#lsdm. Salvatore Tassa, Viaggiando nella essenzialità della mozzarella


Viaggiando nella essenzialità della mozzarella di Salvatore Tassa

Viaggiando nella essenzialità della mozzarella di Salvatore Tassa

di Luciana Squadrilli

Chi meglio di Salvatore Tassa – il cuciniere di Acuto che da sempre guarda alla terra, quella bassa, per trovare ispirazione per i suoi piatti; l’uomo delle radici che distilla legno e corteccia come ricorda Guido Barendson – poteva interpretare il tema del viaggio essenziale?

Il suo piatto è un vero e proprio ritorno alle origini, all’essenza, della mozzarella. Tassa racconta di essere partito da una frase che fu rivolta alla madre, evidentemente piena di amore materno: “se ti potessi rimettere il figlio dentro la pancia lo faresti”.

E allora, dice Tassa, perché non far tornare la mozzarella da dove viene, nel ventre della bufala rispettando la naturalità dell’ingrediente? Lui lo fa attraverso l’importanza del gesto, a margine di una preparazione lunga e laboriosa: prendendo spunto da tecniche giapponesi ottiene una sorta di crema di latte e siero di mozzarella in cui sono state infuse erbe selvatiche e addensata con polvere di kuzu, a ricreare una sorta di “liquido amniotico”. La mozzarella da cui ha estratto il latte, ormai gommosa, viene disidratata per otterne una polvere che, reidratata e messa nel Pacojet, trasforma in palline di gelato di mozzarella rotolate in una polvere di erbe e sesamo.

A questo punto, copre il piatto in cui ha sistemato il “liquido amniotico” di mozzarella con un foglio di carta forno, traccia uno squarcio netto “alla Fontana” e vi disegna accanto una “striscia” di polvere di pomodoro, con tanto di carta di credito. A questo punto, la rimanda letteralmente nel “grembo” del piatto il gelato, che va poi mangiato insieme alla crema.

 

Foto di Alessandra Farinelli