Lsdm 2018, Jonathan Goldsmith e Roberto Caporuscio moderati da Luciano Pignataro: la pizza napoletana negli USA


Giorgio Caporuscio, Luciano Pignataro e Jonathan Goldsmith

di Luciana Squadrilli. Ph Francesca Massa

Non esiste solo la pizza napoletana nel mondo ma ci sono tanti stili di pizza, ricorda Luciano Pignataro aprendo la prima lezione della giornata dedicata al disco di pasta. Jonathan Goldsmith e Roberto Caporuscio, però, hanno deciso di portare proprio la pizza napoletana in due città statunitensi dove c’erano già due forti tradizioni a riguardo: la Chicago Style – nella città dove Goldsmith ha aperto la sua pizzeria Spacca Napoli nel 2006 – e la NY Style nella Grande Mela, dove Caporuscio – originario di Pontinia, da 20 anni negli USA – ha oggi due pizzerie, Kestè e Don Antonio con Antonio Starita.

Due storie esemplari e significative. E se per Caporuscio la pizza napoletana faceva già parte del suo DNA essendo cresciuto a un’ora da Napoli, quella di Goldsmith è una passione nata tardi ma abbracciata in maniera decisamente totalizzante. “Mi sento parte di una comunità, sono cresciuto grazie a pizzaioli italiani come Enzo Coccia, Attilio Bacchetti, Antonio Starita e altri. Per me quando condividiamo una pizza condividiamo noi stessi. La mia missione è appunto condividere gioia e conoscenza. È un lavoro che può nutrire corpo, mente, anima e spirito”.
Lui è venuto la prima volta in Italia a 33 anni, ha conosciuto la nostra terra e la nostra cucina e ne è rimasto folgorato: “Se mi chiedono quale sia la mia patria rispondo: sangue russo, piedi americani ma cuore italiano”. Poi è tornato a 50 anni per imparare a fare la pizza, a Napoli naturalmente. “Da Enzo Coccia ho capito che non puoi imparare in pochi mesi, ci vuole una vita intera”. Lui sono 13 anni che lavora come pizzaiolo e ha imparato piuttosto bene, come dimostra l’assaggio proposto al congresso, l’avvolgente Pizza Blu: impasto a base di farina Blu Caputo più un 20% di Cuor di Cereali, condito con cipolle caramellate, funghi, noci, fiordilatte misto bufala e un formaggio toscano affinato nelle bacche di mirto, quasi un erborinato (blue cheese, in Inglese) ma dal gusto non troppo invadente. Fresca ed estiva invece la pizza di Caporuscio, con impasto “scuro” (a base di farina tipo 1) condito con stracciatella di mozzarella di bufala tradizionale e affumicata in infusione di limone e menta e zucchine saltate con acciughe. Decisamente mediterranea.