Gambero Rosso 2013, clamoroso schiaffo ai pizzaioli di Napoli nonostante la Città del Gusto


Nonostante la Città del Gusto, il Gambero Rosso ignora che a Napoli si fa la pizza

Siccome mi onoro di collaborare alla Guida Ristoranti Espresso e alla guida Slow wine per i vini mi sono dato la linea di non commentare le scelte delle altre pubblicazioni di settore.
Ma siccome non partecipo a  nessuna guida delle pizzerie, una cosa sulle scelte del Gambero Rosso la devo dire. Anzi, urlare!
Intanto, la notizia:

La Fucina Roma
Antica Osteria pepe Caiazzo (CE)
Sforno Roma
I Tigli San Bonifacio (VR)

Sono le quattro migliori pizzerie d’Italia a cui, con un enorme sforzo di immaginazione, vengono assegnati i tre spicchi.
Questa classifica, dove mancano i grandi maestri napoletani, da Ciro Salvo e Enzo Coccia, da Gugliemo Vuolo ad Antonio Starita, è un sonoro schiaffo a Napoli lanciato dalla Guida Gambero Rosso i cui curatori sono, tra l’altro, entrambi di origine campana.
Sarebbe come parlare di Formula 1 senza la Ferrari o di Serie A senza le milanesi, le torinesi, le romane e il Napoli.

Eppure il Gambero Rosso ha a Napoli una Città del Gusto sostenuta dalla Regione e, fermo restando l’autonomia redazionale, sarebbe interessante capire quanto conviene alla Campania la promozione di prodotti di altri territori visto che è questa l’attività preponderante, se ci si dimentica di Napoli nell’unica cosa in cui la supremazia è secolare, acclarata e indiscussa.

L'articolo di oggi sul Mattino

Se poi lo scopo della classifica era quello di fare un dispetto a Bonci, ah, vabbé, questo è un altro discorso.

 

94 Commenti

    1. La vera pizza^ Napoli se ne è appropriata ma è presente sulle nostre tavole da migliaia di anni…

  1. Completamente d’accordo sul concetto perfettamente espresso di Supremazia Napoletana nella invenzione, creazione e produzione della pizza.
    Sono l’agente Gambero rosso per la Campania, ( vendita spazi pubblicitari) voglio capire perchè si sono esposti a questo ridicolo, così per il puro gusto di farsi del male…come se non fossero abbastanza in difficoltà!

  2. Premesso che Bonci e la pizza sono due cose diverse,ma lo sono anche gambero rosso e le guide visto che quella sui ristoranti e pizzerie vale meno di zero.

  3. certo che la Guida, almeno per quanto riguarda il settore pizze, mi sembra un filo disorientata.

    Se una pizza come questa http://passionegourmet.files.wordpress.com/2010/05/pere_cotte_nel_barolofontina_dalpeggio_e_riduzione_del_barolo_stesso.jpg
    compete con una pizza come questa https://www.lucianopignataro.it/a/la-pizza-perfetta-sciurilli-e-conciato-romano-con-ciro-salvo-e-manuel-lombardi-la-pizza-perfetta/45513/ (tanto per citarne una) ci deve essere qualche problemino…

  4. francamente non capisco questi malumori. A Napoli, come è noto, si fanno invece i migliori pizzoccheri d’Italia e la migliore bagna cauda mai mangiata in tutto lo stivale. E in almeno dieci posti diversi! Se gli amici del gambero rosso sono disponibili – anche perchè di sicuro non sono impegnati a recensire pizzerie – li accompagno. Provare per credere — ovviamente offro io ;-)

  5. Ma perchè, Gabriele Bonci ha una pizzeria , che non sia quella al taglio? Se si dove?

  6. Avete mai avuto tra le mani una guida tedesca??? Vi accorgereste subito della differenza da quelle Italiane… sono diverse perchè credibili… i Tedeschi le usano tutti, questo cosa significa??? Gagbriele Bonci ? che peccato, un ragazzone cosi, compra tutta la stampa possibile ed immaginabile… ora anche le guide???

  7. come volevasi dimostrare è questa la riprova che ognuno tira l’acqua al suo mulino, le guide…. lasciano sempre il tempo che trovano e per” interesse” sono sempre partitiche.

  8. Comunque la cosa curiosa è che l’unico campano, Franco Pepe, non era a ritirare il premio perché ha lasciato la pizzeria di famiglia. Forse qualche informazione in più da parte di chi fa la guida non guastava visto che nell’ambiente si sa da mesi di questa decisione di Franco.

    1. Non voglio avere informazioni eccessive, ma spero che il “divirzio” dei Pepe sia solo legato
      ad una diversa visione di come proporsi ai consomatori.

