Divinus 2001 Aglianico del Vulture doc


TERRA DEI RE
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

La 2001 è un’annata che si deve ancora distendere, soprattutto quando parliamo di Aglianico. Vorrei cioé trasmettervi la sensazione simille a quella di una fionda in carica piuttosto che al momento del lancio. Questo perché, pur non ripetendo la stagione calda e monolitica del 2000, questo millesimo appare comunque sempre molto ricco e concentrato, con picchi alcolici in genere superiori ai 14 gradi, spesso con l’uso del legno ancora non adeguatamente sperimentato e dosato. Così quando si apre una bottiglia di questa annata alla fine si pensa sempre che poteva aspettare ancora un po’, mentre quando beviamo 1999 e 1997, ma anche 1988, ne godiamo in pieno l’equilibrio e la linearità espressiva e non abbiamo mai questo rimpianto. Così il Divinus 2001, primo ingresso per questa bella azienda alle porte di Rionero lungo la strada che porta i laghi di Monticchio, appare ancora giovane, dal colore rosso rubino con riflessi granato, abbastanza compatto, dal naso ben ripartito tra frutta e legno mentre in bocca resta ancora principe l’acidità che garantisce tra l’altro la sua assoluta bevibilità. Come sempre quando parliamo di Aglianico, la bocca appare più appagante del naso, e complessivamente il bicchiere si presenta in grande spolvero. Una buona esecuzione dell’esperto Sergio Paternoster che nel vino cerca soprattutto la pulizia e la nettezza del sapore e degli odori. Da collezione. Sul cervello e la lingua della capa di crapetto arrostita sulla brace.
Assaggio del 19 gennaio 2007. L’azienda non è ancora molto conosciuta ma è bellissima, appollaiata sulla strada che da Rionero porta ai laghi di Monticchio sul Vulture, grande, spaziosa, la bottaia scavata nella roccia. Paride Leone, responsabile della condotta Slow Food, è la figura emergente nella filiera enogastronomica del territorio, nel senso che si è affacciato con notevole capacità organizzativa e sensibilità per valorizzare un territorio nel quale lo sport preferito, giusto per non smentire la media dei terroir meridionali, è quello di litigare su cose futili. Il suo vino, lo diciamo subito, ha bisogno di un po’ di tempo per esprimersi al meglio ed è per questo che abbiamo atteso un po’ di prima di proporvi questa scheda: infatti il 2001, dopo ripetuti assaggi, è ha appena iniziato a posizionarsi sul nadir della sua prestazione possibile. Il colore è rosso rubino, vivo e intenso, al naso l’olfatto è pieno, intenso e molto persistente, ricco di sfumature olfattive nelle quali tanto per cominciare c’è il giusto equilibrio tra il legno e il frutto maturo e pieno, spezie, note balsamiche, un po’ di mentolato, poi tabacco, cacao amaro, caffé tostato, liquirizia. In bocca è un vino possente, entra abbastanza morbido marcando la freschezza come caratteristica suprema a cui subito segue la mineralità. Il finale è lungo, asciutto, pulito. Davvero uno dei migliori di questa annata sicuramente non molto facile da gestire in cantina ma che, se ben affrontata, regala grandissime soddisfazioni. Lo sa molto bene l’enologo, Sergio Paternoster, che con la vendemmia di quell’anno ha trebbiato moltissimi riconoscimenti, non ultimo, crediamo, anche la nomination all’Oscar del Vino dell’Ais di Roma. Un vino da spendere su caprini e pecorini stagionati, erborinati.

Sede a Rionero in Vulture. Via Monticchio SS 167 km 2,700
Tel. 0972.725116
Sito: http://www.terradeire.com
Email: [email protected]
Enologo: Sergio Paternoster
Bottiglie prodotte: 180.000
Ettari: 11 di proprietà
Vitigni: aglianico