservazione. Da provare su un piatto di vermicelli a vongole e carne bianca.
Ecco qui tre bottiglie di una Falanghina speciale coltivata in tre areali sanniti diversi, ma accomunati da un terreno di natura vulcanica.
Libero Falanghina del Sannio Taburno Dop 2020 “F”. Particella 190. Vigneto collocato a Foglianise. Vendemmia tardiva effettuata ad ottobre. Maturazione per il 20% in barriques di rovere francese per sei mesi e l’altro 80% in acciaio. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 26,00 euro.
Nel calice fa la sua apparizione un colore giallo paglierino carico e lucente. Un pot pourri di ampi profumi va all’assalto di un naso molto collaborativo e ben disponibile alla bisogna. L’incipit è portatore di un ricco corollario olfattivo, che immediatamente elargisce al naso espansive connotazioni fruttate di pera spadona, mela renetta, pesca gialla, bergamotto, melone cantalupo, cedro candito, papaya, mango e frutta secca di noci, mandorle, nocciole e fichi. Credenziali floreali, vegetali e speziate di ottimo livello allietano poi ancora di più le narici. Sorso espansivo, avvolgente, teso, tonico, solido, voluminoso, arrotondato, secco, elegante, minerale, strutturato, generoso e dinamico. Cinque anni di invecchiamento rappresentano appena l’inizio di un lungo percorso. Retroaroma edonisticamente persistente. Da provare su un piatto di pasta, patate e scorze di formaggio grana e tagliere di salumi.
Libero Falanghina del Sannio Taburno Dop 2020 “B”. Particella 148. Vigna posizionata nel comune di Bonea. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Il resto tutto uguale alla bottiglia precedente
Veste cromatica segnata da un solare e scintillante colore dorato. Ventaglio olfattivo espansivo e conturbante, che domina la scena attraverso capillari, promiscui, sontuosi e bene articolati aromi di nettarina, agrumi, nespola, mela annurca, ananas, frutto della passione, kiwi, ginestra, gelsomino, iris, acacia, aghi di pino, miele, chiodi di garofano e zenzero. L’impatto del sorso sulla lingua è caldo, ficcante, incisivo, composito, complesso, vibrante, affabulatore, ricco, balsamico, fresco, sapido, glicerico, fruttato, finemente ricamato, bilanciato e dotato di un ottimo corpo, tanto da farlo sembrare un “Greco”. La pregnanza gustativa si rivela poi reattiva, ammaliante, corroborante, raffinata e dinamica. Longevità tutta da esplorare. Sprint finale epicureo. Da accostare ad un risotto allo zafferano e formaggi semistagionati.
Libero Falanghina del Sannio Taburno Dop 2020 “T”. Particella 031. Uve coltivate nel comune di Torrecuso. Tenore alcolico di quattordici gradi. Il resto tutto uguale alle due precedenti bottiglie.
Alla vista si appalesa un vivo e brillante colore giallo dorato. Crogiolo depositario di una variegata messe di profumi, i quali catturano subito l’attenzione di un naso responsabilmente attivo. Ne viene fuori quindi una miscellanea olfattiva riccamente affastellata da solidi, fini, invitanti e persistenti profumi fruttati, floreali e vegetali di grande rilievo. In primis si percepiscono afflati di mela fuji, pera abate, clementina, melone bianco, litchi, banana, pompelmo, mandorla, ginestra, mimosa, magnolia, tiglio e salvia, in combinazione poi con proposizioni speziate, empireumatiche, balsamiche, tartufate e mielose. In bocca esordisce un sorso impressionante per avvolgenza, struttura, profondità, polposità, acidità, opulenza, grassezza, morbidezza, sapidità ed equilibrio e che poi sfocia in uno sviluppo palatale pervasivo, vibrante, arrotondato e minerale. Un vino che si carica di emblematiche sfumature, le quali ne segnano tutto il carattere evolutivo. Capacità di conservazione a lungo raggio. Affondo finale molto persistente. Da abbinare ad un risotto alla pescatora e tagliere di formaggi.
Questi ultimi tre vini dell’annata 2020, che fanno parte del “Progetto Libero Falanghina Vendemmia Tardiva” naturale evoluzione della già collaudata etichetta “Facetus” partita nel 1999, rappresentano tre cru particolari, identitari e differenti, ma sicuramente complementari tra di loro. Con queste tre bottiglie si vuole sperimentare così l’infinita longevità della Falanghina, che in queste specifiche condizioni pedoclimatiche non teme confronti nemmeno con i suoi “fratelli” Greco di Tufo e Fiano di Avellino. Anche gli altri vini bianchi degustati recitano in modo encomiabile la loro parte. D’altra parte l’azienda Fontanavecchia è sempre stata, ed è tuttora, oggetto di prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, tra cui l’inclusione nella classifica dei migliori 100 vini italiani ed il titolo di migliore cantina del Sud Italia.
Azienda Agricola Fontanavecchia di Libero Rillo
Contrada Fontanavecchia – Torrecuso (Bn)
Tel 0824 876275
[email protected] – www.fontanavecchia.info
Enologo: Emiliano Falsini
Ettari vitati: 20 – Bottiglie prodotte: 180.000
Vitigni: Aglianico, Piedirosso, Falanghina, Fiano, Greco e Coda di Volpe.
Libero,di nome ma non dagli impegni di presidente del consorzio Sannio cui adempie egregiamente,a Bere Bianco ,organizzato all’Excelsior di Roma una ventina di giorni fa dal patron di Cucina e Vini Francesco D’Agostino e da Antonio di Spirito corrispondente di questo blog,ha presentato in una masterclass il cui tema era l’affinamento della Falanghina il suo particella 190 annata 2020.Un vino di grande spessore che fa riflettere sulle possibilità di questo vitigno che tranquillamente si può spendere anche su carni bianche o pesci al forno di grossa pezzatura.Ad maiora semper da FRANCESCO
Ciao Francesco, sono d’accordo con te in merito alla longevità della Falanghina, soprattutto quella coltivata nel Sannio in condizioni pedoclimatiche molto particolati come ho sottolineato nel mio report. Le tre etichette di Libero poi si possono definire dei veri e proprio cru come sperimentano da molti anni i viticoltori francesi con lo Chardonnay della Borgogna, specialmente attraverso lo Chablis di Yonne.