  9. sono del parere di vincenzo, e aggiungo che mio nonno diceva la politica e una cosa sporca

  10. COS’E IL GAMBERO ROSSO? NON IMPORTA ….. ADESSO PER ORGOGLIO PARTENOPEO MI MANGIO UNA BELLA CARBONARA NAPOLETANA

  11. volevo aggiungere qualcosa , in ogni caso il gambero rosso non sara mai capace di declassare i grandi pizzaioli napoletani anche se non li nominera ma piu nulla togliendo ad altri grandi pizzaioli sparsi x la penisola

  12. Aspetto di sfogliare la guida, ma quello che viene riferito nei vari report a seguito della presentazione mi pare si tratti di un grosso scivolone.
    C’è però subito da dire che il sentimento della Pizza Napoletata è soltanto napoletano.
    Il gusto della pizza che più piace oltre Napoli e finanche nella setssa Campania è quello egregiamente rappresentato da La Fucina e da Sforno a Roma e da I tigli di Simone Padoan.
    E’ una pizza dalle grandi materie prime come condimento e da un disco di pasta che guarda alla tradizione del pane.
    Non a caso chi rappresenta in questa guida la Campania è Franco Pepe che si inserisce proprio in questo filone di esaltazione della panificazione.
    Lo sta seguendo in verità da poco Ciro Salvo.
    Detto questo la struttura dell’impasto della pizza napoletana e la sua cottura secondo il disciplinare STG non rientra, e questo mi dispace molto, nel gusto del resto d’Italia e del mondo.
    C’è allora molto da lavorare ancora.
    Secondo me la Guida del Gambero ha preso atto di questo.
    Naturalmente è tutt’altra cosa ( e qui sta lo scivolone) non segnalare come eccellenti le Veraci Pizze Napoletane.

    1. Mi associo alla considerazione. Da napoletano emigrato, ho imparato a mie spese che c’è gente per la quale la pizza napoletana non è meglio di altre, anzi. Ma la cosa significativa è che si tratta di tanta, ma tanta, ma tanta gente. Di recente, su questo blog, abbiamo letto della richiesta di riconoscimento ufficiale della pizza barese, che naturalmente ha suscitato le stesse polemiche. Per non parlare dell’altra polemica sul fatto che la mozzarella di bufala è solo quella campana, per cui i produttori di altre regioni – compresi quelli degli ottimi prodotti di bufala lombardi, sì, lo ripeto, lombardi – sarebbero dei pazzi visionari. Arroccarsi nella difesa di un primato come se fosse un privilegio non serve a niente. Se uno vuole una guida seria sulle pizzerie napoletane, legge quella di questo blog, non lo va a chiedere a gente lontana chilometri, tutto qui. Quello che viene fuori è l’estrema relatività delle guide, ed è persino giusto che sia così.

  13. Scusatemi non so chi sia Bonci . . .ho fatto un giro in internet e mi ritrovo un pizzaiolo a Roma. A parte ciò, la migliore guida gastronomica è il passaparola anche se non tutti i gusti sono simili. Mi sono state indicate pizzerie, nella mia nuova residenza, che sono state orripilanti mentre un paio ottime. È tutto soggettivo. La stessa guida alle pizzerie di Napoli non riporta pizzerie storiche dove si mangia un ottima pizza con mozzarella di bufala (da Michele solo Fior di latte di Agerola) e condita con olio extravergine di oliva. Credetemi si sente durante la digestione e dal palato che resta pulito. Caro Pignataro perché vi meravigliate, la vita è una ruota, anche a voi sarà capitato di pubblicare su questo sito ricette . . . diciamo …. approssimative, che io ho contestato vivamente. Noi napoletani conosciamo le vere pizzerie e i veri pizzaioli, anche se un tempo 30-40 anni orsono, molti erano dietro Porta Nolana difronte alla Circumvesuviana. Ma nessuno ricorda che la vera pizza è dei poveri e va mangiata a libretto anche se si sta seduti a tavola.

  14. Non sono solito commentare neanch’io le scelte editoriali e le valutazioni, sia per rispetto dell’editore che dei rilevatori.
    Credo che ci siano due forti componenti che hanno giocato nelle scelte della guida.
    La prima dettata forse dalla scarsa coesione esistente tra gli stessi pizzaioli napoletani che anzichè fare squadra e rivendicare una tradizione tutta nostra si perdono in inutili diatribe e l’altra dell’impossibilità editoriale di citarle tutte essendo forse troppe rispetto alle pagine disponibili.
    Più facile menzionare chi fa pizze con barolo e fontina..prodotti tipici della tradizione.
    Mi chiedo solo se la Guida farà testo tra i consumatori e aiuterà la casa madre nella vendita dei corsi e delle serate che si tengono a Coroglio..i napoletani sono molto orgogliosi e loro navigano in pessime acque ormai da anni com’è noto anche ai sanpietrini che lastricano le vie di Bagnoli.
    Comunque invito i meridionali ad esser fiduciosi per il futuro. Se dovessero mai editare una guida sui migliori risotti d’Italia gli amici di Catanzaro hanno speranze.
    Bravi!

  15. Il vero segreto per fare una buona pizza è la semplicità, la tradizione ma sopratutto la voglia di non cambiare metodo di lavoro, il vero segreto è quello di usare metodi di lavoro di una volta. La maggior parte dei pizzaioli napoletani di oggi non sa fare la pizza, partendo dalle pizzerie più rinomate di Napoli. Oramai i nomi che circolano sul web ( quasi tutti ) fanno politica ma non fanno pizza. Non è vero che solo Napoli sa fare la pizza napoletana, in Campania c sono varie pizzerie che la fanno meglio dei vari Coccia, Sorbillo, Starita ( che cmq sono ottime ) ecc ecc. Conosco Napoli e secondo il mio modesto parere che Pepe è molto meglio.I veri pizzaiuoli non fanno pubblicita mettendo foto su giornali, i veri pizzaiuoli napoletani non aderiscono a questi giornali di poco conto. Carta straccia. X me la migliore pizza di Napoli la fa Gaetano Esposito al Vomero e Michele a forcella e le figliole per la pizza fritta.

