Vigna Cicogna 2008 Greco di Tufo docg


BENITO FERRARA
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Vigna Cicogna a Tufo (foto di Alessandro Marra)

Come i cacciatori di serpenti portano con se l’antidoto, voi vi fornirete sempre di una buona bottiglia di Greco quando andrete in degustazioni in cui siano previsti vini-caricatura del presunto gusto internazionale.
Giacché il primo uso del Greco 2008 di Gabriella Ferrara, il migliore di sempre di questa lineare cantina contadina di Tufo, è proprio la possibilità di abbinarlo al vino, a quel vino di cui non sareste capaci di buttar giù il secondo bicchiere tanta la ciccia fruttata e l’acidità umiliata. Una baldracca grassa e sudata.
Un bicchiere di Greco vi rimette in sesto, come un caffé napoletano dopo la cialda aziendale.
Nel Greco i profumi ci sono, li descrive il nostro Alessandro nella scheda di appena tre mesi fa, ma il giudizio si forma nel palato. E se pensiamo a questo, il nostro amato cru, uno dei pochissimi dell’Irpinia e, in generale, del Sud, è davvero un campione di forza: struttura, acidità, sapidità, ne fanno uno strumento indispensabile quando vi sedete a tavola, si abbina a quasi tutti i cibi e rientra a pieno titolo in quei vini vissuti per essere maritati.
In questo senso è un vino etico, ossia ha una sua perfetta logica comportamentale dove si coniuga tradizione, aggiornamento, agricoltura, giusto prezzo. I vini amorali, invece, sono quelli che non riescono a trovare partner, escono dalla consuetudine, cercano di piacere a tutti ad ogni costo, sono pensati non per le persone che si siedono a tavola ma per i palati immaginari di consumatori diseducati dal pane congelato e microndato al momento.
Verso questo tipo di vini, che hanno distrutto il concetto stesso di viticoltura sana e di lavoro in cantina serio, si annuncia la mannaia giacobina perché, visto che nessuno di una certa cultura li stappa più, saranno semplicemente portati al patibolo senza processo. Non ne hanno diritto, Beccaria non scrisse per loro.
Rivenduti in boccioni da tre litri come sfuso a due euro, questo il loro costo industriale, massimo tre quando la bottiglia va oltre il chilo ed è personalizzata.
Si dirà della fortuna commerciale di questo Greco, raggiunta senza però fare sconti al carattere dell’uva. Mai declassato per fare chic come fanno alcuni furbetti del trebicchierino.
Vai Gabriella, sei una grande.

Assaggio dell’8 settembre 2009

Parliamoci chiaro: c’è greco e greco. Quello di Gabriella Ferrara, invece, è il Greco: il vero Greco di Tufo. Un must. Provare per credere…
Fondata nel 1991 dal papà Benito (anche se già da tempo la famiglia produceva e vendeva vino sfuso) l’azienda è oggi condotta da Gabriella insieme al marito Sergio Ambrosino e produce – tra i bianchi – un’etichetta “base” (che di “base” ha veramente poco, nda); il “Due Chicchi” (blend di greco e coda di volpe); e il cru “Vigna Cicogna”, dal nome dell’omonima vigna situata in località San Paolo del Comune di Tufo, in provincia di Avellino.
Estesa per circa tre ettari, la vigna fu così chiamata dopo l’alluvione del fiume Sabato di metà Ottocento, quando li si rifugiarono i numerosi aironi che prima popolavano le rive del corso d’acqua. Ripartita tra gli eredi della famiglia Ferrara, poco più di un ettaro è oggi di proprietà dell’azienda di Gabriella (che può contare anche sul prezioso aiuto della madre Michelina) ed è allevato ad alta densità di impianto, circa 6000 piante per ettaro con un età media di circa 20 anni.
Terreno prevalentemente argilloso e sabbioso, ricchissimo di sostanze minerali; perfetta esposizione ad est, tale da assicurare il calore dei raggi solari per tutta la giornata; altitudine di circa 450-480 metri sul livello del mare: questo il terroir.
Il cru vero e proprio, però, nacque soltanto nel 1993, un anno prima della morte di Benito. Fu lui a notare che i grappoli della “vigna cicogna” avevano, o meglio davano qualcosa in più.
Il procedimento di vinificazione è lo stesso che per il greco “base”. La vendemmia avviene generalmente alla fine del mese di ottobre; le uve, raccolte manualmente in cassette di legno, vengono trasportate in cantina, diraspate e poi sottoposte a pressatura soffice. La fermentazione avviene a temperatura controllata in vasche d’acciaio dove il vino matura per circa 6-7 mesi; quindi, un paio di mesi di affinamento in bottiglia prima della commercializzazione.
Che abbia un animo nobile lo si intuisce già dalla grazia con cui scende lungo le pareti del bicchiere; i bei riflessi dorati donano ulteriore brillantezza al manto di colore giallo paglierino.
Al naso, profumi intensi e di grande complessità. Veri, sobri ed eleganti. Note di albicocca e agrumi, di banana non eccessivamente matura e di fiori gialli, con sbuffi di timo e un’accesa mineralità.
In bocca è l’apoteosi. Sorso secco e caldo, altro che… L’ingresso è da mille e una notte, di seducente morbidezza. Sullo sfondo, sapidità e mineralità del territorio (ricco di giacimenti di zolfo); ed un’ottima acidità. Persistenza da moviola, in chiara sintonia con le sensazioni olfattive.
Il suo pregio più grande?! Lo straordinario equilibrio: alcool ben integrato, corpo snello per facilità di beva ma di grande struttura (dopotutto si viaggia intorno ai 13,5%). Armonico. Finale intrigante, ammandorlato e piacevolmente amarognolo…
Ha stoffa da vendere!
Ditemi voi se questo non è un grande greco… anzi, il grande Greco!

Questa scheda è di Alessandro Marra

Sede a Tufo, frazione San Paolo.
Tel e fax 0825.998194.
www.benitoferrara.it
Enologi: Attilio Pagli e Paolo Caciorgna.
Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 50.000.
Vitigni: gfreco di Tufo, fiano, coda di volpe e aglianico.