Il nostro Natale senza Andrea


Rilanciamo l’editoriale del supplemento Sapori pubblicato ieri sul Mattino dedicato alla tragica scomparsa di Andrea Trocino.

Andrea TRocino ed Errico Porzio

 

L’umorismo non ha prezzo. È la frase iconica che Andrea Trocino, 27 anni, aveva scelto per la sua pagina Facebook. Il suo umorismo, il suo sorriso, aveva conquistato tutto il mondo web che seguiva le sue avventure con Errico Porzio sui social: un rapporto stretto fra i due, come tra fratello maggiore e minore, se non di padre in figlio visto che erano esattamente dieci anni che Andrea lavorava come pizzaiolo con lui. Poi tutto è accaduto di sabato, il giorno più importante per chi fa questo lavoro, in cui si gioca la partita e bisogna essere in forma. Doveva andare ad Aversa, ma improvvisamente aveva deciso di ritirarsi, prima che la partita del sabato cominciasse. Si era rifugiato nel garage del nonno, uno spazio da sempre tutto suo e lì è stato trovato senza vita.
Una vita che, per sua definizione in un post letto da Errico Porzio durante la messa funebre celebrata venerdì davanti a centinaia e centinaia di persone che hanno voluto salutarlo, lo aveva precipitato in un labirinto dal quale aveva avuto la forza e la capacità di uscire proprio grazie ad Errico.

L’ultimo Saluto ad Andrea Trocinoa Soccavo: sullo sfondo la bara bianca portata a spalla

La sua scomparsa ha travolto tutto il mondo dei pizzaioli napoletani, sono andati a decine a salutarli, con il berretto e la divisa e hanno portato a spalla la sua bara bianca.
Quest’anno, nel nostro consueto inserto gastronomico delle feste, abbiamo deciso di dedicare a lui questa copertina, perché Andrea è, uso volutamente il presente, una figura emblematica di centinaia di giovani che nel mondo pizza hanno trovato una via di uscita, un modo per realizzarsi, la maniera di vivere in una squadra, in una rete, in un mondo in cui tutto appare liquido e sfilacciato e in cui è facile sentirsi soli e indifesi.
Siamo a discutere tra pizza contemporanea e tradizionale, quale pizzaiolo sia stato più o meno influente nello straordinario sviluppo della pizza napoletana degli ultimi quindici anni, ma la sostanza vera di quello che sta succedendo e che fa arricciare il naso a chi ha il sedere bello comodo al calduccio, è che questo cibo popolare è diventato anche uno strumento di riscatto sociale, per alcuni addirittura un ascensore sociale in una società che non ne ha molti in funzione per giovani che non nascono già ricchi.
Non pensiamo di esagerare dicendo che l’apertura di una pizzeria, l’entusiasmo dei giovani e delle squadre che entrano in azione con le pale in spazi ristretti senza mai neanche sforarsi, la passione per la lievitazione, le farciture, vale quanto mille proclami contro la camorra. Un vero e proprio modello di vita alternativo concreto, che porta l’orgoglio di una divisa che prima significava solo oscuro e faticoso, e poco remunerato, lavoro.
Ecco perché, nonostante il tragico finale, ricordare Andrea in questa sede non è il segnale di una sconfitta, ma deve e può essere un segnale di speranza e ad Errico che ha scritto, con senso di colpa, «ho fallito» noi ribaltiamo quanto accaduto: pensa come sarebbero stati gli ultimi dieci anni di Andrea senza di te, senza i video con milioni di visualizzazioni, senza le migliaia di pizze che avete sfornato insieme.
Bisogna andare avanti perché tanti ragazzi ci credono, si impegnano e io penso che, al di là delle facili ironie su alcuni eccessi, non possiamo che favorire in tutti i modi questa crescita in un mondo che proprio adesso ha aperto le sue porte alla pizza napoletana.
Ecco perché forse il titolo di questo articolo è sbagliato: non sarà un Natale senza Andrea, sarà un anno con Andrea.