    1. Ricordiamo, ma è molto che non vado a mangiare, Gaetano a Porta Capuana.

  16. Bisogna comunque ammettere che mediamente la qualità della pizza a Napoli è scesa ormai da qualche anno.
    Vero è che ci sono le eccezioni , (Luciano ha citato alcune ), ma restando sul piano della pizza intesa come cibo da strada e non di pizza gourmet, i pochi ingredienti da utilizzare, un forno a legna, e una pasta fatta come si deve potrebbero fare la differenza…..e invece spesso risulta indigesta e poco gradevole.
    Prendiamola quindi come una provocazione, quella del Gambero, e ammettiamo senza ipocrisie che per un palato allenato come quello di chi vive a napoli da tanto, sono ben poche le Pizzerie frequentabili.

  17. Permettetemi: la piega che prende la discussione, qui come su Fb è illuminante sul perché il Sud resta indietro culturalmente rispetto al Nord. Qui non si discute della qualità media della pizza, se sia peggio o meglio. Personalmente credo che sia di gran lunga meglio di quelle che mangiavo da ragazzo. E comunque se la qualità media della pizza peggiora a Napoli, figuriamoci nelle altre città cosa sta succedendo.
    La questione è se è possibile che AI VERTICI italiani non ci sia neanche un pizzaiolo di Napoli. Non so se vi rendete conto, ma è come se avessi scritto che il miglior nebbiolo si fa in Napa Valley! Cosa c’entra la qualità media o i pizzaioli che fanno politica? Queste storie sono fuori tema. Poi, se vogliamo parlare di questo, ok.
    La domanda è semplice semplice: secondo voi non esiste neanche un pizzaiolo napoletano in grado di fare la pizza buona come quella dei quattro che hanno preso i tre spicchi? Secondo me ce ne sono molti.E il Gambero li ha censurati. Perché?
    Tutto qua

    1. “un pizzaiolo napoletano in grado di fare la pizza buona come quella dei quattro che hanno preso i tre spicchi” esiste eccome: uno per tutti Enzo Coccia, magari gli Oliva, Sorbillo. Ma non si può ignorare che mangiare una buona pizza a Napoli è diventato davvero difficile. E sappiamo perchè: si risparmia sugli ingredienti per ottenere il massimo guadagno, poi c’è lo zampino della criminalità che spesso impone prodotti pessimi. E poi magari l’interesse del Gambero Rosso nel premiare chi compra qualche migliaio di copie della guida opzionate ancor prima della pubblicazione….

      1. La risposta è sì! E sono in molti! Ognuno con le sue sfumature di gusti. Non solo a Napoli anche nel resto della Campania.

      2. La risposta è sì! E sono in molti! Ognuno con le sue sfumature di gusti. Non solo a Napoli anche nel resto della Campania.

  18. Credo si tratti dell’ennesimo caso di tentata egemonia culturale da parte di Roma e della stampa che (necessariamente) attorno ad esse prolifera. Sono napoletano e vivo a Roma e posso garantirvi che qui c’è un forte senso di competizione e di contrapposizione tra la pizza “napoletana” (come se ne esistesse un’altra…) e la pizza “romana”. e, de gustibus, qualcuno sostiene che la seconda sia superiore alla prima. nulla osta, ripeto, de gustibus…il problema è culturale: se parliamo di pizza in senso astratto, il modello di riferimento non può che essere quello napoletano. poi, sull’incapacità di valorizzazione del brnad pizza napoletana possiamo discuterne quanto se ne vuole, ma, questa classifica del Gamberetto Rosso non può lasciare indifferenti. facciamo attenzione che ci “rubano” anche la pizza. saluti

  19. Non so se la guida è materialmente uscita, o sono usciti solo gli abstract e le classifiche, perché l’unica spiegazione possibile è che nella premessa ci sia scritto qualcosa del tipo:
    “E’ impossibile fare una graduatorie delle pizzerie napoletane; in città (e spesso anche in provincia) la qualità delle preparazioni è mediamente notevole, e preferiamo non classificarle. Fuori dalla provincia di Napoli hanno raggiunto i tre spicchi quattro pizzerie…”

  20. Francamente, leggere che tra le migliori pizzerie d’Italia manchi una di Napoli è già sintomo di un grosso scivolone da parte del Gambero Rosso. Ancor più miope mi pare la posizione di chi non ricorda che, tra coloro che sono espressione della grande tradizione della pizza napoletana, ci sono i fratelli Francesco e Salvatore Salvo, che si distinguono da sempre per la qualità della loro pizza e per la bontà del loro lavoro con i prodotti. Non ultimo, l’essere dei reali innovatori dell’idea di tradizione, utilizzando esclusivamente prodotti presidio Slow Food. Il risultato di questa loro evoluzione è la presenza al Salone del Gusto di quest’anno, non in qualità di semplici pizzaioli, ma testimoni dell’esperienza che si è sviluppata attorno all’utilizzo di queste eccellenze. Se non questa, qual è allora la dimensione alla quale si deve fare riferimento per essere presenti in una guida come il Gambero Rosso aspira ad essere?

  21. Caro Luciano è ovvio che è uno scandalo , un affronto, un sacrilegio,e per questo ho scritto di prenderla come provocazione per affrontare il problema qualità media della pizza, non è così scontato dire….se si abbassa la qualità media a napoli figuriamoci altrove.
    poi mi piacerebbe conoscere i parametri di valutazione x l assegnazione dei tre spicchi

  22. Condivido a pieno cio’ che ha aggiunto il Dottor Tommaso ESPOSITO.
    Senza nessuna presunzione, per me i migliori Artigiani della Pizza Verace stanno solo a Napoli!!!

