2008, ripasso di un anno. Dieci vini nella testa


di Raffaele del Franco*

Il Taurasi 2004 da celebrare, il Fiano di Avellino 2007 da aspettare, il Greco di Tufo 2007 da capire. Il Barolo 2004 da comprare, il Brunello di Montalcino 2003 da evitare, il Chianti Classico 2006 da bere. Gli Champagne provati, i Bordeaux appena toccati, i Borgogna manco sfiorati, i Riesling tracannati. Così è passato il 2008. Lo confesso, parte della mia vita è totalmente condizionata dai vini, e non per alcolismo. Tanti vini assaggiati altrettanti bevuti. Tra i tanti, alcuni, si stampano nella mente per un qualche motivo, che non sempre è razionale ma è fondamentalmente emotivo e dettato dal momento in cui vengono bevuti.
10 vini del 2008 che mi piace ricordare, sono

Taurasi – 1999 – Cantina Lonardo
Il vino che mi ha stupito più di tutti. Lo avevo provato insieme alle altre annate di Sandro in una famosa verticale (Luciano quando la prossima?) ritenendolo buonissimo. Ma quest’anno ha superato l’esame di laurea dominando una degustazione cieca con tanti altri vini famosi. Finezza nelle note di pietra focaia e polvere da sparo con gli agrumi freschi e tabacco a completare il quadro aromatico. In bocca la felicissima annata ne fa un solido animale da lungo invecchiamento con la sua acidità nitida e i tannini insostenibili per i più.

Taurasi – 2004 – Di Prisco
Annata molto discussa la 2004 per il Taurasi. Molto soddisfacente in anteprima, ma ancora oggi difficile da decifrare. All’interno di questa incertezza c’è una meravigliosa conferma. Il Taurasi di Pasqualino è un vino di grande classe. Note di fiori freschi e terra fanno da entrata ad una bocca limpida e lineare di grande soddisfazione, oggi e per molti anni.

Fiano di Avellino – 2007 – Aipierti – Vadiaperti
Ci risiamo, Raffaele ci presenta, di nuovo, le selezioni, sia di fiano che di greco, dopo le avventure con i Crù di casa Troisi degli anni 90. Aipierti è il toponimo dialettale della contrada Vadiaperti da dove provengono le uve selezionate che danno vita a questa nuova creatura. Lo stile aziendale è sempre lo stesso: conservatemi e vi stupirò.

Fiano di Avellino – 2004 – Ciro Picariello
Il Fiano di Ciro è ormai diventato un cult per gli amanti della tipologia. La sua prima annata, prodotta con le sole uve dei suoi vigneti di Summonte, è didascalico. Il naso pietroso e affumicato completato da affascinati note di fiori secchi e foglia di limone. Bocca molto variegata con una acidità sostenuta è vibrante.

Greco di Tufo – 2007 – Angelarosa
Prima annata per la cantina di Santa Paolina. La mano FORTUNATA dell’enologo ha intrapreso immediatamente la strada giusta. Un greco,proveniente da vigneti della contrada Marotta di Montefusco, di grande forza.

Greco di Tufo – 2007 – Tenuta Ponte
Un’azienda che ancora non ha trovato la dimensione e l’attenzione che meriterebbe. Il Greco 2007 ha la schiettezza e la semplicità di bevuta propria di questo vitigno.

Barolo – 1989 – Bartolo Mascarello
L’emozione di bere un Barolo di Bartolo è sempre immensa, ma in un’annata grandiosa in Langa come la ‘89 è stata una goduria. Un Barolo molto equilibrato, sofisticato. Note ferrose e floreali si alternano a quelle di anguria e quelle terziarie di pene bianco e tabacco. Bocca strepitosa per eleganza e bevibilità. Immenso.

Chianti Classico – 1995 – Tenuta Le Boncie (di Giovanna Morganti)
L’annata 95 in Chianti Classico rischia di essere la mia preferita di Toscana. Dopo aver bevuto alcuni grandi vini di quella zona aspettavo con ansia l’assaggio del Chianti di una delle mie aziende preferite. La ‘95 è stata l’annata più tardiva che Giovanna abbia mai vinificato. Il suo Chianti è di una energia e una scintillante forza che ha pochi pari. Naso minerale e di frutta fresca, quasi acerba (avete presenti le prugne rosse dure? Ecco! Quelle.). Bocca tesa e tannini ancora belli incazzati.

Chateau Cheval Blanc – 1989
Poveri noi! Come ci arriviamo a tale classe! E’ il commento che ho fatto dopo aver bevuto il vino di cui sopra. Un vino enorme per finezza e classe. Un naso variegato ed eclettico senza nessun calo in alcun senso. Se lo ruotate in bocca non troverete una, che sia una, cosa fuori posto. Una compostezza e una lunghezza aromatica mostruosa.

Graacher Himmelreich Auslese – 2006 – Prum J.J. Ho paura. Quest’anno ho aperto la porta dei Riesling tedeschi. Un tunnel dal quale sarà dura uscire. Dal quale non voglio uscire. Un vino che mi ha stregato. Si finisce una bottiglia in un unico sorso. Non conosco molto, anzi, niente di questa uva e delle sue zone di produzione, però vi posso assicurare che una volta provato, avrete la certezza che l’amore eterno esiste. Il vino di J.J. è preso solo ad esempio della tipologia.

*L’autore è sommelier, organizza i più importanti eventi in Irpinia tra cui Anteprima Taurasi