Il vino di Natale 2010. Stupor Mundi 2005 Aglianico del Vulture doc. | Voto 87/100


Sara Carbone

CARBONE

Uva: aglianico
Fascia di prezzo:  da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Vista 5/5. Naso 25/30. Palato 26/30. Non omologazione 31/35

Quando si dice dare tempo al tempo. Per l’Aglianico è assolutamente fondamentale se ci si vuole trovare di fronte ad una bella bottiglia. Come questa prima uscita dei fratelli Sara e Luca Carbone che, fosse presentato adesso, sicuramente sbancherebbe.
A distanza di cinque anni, infatti, il vino presenta un ottimo equilibrio tra la frutta ancora vivace e fresca e le note di legno, spezie dolci e un po’ di balsamico che danno un tocco moderno al naso. In bocca, invece, la situazione è quella classica dell’Aglianico: l’attacco è senza dolcezze o note piacione, la beva è facile e piacevole, con una buona sapidità di fondo e una chiusura lunga e pulita.
Non è certo nervoso come i Taurasi, però vanta una sicura dinamicità che aiuta la beva, piacevole e facile. Un vino che non stanca nonostante l’alcol e la materia importante. Di buona costruzione, insomma, una bella espressione del territorio vulturino che abbiamo speso nel nostro pranzo di Natale, la conferma anche della buona annata 2005 per questo vitigno.

Assaggio del 13 luglio 2007. Tornerà o non tornerà il freddo? Chissà. Non c’è però bisogno di aspettare l’inverno per bere questa new entry nel panorama vitivinicolo lucano che non esito a definire, semplicemente, una bomba. Il livello medio dei rossi lucani è sicuramente il più alto dalla Toscana in giù per complessità, uniformità varietale, profondità e tipicità, rapporto con il prezzo, storia delle bottiglie e dei produttori: un grande terroir a vocazione rossista dove però anche i bianchi, se ci si crede, danno buone soddisfazioni. Da qualche anno si affacciano nuove realà e questa della splendida Melfi imperiale, uno dei gioielli architettonici del Vulture, ne è un esempio. Nati negli anni ’70 come produttori di uve da conferire a terzi, la famiglia Carbone si presenta sulla scena con le prime etichette targate 2005, annata, lo vogliamo ricordare, molto difficile per via dell’incerto e soprattutto piovoso andamento climatico che ha reso la vita difficile in campagna. Un millesimo dal quale sono usciti bene i produttori con le uve a vendemmia tardiva perché hanno potuto recuperare con il sole di ottobre il disastro di agosto e di settembre. Lo Stupor Mundi è il top wine, Terra dei Fuochi invece il base, ha la mano di Sergio Paternoster e dobbiamo dire che ancora una volta siamo spiazzati dalle dimensioni qualitative che l’enologo più radicato nelle vigne del vulcano spento ha nuovamente saputo raggiungere. Il naso è un susseguirsi di sensazione a cavallo tra frutta e legno dolce, speziato ma soprattutto non invasivo, appena accennato attraverso leggere note balsamiche, liquirizia, caffé, tabacco. In bocca il vino è possente, impone l’attenzione delle mente alle papille, di dispiega in bocca rapidamente occupando il palato in ogni angolo, segno di struttura, tannini ben risolti anche se presenti, freschezza imponente, pulizia finale con nota amarognola tipica dell’Aglianico. Un colpo da maestro, insomma, che speriamo si possa ripetere nel corso dei prossimi anni sì da poter considerare questa azienda esordiente e gestita da giovani, di cospicue dimensione visto lo spezzettamento della proprietà rurale tipica di questa regione perché siamo complessivamente quasi sui 20 ettari, davvero una nuova realtà vulturina. Lo beviamo sicuri sull’agnello al forno.

Sede a Melfi, piazza D’Addezio 9. Tel. 0972.237866, fax 0972.237866. Ettari: 8 di proprietà e 10 in fitto. www.carbonevini.it Enologo: Sergio Paternoster. Bottiglie prodotte: 30.000. Vitigni: aglianico, fiano

2 Commenti

  1. Non ho la dimestichezza di linguaggio come lei sig. Pignataro, ma dico che questo vino è sincero come la terra dove viene prodotto
    e i fratelli Carbone, rispettano la loro terra

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