  23. Sarà mica una vendetta perché i pizzaioli di Napoli si sono rifiutati di fare i corsi gratis?

  24. a me piace la pizza a via dei tribunali quella di di matteo poi c’è anche quella di sorbillo e qualche pizzeria per la costiera una vicino sorrento cmq per napoli pizzerie buone dove la pizza è mangiabile e sopratutto leggera ce ne sono 7 8 p.s a caiazzo la pizza di pepe era buona 20 anni fà ora è simile a un ruoto di lasagna dopo aver mangiato….

  25. non credo che questo sia il pulpito adatto per certe affermazioni chi è senza peccato…..

  26. ho mangiato la migliore pizza della mia vita nel luglio del 1973 salendo a Posillipo, in una piccola Pizzeria sulla sinistra, fronte mare.
    Era la prima volta che passavo da Napoli, quindicenne, con due amici avevamo fatto il giro d’Italia con due vespe 125.
    Ricordo una caldo afoso, disagio accresciuto da un lungo sciopero della nettezza urbana e da un traffico semibloccato .. uscimmo dalla galleria anneriti dai gas di scarico, cominciammo la salita e decidemmo di fermarci a mangiare… quelle due semplici margherite, la fragranza della mozzarella e il profumo di quell’unica foglia di basilico al centro… come vedete non le ho mai dimenticate… ricordo perfino il prezzo: 300 lire ciascuna !!

  27. Io poi non capisco perchè nell’articolo venga pubblicata la foto dell’ingresso della Città del gusto e non quello della guida oggetto di discussione….

  28. Stavolta si è andati oltre: domani ce ne occupiamo anche sul Mattino in prima pagina

  29. mi sorge un altro dubbio, essendo il Gambero in conclamata crisi economica, ma ci saranno venuti a Napoli gli ispettori a mangiarsela sta pizza o no? sarò cattivo ma non li sopporto davvero più. Arroganti, supponenti e troppo spesso incompetenti.

  30. Durante le vacanze natalizie ho sfruttato la guida di questo sito per “esplorare” le pizzerie napoletane nelle quali ancora non ero stato e devo dire di avere riscontrato una notevole mediocrità generale e molte volte mi sono trovato ad escamare:” E questa sarebbe tra le migliori pizzerie di Napoli?”.
    Tolta questa riflessione, posso dire che le migliori pizzerie DEL MONDO SONO A NAPOLI.

    1. Bene, oltre la riflessione entra pure nei particolari: dove sei stato deluso e perché? Sono feedback importanti per i lettori e per noi

    2. Interessante, mi unisco a Pignataro nell’invito alla condivisione. Mi prendo la responsabilità: è tutta farina del mio sacco. Mettre insieme 60 indirizzi, i migliori, non è del tutto facile. Nè pacifico. Proprio oggi una persona che nel modo della pizza è come artigiano (ma non di pizze) mi ha detto come trova utile girare con la Guida in mano. Quello che forse ha fatto pue lei. Innanzitutto questo è una Guida: un Diogene. Lui , poi, ha aggiunto di trovarsi in sostanziale accordo, Ma questa è una cosa marginale. Il punto è che una Guida non si può scrivere con 10 pizzerie.Non avrebbe rilevanza alcuna. Con 60 in tutto sulle oltre 350 della sola Napoli magari.. Quando uno decide di comporre uno scritto ci si dà una traccia. La Guida risponde senza condizionamenti a quella “Le migliori pizzerie di Napoli e Campania”. All’interno di esso, poi, classifiche e valutazioni aiutano ancor più ad approfondire. Un caro saluto.

  31. Che tristezza, e pensare che il mondo della pizza napoletana, come del resto anche in altre ben conosciute località della Campania, è a totale appannaggio della ricercatezza delle materie prime che hanno fatto la storia della nostra terra felix e sentire che la qualità e tipicità sia altrove lascia un po di amaro in bocca, figuriamoci ai grandi artigiani della pizza verace che ogni giorno con la passione e la tradizione di sempre dimostrano anche ai turisti del mondo intero che la pizza è solo made in Naples, con farine tipiche, mozzarella di bufala dop, basilico, san marzano o corbarino, alici e verdure autentiche, in tutte le salse e con baccalà, a libbretto e da asporto, che hanno sempre accompagnato con tanta bontà le nostre generazioni e quelle future…..ma è venuto il momento di cambiare marcia <:-)

  32. io ci sono stato da bonci 4 pezzi di pizza 1 kg di farina molino marino e una bottiglia di acqua 56,00 se volete posto anche lo scontrino che dopo un anno ancora lho buttato.A questi signori voglio dire che( “a pizz e nata cos e sul a napule va putit magnà)

