La pizza del poverello di Daniele Ferrara e Valerio Iessi alla pizzeria I Borboni di Pontecagnano


La pizza del poverello

Ricordate gli spaghetti del poverello (‘o spavetto d”o puveriello)? Spaghetti cotti e conditi con un uovo fritto e poi una spolverata di formaggio. Una sorta di carbonara preistorica, ma la pasta con l’uovo è un tema molto interessante al Sud sul piano gastronomico e abbiamo già avuto modo di trattare argomenti come questo, dalla frittata in bianco napoletana al pastiere di Montoro, dalla scarpella di Castelvenere al vermicello pertosano di Pertosa.
Povero fino ad un certo punto, ma l’aggettivo sottolinea la mancanza di carne.
A Napoli questa tradizione si è quasi persa, la troviamo alla Casa di Ninetta sul lungomare e alla Buatta al Vomero.
Daniele Ferrara e Valerio Iessi, raro esempio di coppia longeva in questo mondo di litigi e competizioni, ha proposto una pizza del poeverello nella pizzeria I Borboni a Pontecagnano che non solo è piaciuta a Floriana Barone al punto di inserirla tra le otto grandi pizze della settimana in Cucina a Sud attualmente in edicola.

La pizza del poverello di Daniele Ferrara e Valerio Iessi sul settimanale Cucina a Sud

Incuriositi l’abbiamo provata e ci è piaciuta assaje, motivo per cui la sottolinieamo anche nel blog.

La pizza del poveriello

Diciamo che il grafico che ha curato l’immagine è un po’ appiccicato con il napoletano perchè la dizione esatta è ‘o puveriello. Il parlato di città non mangia le consonanti come leggiamo spesso su Facebook ed è il motivo per cui diventa un dialetto dal suono dolce mentre man mano che ci si allontana di Napoli restano solo le consonanti. In ogni caso è ‘o (che in italiano è l’articolo il) e non ò (che cosi diventa vocativo: oh poverello mentre in napoletano sarebbe la terza persona dell’indicativo di avere, ho).

Vabbè, a parte queste dissertazioni che ormai non interessano più a nessuno ma che a noi che avevamo il compito di calligrafia alle elementari importano ancora, la pizza è buonissima e ve la consigliamo vivamente.

A parte la pizzeria bellissima e un servizio davvero milanese come ha scritto di recente il lombardo Marco Galetti sul nostro blog, ci piace l’accostamento degli ingredienti.
Fior d’Agerola
Guanciale Iberico de Bellotta affumicato
Cacio e Pepe
Tuorlo d’uovo in bacon in pasta fillo
Scaglie di Pecorino Romano Dop

Osserverete che tra le foto c’è una piccola differenza: nella mia ci sono infatti fogli di peperone che hanno il merito di svolgere la funzione di esaltatori di sapore rendendo l’insieme meno monocrde. Grande equilibrio sull’impasto, pizza da dieci e lode.

Bravi, bravi bravi. Anche nel riprendere la tradizione e saperci giocare personalizzandola senza inguacchiare.

Un commento

  1. Non capisco l’utilizzo del guanciale iberico……quando dalle nostre parti ce ne sono di ottimi.Non è una questione protezionistica ovviamente,ma di opportunità! se è “puverielllo”non puoi metterci una pancetta che costa una cifra.

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