Zì Pasqualina a Atripalda per brindare all’Irpinia da Amare


In cantina da Zì Pasqualina

di Tommaso Esposito

Irpinia da amare all’ Hotel de la Ville.
E poi?
Cena da Zì Pasqualina.
Laddove ci aspetta il trionfo della cucina avellinese.
Con Sabino Alvino più in forma che mai e Mamma Vincenza ai fornelli pronta a far gustare i piatti della tradizione.
Prima un  passaggio dalla cantina dove è custodito il tesoretto della famiglia: le annate più belle del Taurasi allevato e prodotto da papà Alvino conservate assieme alle piccole e più grandi etichette irpine.
Un viaggio attraverso la storia enologica di questa terra.


Nella Cantina di zì Pasqualina

Enzo Vizzari, direttore delle Guide de l’ Espresso apprezza e sorride.
C’è un Barolo Minuto 1974 che poi accompagnerà da intruso il fine pasto.

In cantina da Zì Pasqualina Enzo Vizzari Direttore delle Guide de l' Espresso

Anche la dispensa dei formaggi e dei salumi incanta e attrae.
A tavola Luciano, Marco Trabucco e signora, Guido Barendson, Lello Tornatore, Antonio Scuteri.

Antonio Scuteri e Guido Barendson

Big Luc consegna per ouverture una treccia di bufala.

La misteriosa treccia di bufala Opera Prima

Misteriosa opera prima in attesa di giudizio.
Che giunge severo e più che positivo.
E’ buona.
Poi il pane, la pizza di ricotta, la tiella di patate e papaccelle.
Di grande gusto e bontà.

La tiella di patate e papaccelle

La zuppa di scarole e fagioli non poteva mancare.
Si è bissato.

La minestra di scarole e fagioli

Apprezzatissimi anche i fusilli e il ragù di Mamma Vincenza.

I fusilli al ragù

Buono più che mai con le sue carni tenerissime e la salsiccia pezzente messa a sostegno, se mai ce ne fosse stato bisogno, delle polpette e della braciola di cotica.

Le carni e la cotica del ragù

Sabino compare con il suo Caciocavallo podolico diciotto mesi di affinamento.

Sabino Alvino e il suo caciocavallo

Caciocavallo podolico diciotto mesi

Altro che brodo di giuggiole.
Dolcezze finali con pizza di crema e i biscotti quaresimali.

Ricotta e cioccolata, pizza alla crema morzette di quaresima

Il Tornatore dirà nel commento al post (imparziale more solito) che ne pensa dei vini assaggiati.

Eccoli.

Piano di Montevergine 1995

Radici 1993 e Taurasi 1990 Alvino

Taurasi Alvino 1995

Il Barolo Minuto 1974

Alla prossima Irpinia da Amare, che sarà di sicuro ancora più bella e più ricca.

11 Commenti

  1. Così come tu, caro Tommaso, sei il mèntore della tavola di Pulcinella, Sabino è quello della cucina tipica irpina. E non poteva esserci abbinamento più riuscito come cena di chiusura ad “Irpinia da amare”…il taglio che abbiamo dato alla manifestazione, un pò diverso rispetto al solito, avevamo infatti la quasi totalità delle aziende presenti che si caratterizzava per “l’artigianilità” dei prodotti presentati, è perfettamente in linea con la cucina di Sabino…una cucina semplice, autentica, “vera”, essenziale, senza “studiati viaggi su montagne russe” o quant’altro di artefatto, concepito per dare i soliti effetti speciali. Sabino si preoccupa solo di rappresentare con la sua opera, quello che l’Irpinia è veramente, senza fronzoli, senza lustrini, senza improbabili rivisitazioni che alcune volte stravolgono i tratti caratteristici della tipicità. Sul piatto, a mò di Brenno il barbaro, Sabino lancia prima i prodotti dell’irpinia, e poi la sapiente capacità di trasformazione. Siamo così, noi irpini, poco inclini alle mediazioni esasperate, rudi ma diretti, chiusi ma sinceri, schivi ma socievoli, fieri ma umili…insomma siamo lupi!!! Sollecitato ad esprimermi sui vini, alcuni sono stati un esercizio didattico (scusate la franchezza), altri (i Taurasi del papà di Sabino) oltre che darmi delle emozioni di “testa”(pensando alle annate), mi hanno anche fatto percepire delle stupende emozioni sensoriali. E badate bene, queste emozioni vengono da un vino fatto “in casa”, quello che dispregiativamente definiamo “il vino del contadino” che solitamente ci regala più cattivi odori che profumi!!! Ottimi ambedue, sia la ’90 che l’annata ’85 con quest’ultima, però, una spanna al di sopra…soprattutto nella complessità e nella lunghezza. La smetto di “ululare”all’…Irpinia e vado a lavorare!!! ;-))

    1. Vini del contadino 1985 e 1990????……mi sa tanto di CH3COOH (Acido Acetico per i profani)…..

      1. Ne vorrei tanto di quell’acido acetico… che per frutto, freschezza, complessità e lunghezza si può permettere il lusso di oscurare completamente alcuni mostri sacri recentemente degustati!!!

      2. Data la mia grande professionalità, non sono abituato a giudicare se non sono presente in quella situazione. Posso confermare che ci sono svariate bottiglie da degustazione per qualsiasi tipologia di persona che entra nel mio ristornate. Posso aprirle in ogni momento, a patto che se il vino è superlativo allora il giudizio negativo non sussiste( e di questo ne sono sicuro), ma al contrario se è come sostiene Lei sono pronto a pagarLe la bottiglia.
        Poi in merito all’acido acetico posso garantire che nn vi era nemmeno il cenno della cosidetta acidita’ volatile alta comunque espressa in acido acetico.
        Vi aspetto solo se dotati di grande professionalita’ e competenza certificata da titoli o dalla “cavetta”

  2. Sarei curioso di assaggiare quel “Fiano (sic) di Montevergine” dei Feudi, della prima foto dei vini degustati, anche perché… rosso! :) Suggerisco di correggere la didascalia. Alle volte il correttore automatico di word fa questi scherzetti.

  3. Ops giusto Piano di Montevergine. Grazie Pop. Viva 2.0 che corregge Word on line.
    @ Lello. Lo sapevo che scrivevi un breve saggio de Irpinitudine! Grande Lello vado a lavorare anch’io!

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