  33. Il mio intervento era per notare che tra le cosiddette “eccellenze” a volte si trovano dei locali non al top; mi spiace fare nomi poiché non voglio fare cattiva pubblicità non essendo quello del critico il mio lavoro e non ho cuore di parlare male;ma, per esempio, dire che La Masardona fa una delle più buone pizze fritte a Napoli non è affatto vero; per me la più buona pizza fritta è quella di Pellone se ricordo bene nemmeno citata ( della quale però rimprovero il pessimo servizio) .
    Riconosco l’importanza e l’utilità di questo sito poiché mi stimola a cercare posti nuovi in Campania anche se, a volte, tali posti non dimostrano gli apprezzamenti che ne fate, a volte, a mio personale giudizio, anche troppi. La scelleratezza di affermare che a Napoli non ci sono pizzerie al top a noi Napoletani fa un po’ rabbia ed un po’ ridere però c’è da dire che troppi noti pizzaioli “ci marciano” sulla propria notorietà e diventano – scusate il termine – “trappole per turisti”.
    Ad ogni modo ribadisco le eccellenze della Pizza a Napoli in posti come Gorizia, Michele al Trianon, La Notizia, Pellone; tramite il mio lavoro anche due, tre volte a settimana ho ospiti che vengono da tutt’Italia e 100 volte su 100 nel mangiare la pizza in questi locali rimangono sbalorditi della bontà e si rammaricano di aver pensato che quello che mangiavano nelle loro città fosse pizza.
    A parte la succitata “guida”, in giro c’è anche tanta ignoranza; qualche anno fa in Italia ci fu un convegno sulla Pizza tenuto da un esperto americano che, ad un certo punto dell’intervento chiese: ” Come si dice Pizza in Italiano”?

    1. Questi sono gli interventi che mi piacciono
      D’accordo anche sulla tendenza di alcuni pizzaiolo a supplire la mancanza di contenuti con lo strillonaggio su Fb e blog. Forse è proprio questo che fa male alla pizza napoletana. Bisogna capire che è necessario lavorare sodo sull’aggiornamento e la ricerca, così come è stato fatto nel settore della ristorazione.
      Prova Vuolo e Ciro Salvo e poi ci fai sapere:-)
      Noi non abbiamo amici o nemici, siamo tifosi dell’eccellenza

      1. Racconto un breve aneddoto: una mia amica di Milano era ansiosa di mangiare la pizza napoletana fatta a Napoli. Ci recammo alla Pizzeria Port’Alba, era il 1995, servita la pizza a tavola esclamò a voce alta “Questa non è la pizza napoletana” non è croccante la vera pizza napoletana che mangio a Milano è croccante.

      2. Racconto un breve aneddoto: una mia amica di Milano era ansiosa di mangiare la pizza napoletana fatta a Napoli. Ci recammo alla Pizzeria Port’Alba, era il 1995, servita la pizza a tavola esclamò a voce alta “Questa non è la pizza napoletana” non è croccante la vera pizza napoletana che mangio a Milano è croccante.

  34. Volevo aggiungere un aneddoto; mi trovai a parlare con un notissimo produttore campano di macchinari per impastare e mi confidò ( sconsolato ) che lui vendeva due prodotti: il primo era di importazione cinese e, anche se professionale, al costo di €.1.500 circa, non era l’ideale per impastare la pizza poiché si surriscaldava troppo e rompeva l’impasto ( cose del genere ); il secondo prodotto era fatto da lui, con meccanica italiana e che era l’ideale per la pizza impastando lentamente ed usando la forza appropriata ed aveva un costo di €.5.000. Ecco, quasi tutti i suoi clienti, tra cui nomi importanti, erano acquirenti del primo modello con la filosofia evidente di guadagnare quanto più possibile. Il poveretto non si faceva capace del fatto che una pizza venduta a €.5,6,7 con l’aggiunta del servizio e del coperto, accompagnato da una Falanghina ricaricata all’ennesima potenza non facesse recuperare più che abbondantemente l’investimento della macchina che a suo dire ( e credo lo possa dire ) rende la pizza migliore.

    Ps.Grazie per i consigli ( Salvo c’è l’ho, Vuolo mi manca ).

  35. Vorrei che gli amici napoletani si rendessero conto che la loro pizza, il loro modo di fare la pizza, nel resto del paese non esiste. Tranne forse poche eccezioni che si contano sulle dita della mano, la pizza napoletana è sconosciuta. Non solo, ma molti dei parametri che la caratterizzano, per esempio il cornicione, altrove sono disattesi, anzi vengono intesi negativamente, e quasi sempre, se c’è o ce n’è parvenza, scartato e lasciato lì, come l’ultimo degli avanzi. La pizza napoletana non esiste fuori Napoli: e forse questo è un bene, un dato certo di condivisione culturale, un patrimonio, insomma. Il problema è semmai capire perché, pur essendo i pizzaiuoli quasi sempre campani, non seguano i dettami classici, desistano, si abbandonino alla sottiletta incartapecorita che si ostinano a chiamare pizza. Non c’è una scuola? Quelli che escono da Napoli nutrono sentimenti di astio? Non ne possono più del cornicione? Si sono stancati dei Coccia e Sorbillo, che li triturano? La comunicazione partenopea è così orientata che si dà le martellate sui piedi? Bisogna pur vivere. E’ un dato di fatto, in fondo da prendere senza patemi d’animo, perchè a Napoli la pizza buona mai vi mancherà. Ma rendetevi conto che altrove ciò di cui disquisite, ciò per cui vi incazzate, non sfiora minimamente l’interesse di nessuno. Eh tanto casino per una pizza… una pizza è una pizza, cosa vuoi fare… adesso bisogna avere la puzza sotto il naso anche per la pizza… Rassegnatevi, godetevela la vostra straordinaria pizza, quando capita lasciatene una fetta anche per noi se passiamo da quelle parti e siate contenti che è solo vostra, siate orgogliosi se la vostra cultura consente ancora di sperimentare, di scoprire, di saper gustare nuove vie, nuove classicità. Sì è un ossimoro, ma forse anche Napoli lo è, e così i suoi pizzaiuoli, che forse non riescono a liberarsi dell’amore per la città. Lo so che è brutto, ma per crescere bisogna uccidere il padre e pure la madre, a volte. Insomma voglio Coccia a La Spezia e poi ne parliamo. Ma per favore oggi non stupitevi se fuori nessuno si scandalizza. Fuori , la pizza è un accessorio. Siamo semplicemente ignoranti, non fateci caso.

