Coronavirus: ecco come pensano di aprire i tecnici del governo in due sempici schede visive. Se passano queste regole incredibili scritte da chi non ha mai gestito neanche un bar, davvero almeno la metà dei locali dovrà aspettare il vaccino


 

Sul Corriere della Sera di oggi un ampio articolo di Monica Guerzoni spiega a quali condizioni sarebbe possibile aprire i locali di ristorazione dal 18 maggio se le Regioni, come pare, si muoveranno in questo senso.
I due grafici spiegano in sintesi la situazione al momento che – lo ribadiamo – NON HA I CRISMI DELLA UFFICIALITA’, ma solo la sistematizzazione delle indiscrezioni uscite in questi giorni.
La situazione è comunque gravissima per un settore che impiega oltre un milione di persone e che incide per il 13% del Pil nazionale. Al momento nessuna misura di sostegno viene data a chi resta chiuso, mentre chi apre rischia di lavorare per pagare le tasse a settembre.
Come ha detto Oscar Farinetti ieri ospite da Lilli Gruber, i ristoranti e le trattorie, ma anche le pizzerie, i bar, le paninoteche, sono un patrimonio della nostra identità, al pari dei paesaggi e dei musei e sono un fenomenale attrattore turistico.
Pur comprendendo tutte le ragioni di sicurezza, se questo problema non viene davvero affrontato sarà una catastrofe sociale senza precedenti in Italia.

4 Commenti

  1. Tutta la massima comprensione, ma dare una botta al cerchio e una alla botte in questo momento storico non è possibile.Avete sentito che dalla fine del lokdown si stanno di nuovo ripresentando casi di contagio? Cosa vogliamo fare?

  2. Da cliente esprimo un’opinione.
    1
    Non penso che la gente ritornerà a frequentare LOCALI PUBBLICI
    (BAR, RISTORANTI, PIZZERIE, PUB ecc…)
    con la stessa intensità del prima coronavirus:
    mi sembra logico.

    La gente ha ancora paura.

    Anche se le distanze tra i tavoli e le persone fossero le stesse del prima coronavirus ci sarà un calo di clienti fisiologico: difficile da quantificare.
    Dipenderà molto dall’andamento dei contagio come rileva Pasquale.
    2
    Ammettendo pure che le distanze sia al massimo(2 m distanza tavoli e 4 m² per cliente) resta il fatto che d’estate fa caldo e bisogna utilizzare l’aria condizionata.
    Questa muove l’aria e favorisce la diffusione dei famigerati droplets anche a notevole distanza come hanno dimostrato alcune ricerche(verificate sul web).
    Non so come sarà affrontato tecnicamente questo problema perché non se ne parla nei food blog.
    Ma la gente, da quello che ho sentito, è preoccupata per questo aspetto particolare della riapertura dei locali pubblici, poiché non si potranno utilizzare, chiaramente, le mitiche mascherine (su cui ci sarebbe da discutere in un altro dibattito).
    3
    Penso che bisogna “immaginare” “anche” altre soluzioni alla “crisi” dei locali di ristorazione.
    4
    Concludo con una constazione:
    i locali pubblici(bar, ristoranti, pizzerie ecc…)
    non sono tutti ugali.
    Non sono un blocco omogeneo.
    Vi sono NOTEVOLI DIFDERENZE al loro interno. Anche in questo blog abbiamo letto opinioni DIVERSE tra gli addetti ai lavori.
    Questo, secondo me, è il più grave errore che si sta commettendo nel cercare le SOLUZIONI ALLA CRISI: non dare importanza a queste difderenze.
    Perché bisognerebbe FARE DELLE SCELTE.
    Aiutare chi veramente rischia la chiusura.
    E non aiutare i “sempre eterni”
    “CHIAGNE€FOTTE”.
    Ma sono proprio i chiagne&fotte a condurre le danze.

  3. Non sono sicuro che la gente non riempia di nuovo ristoranti e bar.empiricamente vedo i bar con la fila per l’asporto,almeno a Napoli.l’esperimento bolzanino sembra andare in questa direzione.il problema è non fare il passo più lungo della gamba perché un altro lockdown non possiamo permettercelo ma non possiamo permetterci nemmeno le aperture/chiusure che fanno Giappone,Corea,Singapore in base all’andamento dei contagi

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