Grevrey Chambertin biodinamica, Rossignol Trapet



Sembra un vecchio Domaine, in realtà è molto più giovane di quanto sembri.
Anche i vini hanno poco a che fare con il passato più o meno recente del comune di Gevrey Chambertin. L’ospitalità è invece quella storica dei contadini di Borgogna , che raramente lasceranno un visitatore fuori dalla porta.
Si, se c’è una tappa fissa irrinunciabile in ogni piccolo tour in Cote de Nuits questa è dai simpatici ed ospitali fratelli Rossignol Trapet.



E’ un piacere conversare con loro di ogni peculiarità delle singole denominazioni del loro comune che conoscono pietra per pietra, chiamando per nome ogni singolo lieu dit, immaginando di avere davanti la carta delle appellations. La carta è in realtà appesa sulle mura di pietra della loro bella e vasta cantina, ma a loro non serve, hanno in mente dove stanno i terreni loro e degli altri meglio degli impiegati del catasto.

E allora spostiamo il discorso sulla biodinamica, che applicano da diversi anni ma senza aver fretta di certificazioni. I vini parlano per loro. Bicchiere in mano e giù in cantina per il consueto tour a la pipette e finale allo stappo di qualche millesimo diverso dall’ultimo in botte per verificarne l’evoluzione.

I ragazzi sono tra quelli che hanno compiuto i progressi più evidenti negli ultimi anni. I loro vini sono ormai balzati sul podio delle singole appellations scalzando decine di nomi classici di Gevrey Chambertin.
I loro vini sono brillanti, vivi, lucenti, profumati intensamente, golosi da bere.
Cinque premier cru e tre grand cru dominati a seconda delle annate talvolta dal sommo e austero Chambertin e talvolta dalla sfacciata Chapelle Chambertin che si apre subito al naso e pervade il palato con tutta la sua gourmandise . Spesso subiscono l’annata, ma sostanzialmente, eviterei solo il 2003 , dove si sono lasciati un po’ sorprendere dalla canicola, e la solita triste 2004, essendo loro produttori quasi unicamente di pinot noir.
Caratteri evidenziati in una piccola verticale di Chambertin delle annate 2002 – 2003 – 2004 – 2005 – 2006 , dove nella prima (nonostante la buona annata classica) non appariva ancora chiaramente quale purezza di frutto, quale fresca e pulita gamma aromatica sarebbero stati in grado di trovare dopo le due annate diametralmente opposte che seguirono.
Certo, far un grande 2005 non è stato un problema per quasi tutti i vignerons della regione, ma qui il risultato è stato stratosferico, al punto da collocare i tre grand cru e almeno un paio di premier cru tra i 95 e 99 punti su cento .
Poi ancora la 2006, che riesco a preferire perché più fine è più aderente sul piano squisitamente territoriale , più truffes e meno corbeilles de cerises mature .

Alla fine della degustazione è possibile anche acquistare qualche bottiglia al Domaine, a prezzi che scorrono mediamente tra i 20 e gli 80 euro . Molto interessante in questo senso il rapporto qualità prezzo dell’appellation fuori dal comune ( in tutti i sensi ) , rappresentata dal Beaune Teurons ( terre rotonde ) , così definito per la facilità di lavorazione del terreno.
Vino buonissimo e facile anche da bere. Vino golosissimo da buttar giù senza ritegno e che costa il giusto ( 20- 25 euro ) e che rappresenta oltre che una delle migliori riuscite sul comune capitale del distretto vinicolo della Cote d’or, anche trai migliori rapporti qualità prezzo di tutta la zona.

Rappresenta un po’ il biglietto da visita, il punto di partenza per intendere uno stile definito e riconoscibile su tutta la gamma di denominazioni disponibili, a loro volta però riconoscibilissime l’una dall’altra, quasi alla cieca dopo un primo giro d’apprendimento.

Ma ovviamente i punti salienti da raggiungere saranno la Chapelle e lo Chambertin, magari attendendo con pazienza i grandissimi 2009. La disponibilità è mediamente garantita perché Rossignol Trapet possiede il 10 % del terreno di Chambertin ( 1,60 ha ) , mentre più rara la Chapelle , di cui il Domaine dispone di nuovo del 10% del totale, ma che è costituita da soli cinque ettari e mezzo, e dunque ne rimane comunque pochino. Latricières è il terzo grand cru di cui il Domaine possiede anche in questo caso del 10 % del totale ( 0,7 ha ) e quindi nel complesso, potendo pure contare sull’alta qualità coerente a tutti i premier cru, la quantità di bottiglie non manca, anche se va tenuto conto che la fama del Domaine è in crescita esponenziale e gli acquirenti cominceranno a mettersi in fila davanti alla porta del numero 4 di Rue de La Petite Issue.

http://www.rossignol-trapet.com/france/accueil.htm

GDF

7 Commenti

  1. Sara’ che qui sono costretto ad andare ad acqua ma questo pezzo piu’ di altri mi ha fatto venir voglia di chiamare l’importatore :-)

  2. In questo viaggio virtuale che grazie alla magistrale guida del guardiano stiamo facendo, ho avuto molte conferme alla mia esperienza ed ho anche appreso molte cose : anzitutto che i terroir migliori risultano essere quelli più poveri dal punto di vista pedoclimatico e di composizione fisico-chimica del terreno. Secondo : la biodinamica e la pratica biologica aiutano e non poco ad ottenere dei vini più naturali rispetto alla franchezza del vitigno di derivazione.Terzo : le pratiche enologiche poco invasive, basti pensare all’utilizzo dei lieviti naturali autoctoni selezionati nel campo e all’uso molto limitato del legno, particolarmente di quello di primo passaggio, fanno il resto. “A finale”, come comunemente si dice in gergo campano, la “ricetta” della qualità di questi vini francesi, ruota essenzialmente intorno a pochi ingredienti : il terroir, la storica e consolidata tecnologia di vinificazione e soprattutto il serio impegno dei produttori nelle loro attività. Per quanto riguarda i primi due fattori, magari non agli stessi livelli, ma comunque c’è gara, dove siamo carenti, a mio avviso, è nell’approccio psicologico al nostro lavoro di produttori. E’ nel nostro dna di italiani, a cominciare dalla nazionale di calcio, siamo spesso rinunciatari di fronte alle notevoli difficoltà che ci troviamo quotidianamente ad affrontare nel lavoro e nella vita privata.
    @ Giancarlo : approfitta di queste ferie e vai a fare una bella scorta da Heres di Chappelle Chambertin,
    possibilmente annate ante 2003, e di Chambertin , l’unico vino che beveva Napoleone, ti serviranno per barattarle in sede doganale con le cipolle ramate e la milza ripiena…;-)

  3. Vado a controllare, dovrei avere ancora lo Chambertin 05,e forse qualche Latricieres Chambertin 02 -05,sono anche d’accordo con il Guardiano anche per l’ottimo rapporto qualità prezzo del Beaune Teurons,vino per ora terminato che ai nostri tavoli veniva servito a 25 euro ,con grande soddisfazione del cliente.

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