    1. Il ragionamento che fai è esattamente speculare per il riso, che si mangia stracotto sotto il Po. De gustibus, certo, ma il punto vero è che qui salta fuori una classifica che mi dice che i migliori risotti sono opposti a quelli, poniamo, di Costardi.
      Il secondo elemento che dici è vero: ho mangiato una pizza a Bra il cui impasto era di tipo napoletano, ossia morbido, elastico, con il cornicione, ma aveva una percentuale di formaggio così greve e un pomodoro così scarso che qui da noi sarebbe stata immangiabile. Perché avviene questo: un po’ perché la pizza è puttana, si adatta alle esigenze del cliente. Un po’ perché meglio di ogni altro cibo riflette la mentalità partenopea, che è esattamente opposta a quella dei montanari. A volte è un bene, altre è un male perché così facendo la tua identità diventa la mia identità, e alla fine, chi siamo io e te? Il modello Spizzico?

      1. Direttore, ma appunto per questo, come dice bene Scarpato e già dicevamo più su con Esposito, proprio per non perdere l’identità è bene accettare che esistano pizze differenti. Direi che è l’unico caso in cui il liberismo può giovare, si lasci a ogni chicchessia di inventarsi la sua pizza, saranno i clienti a decidere. Tanto la pizza napoletana sopravviverà al Gambero Rosso come tutti gli altri protagonisti di questa scivolata totale. La pizza napoletana spessissimo fuori da Napoli non piace, per assurdo allora è molto meglio premiare Padoan e chi cerca di fare impasti seri e di qualità, almeno li distinguiamo dai fabbricanti di dischi di vinile ;) Però non è che perché oggi c’è la comunicazione globale, la situazione debba cambiare. Se ormai l’elemento marketing, blogging e quant’altro inizia ad avere il suo peso, allora nulla di strano che un pizzaiolo a taglio possa scalare le classifiche. Con la litania della lamentela però non si arriva molto oltre.

  36. Condivido alcune delle cose scritte precedentemente ma ci tengo a precisare che quanto accaduto è la dimostrazione che recensire è un mestiere davvero importante che richiede una grande serietà, il rispetto per chi lavora e una grande responsabilità verso alcuni. Ieri Stefano Benni su Rai3 da Fazio sviluppava il concetto: “le parole sono importanti” e questo vale per chiunque e soprattutto per chi pubblica giudizi così in maniera indelebile!

  37. tra una pizza di merda segnalata dalle guide e una pizza eccezionale (la notizia, salvo, città del gusto, sorbillo, antica pizzeria frattese, etc.) quale mangereste?

  38. Una pietanza è e rimarrà sempre legata a chi la inventa e alla terra dove nasce.Esempio ricotta e pere.L ho mangiata in mille posti e in almeno il 30% era migliore di quella che mangi da De Riso tuttavia la sua È LA ricotta e pera da usare come riferimento anche per giudicare le altre e se ad esempio invece della base classica uso un wafer quella non è più una ricotta e pera ma altro.Idem per la pizza: un disco rigido e croccante tipo cracker su cui poggiano ingredienti a mo di piatto e non amalgamati con il disco,non è pizza ma altro seppur buona.Quindi non chiamo la pizza sennò autorizziamo qualsiasi storpiatura tipo un disco di riso con sopra pomodoro e anguria e schifezze simili.La storia non si può ignorare ne mortificare.E la pizza E’ LA NOSTRA STORIA.

  39. per quanto ci si impegnino a Roma la pizza non la sanno fare: io vieterei addirittura di definirla con un termine che ha una storia e non capisco perché non ci sia un capitolare…”Sforno” non ha incontrato i miei gusti e i miei ricordi…anzi mi ha deluso…a Napoli si continua a mangiare la migliore pizza e non solo nelle pizzerie ‘blasonate’…e ricordo la bontà della pizza venduta per strada che oggi non si trova più …ma si sa, ormai a queste classifiche non bisogna dare tanto credito…

  40. sono stato alla fucina
    prezzi esorbitanti per un prodotto che a napoli ne trovi ad ogni angolo
    gambero rosso=pubblicità
    è poco credibile

  41. che annosa questione!
    partiamo da un presupposto: a napoli si fa una grandissima pizza, a volte “indimenticabile”.
    altro piccolo presupposto: di pizza mi sono occupato (pizzaviaggiando) e qualche esperienza ce l’ho, anche con approfondimenti storico-culturali.
    detto ciò sicuramente è quantomeno strano che nelle eccellenze delle pizzerie italiane del gamberorosso non compaiano pizzerie di napoli!
    ma vogliamo anche dire che la pizza napoletana non è la SOLA pizza esistente in italia e nel mondo?
    lo dico con cognizione di causa: quella che chiamiamo “pizza” è il frutto di commistioni, dominazioni, scambi culturali, che nel corso dei secoli e dei millenni si sono avuti nel bacino del mediterraneo!
    la pizza si fa sottilissima in armenia, la pita greca e della mezzaluna fertile è più doppia e soffice, il pane carrasau è sottile e croccante…….
    se la pizza vera è solo napoletana allora è tempo di citare in giudizio tutti i paesi del bacino del mediterraneo che “imitano” male la vostra pizza!
    un’ultima cosa: la pizza barese di cui si è chiesto la registrazione del marchio, è di chaira derivazione armena: non lo dico io ma un noto sutdioso di bibbia e panificazione che ha tenuto una conferenza alla presentazione di pizzaviaggiando di 2 anni fa!
    senza rancore ma per dovere di equità!

  42. Ahahahahah ridicoli, ma che si sono fumati prima di testare le pizzerie qualcosa di veramente potente!!!

  43. Anche a Milano si puo’ mangiare una pizza napoletana,ma bisogna aver pazienza e insistere: cercare una pizzeria con soli pozzaioli napoletani,cosi come camerieri e sopratattutto gestori,..poi descrivere,quasi disegnare quella che vuoi ti venga servita e vi diro’ che ho dovuto farmela rifare tre volte prima di farmi capire,non perche’ questi fantastici ragazzi non la sapessero fare,ma perche’ continuavano nel loro pregiudizio che,io del nord,amassi una pizza bassa/crackers molto ben cotta e super farcita!!!bleh,io la mangio con solo pomodoro,cottura maculata sulla pala e cornicione bello cicciotto(non lo lascereinel piatto cadesse il cielo e quando vedo passare dei piatti con il cornicione lasciato li,vi giuro che mi trattengo dall’allungare la mano).

  44. Escludere i grandi maestri napoletani è un clamoroso errore, e su questo non c’è dubbio
    Attenzione però a non cadere nell’errore opposto: denigrare le pizzerie premiate. Perché, per quanto diverse dalla pizza napoletana, sono comunque pizze straordinarie. E per lievitazione, selezione delle farine, materie prime ed equilibrio degli ingredienti sono prodotti decisamente più curati, e in definitiva migliori, di quelli di una notevole percentuale di pizzerie napoletane. E’ un luogo comune, alimentato solo dai napoletani con un malinteso senso di campanilismo, che QUALSIASI pizzeria di Napoli sia migliore di TUTTE le pizzerie fuori Napoli. Non è vero. Napoli è piena di pizzerie che fanno pessima pizza. Così come è piena di pizzerie che fanno pizze straordinarie. Fuori Napoli invece è pieno di pizzerie schifose, ma ormai c’è una bella quantità di pizzerie OTTIME che hanno ben poco da invidiare alla fascia medio-alta delle pizzerie napoletane. Solo un ristretto numero di pizzerie napoletane sono irraggiungibili e inimitabili. Molte delle altre invece sono buonine o discrete e niente più, e quindi chi lavora bene fuori Napoli riesce tranquillamente a fare di meglio

    1. Si potrebbe chiudere questa discussione con il tuo commento. Ho però solo una aggiunta da fare: bisogna distinguere tra le diverse tipologie di pizza.
      Per intenderci, le due premiate a Roma sono di stile napoletano, e anche quella di Pepe è una cugina di primo grado.
      Quella di Simone è invece un’altra storia, come anche quella barese di cui abbiamo parlato o la romana o la ligure.
      Detto questo io riformulerei il tuo ragionamento così.
      A Napoli è nata oltre due secoli fa la pizza di città, in molte altre parti d’Italia, soprattutto al Sud, erano pizze di campagna o foccacce. La prima distinzione è dunque il forno usato.
      In questo ambito, oggi in Italia ci sono diverse pizze.
      A Napoli si mangia la migliore pizza napoletana, ma è possibile mangiare altre pizze napoletane fuori Napoli migliori di quelle fatte in città (Fucina, Gatta Mangiona, Sforno a Roma).
      In Italia ci sono molte buone pizze, alcune straordinarie come quella di Simone Padoan.
      In finale, l’errore del Gambero non è stato quello di aver segnalato grandi pizzerie, ma di essersi dimenticato di almeno altrettante dello stesso livello a Napoli e dintorni.

          1. …ecco, vedi la “grandeur” dell’Irpinia…hai citato due prodotti che correlati a quel territorio rappresentano due eccellenze campane!!! ,-))

      1. NON POSSO CHE ESSERE D’ACCORDO CON LUCIANO,CHE HA MAGNIFICAMENTE RAPPRESENTATO,QUELLO CHE E’ ,IL MIO PENSIERO ,IN MERITO!!

    2. Molto d’accordo con te. Nessuno, nè da una parte nè dall’altra deve fare di tutta l’erba un fascio. Le pizzerie napoletane al livello di quelle valutate al top non sono moltissime, ma ci sono. Poi i dissapori calcistici, o Nord Sud, sono tra le argomentazioni più deboli che si possano addurre. Come dice anche Luciano quel che fa specie e che è non se ne sia trovata nessuna a Napoli.

    3. Lavoro in Francia per una filiale di un grande gruppo italiano e il 90% dei miei clienti é costituito da pizzerie.
      Due anni fa io ed un mio amico pizzaiolo, non napoletano ma cultore di Napoli e della sua pizza, abbiamo sentito giustamente l’esigenza di informare gli addetti ai lavori francesi sulle origini della pizza, la sua evoluzione e le differenti pizze esistenti dando il maggior spazio possibile alla pizza napoletana.
      Il fatto di non citare alcuna pizzeria napoletana é un errore.
      Ho partecipato come giudice a diverse sessioni del campionato francese dei pizzaioli ( al quale partecipano diversi italiani) e posso affermare serenamente che a certi livelli di qualità, giudicare diventa veramente difficile.
      E poi dipende da cosa si cerca e quali canoni qualitativi si cercano Io ho comunque l’impressione che dietro tutto cio’ ci sia, in modo del tutto involontario e ci mancherebbe altro, la tendenza provocata da una specie di corrente culturale di origine industriale tendente a far prevalere come sinonimi di qualità, attributi come ” digeribilità, appetenza, tipo di cottura ed abbinamento degli ingredienti , che non hanno niente a che vedere con la tradizionale Pizza , sia essa di origine urbana,come quella napoletana, che di campagna e cioé tutte le altre specialità tipo focaccia che ritroviamo un po’ ovunque in Italia. Con cio’ voglio solo dire che c’é la Pizza Napoletana e poi le altre, che spesso e volentieri e grazie al discorso legato alla lievitazione ed alla selezione dei mix di farina, tendono ad essere piu’ “brioches” che Pizza anche se raggiungono livelli altissimi di qualità.

    4. ma mi faccino il piacereeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! avrebbe detto il grande TOTò

      1. purtoppo noi napoletani non curiamo i patrimoni che abbiamo e la pizza è un nosrto patrimonio !!!! il nostro pizzaiolo maestro Enrico Masiello la cui pizza è apprezzatissima anche dal nostro presidente Napolitano fa scula ai ragazzi di Nisida per insegnare loro l’ artte della pizza

  45. Dopo aver letto, su una pubblicazione del Frate Indovino, che la pizza napoletana è etrusca ed il nome longobardo, non mi meraviglia più nulla.
    Intanto, in tutte le pizzerie del nord (e ci vivo da una vita) non sono riuscito ancora a mangiar una pizza degna di tale nome e che non abbia attentato alla salute del mio apparato digerente.
    Del resto: de gustibus non dispuntandum est et pecunia non olet…

  46. Ecco Luciano il tuo ultimo commento mi trova d accordo.
    Vorrei cmq conoscere i parametri di valutazione dei tre spicchi

    1. Caro Maurizio, più facile conoscere il terzo segreto di Fatima:-)
      Secondo me si è trattato della tipica cazzonata salottiera romana, ambienti abituati agli intrighi e ai pettegolezzi di corte e che vivono fuori dalla realtà del Paese

  47. Gambero rosso ha dimentIcato pure (ahimè) SAPORI RITROVATI sita a Pizzo c.so Garibaldi,34. Noi per questo di certo non ci scoraggiamo, anzi in futuro saremo sempre di più “professionisti del settore” attenti a non lasciare nulla al caso come del resto abbiamo sempre fatto. I nostri clienti confermeranno ciò. Saluti Massimo MARIA

    1. …fatto, mi sono disabbonato dalla loro newsletter già da ieri, ma li tengo d’occhio…..

  48. Purtroppo le guide sono sempre state strumenti di marketing più che portatrici di verità assolute.
    E’ anche vero che un ristorante e una pizzeria non si valuta solo per la qualità del prodotto, ma anche per l’ ambiente e il servizio.
    Io onestamente nei pizzifici anche se fanno un’ ottima pizza ci vado malvolentieri. Le pizzerie che servono con tavoli e tovagliette stile Mcdonald, birre dozzinali, non possono pretendere di essere annoverate tra le grandi pizzerie italiane. Si adeguino.

  49. la pizza è napoletana!!! nn certo di verona!!! fate pietà!! e solo un deficiente può comprare guide con scritte ste cazzate di m.!! la pizza vera ha dei canoni precisi… uno di questi è la tipicità propria del posto in cui viene mangiata!!! mal si abbina a posti vippettoni!! mangiatala da Sorbillo… ai decumani e poi voglio vede se avete il barbaro coraggio di scrivere simili stronzate!!

  50. Amici comunque non ci dimentichiamo di fare i complimenti per il riconoscimento,meritatissimo, dato a Franco Pepe, grande interprete della pizza che per dare maggiore continuità alla sua ricerca e passione aprirà domenica il suo luogo della pizza in Caiazzo!!!

  51. Ho mangiato la pizza in veneto , nel migliore ristorante al riguardo……..signori miei, …..ancora la devo digerire ( da vinitaly 2012). !!!!!!! La pizza e’ NOSTRA!

  52. Forse………le pizze dei grandi pizzaioli napoletani sono talmente superiori da non poter essere classificate, io sono campana, ma la vera pizza si mangia solo a Napoli !!!!

  53. ci affibiano tutti i primati negativi quando ci meritiamo qualche elogio ce lo negano e allora ci elogiamo da soli dicendo che il nostro pizzaiolo Maestro Enrico Masiello la cui pizza è apprezzatissima anche dal nostro Presidente Napolitano fa scuola di pizza ai ragazzi di Nisida per insegnare loro un antico mestiere Napoletano!!!!!!!!!!!!!

  54. […] accenno partenopeo, ricercato sin dall’inizio”. Proprio quei stessi Lazzaroni, che in un articolo del blog del noto giornalista e gastronomo Luciano Pignataro, vengono altamente decantati, […]

  55. Qualcuno ha parlato di boicottaggio: domenica 21 /10/12 se non sbaglio ci dovrebbe essere una degustazione dei vini premiati propio a Napoli .Sarà il caso di andarci o si comincia da lì?

  56. Concorde con Francesco Mondelli, io a Natale per esempio bandisco dalla tavola panetton,i e pandori dando spazio a struffoli, rococo’, mustacciuoli ecc……ceco di comprare solo pasta prodotta al sud ecc ( ho detto cerco perché vivo all’estero)…..

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