Napoli, Ristorante Casa 50 a Mergellina e la cucina classica di Giovanni Sorrentino


Ristorante Casa 50 a Napoli
V. Francesco Caracciolo, 10, Via Sannazaro, 5, 80122 Napoli
Tel. 081 043 5666
Aperto la sera, lunedì ciuso.§La domenica anche pranzo

Casa Cinquanta, Ciro Salvo e Giovanni Sorrentino

Abbiamo seguito Giovanni Sorrentino e Ciro Salvo sin dai loro primi passi pervchè hanno mantenuto le premesse da cui erano partiti: essere buoni professionisti lavorando alla qualità del prodotto e delle imprese.  Alla fine si sono incontrati grazie al forte desiderio di Alessandro Guglielmini, il socio di Ciro che con lui ha avviato 50 Kalò a piazza Sannazzaro, di rilevare i locali di questo palazzo della metà dell’800 che fa angolo con il lungomare con un bellissimo spazio.
Una piccola congiunzione astrale, perchè nel frattempo Giovanni aveva deciso di chiudere l’avventura di Gerani portata avanti con la moglie a Sant’Antonio Abate e così si sono ritrovati su un progetto che si presenta che differenzia ulteriormente la proposta di quello che è ormai diventato un gruppo che comprende due pizzerie a Napoli, una a Roma, una a Londra, 50 Panino a viale Gramsci e adesso anche alcune stannze per l’ospitalità.
C’è una continuità fra la proposta di Ciro nel mondo pizza, fortemente attaccata alla tradizione ma riletta con parametri moderni, ossia con maggiore attenzione alla lievitazioni, alla qualità degli ingredienti e alla proposta del servizio e quella di Giovanni Sorrentino perchè sono speculari. Da un lato una ruota di carro ben idratata, dall’altro un repertorio di ricette tradizionali che strizzano l’occhio anche ai crudi, alla cucina sui carboni oggi tanto di moda, ma sempre leggibile e soprattutto in una cornice di servizio di altro profilo.
Quello che mi convince di più è stata la scelta di demolire il vecchio forno che stava in questo appartamento, un po’ com i greci bruciarono le navi per non entrare nella tentazione del ritorno. Due pizzerie a Margellina basta e avanzano, ora la scommessa è fare un buon ristorante a prezzi non eccessivamente spinti perchè con 50 euro qui si mangia e si è soddisfatti, poi naturalmente vino, pesce e carne possono far lievitare lo scontrino finale, ma al momento 50 euro sono ben spesi tra verdure di stagione ben eseguite, paste fenomenali tra cui ovviamente lo spaghetto al pomodoro. Alle spalle un orto a Posillipo di Alessandro da cui provengono i fichi che abbiamo provato e quello che ha Giovanni a Sant’Antonio Abate dove la Michelin, non dimentichiamolo, lo aveva già segnalato come locale attento alle buone pratiche ambientali.
Ho sempre pensato che ha Napoli servono locali in stile Oasis di Vallesaccarda, ossia legati alla tradizione ma anche capaci di uscire dal foklore, gradevolissimo per carità, della trattoria di famiglia, il mondo cambia, le esigenze delle giovani generazioni sono cambiate e oggi, tanto per fare un esempio, nessuno sotto i 50 anni mangerebbe più una zuppa di pesce piene di spine come facevamoi noi da ragazzi. Serve una qualità del servizio, dell’ambiente, della proposta vini che non necessariamente vol dire lusso, ma, magari, semplice comodità, il piacere di non mangiare necessariamente azzeccati l’uno sull’altro.
La ricchezza del patrimonio gastronomico napoletano è tavole che basta essere fedeli per soddisfare tutti i gusti, soprattutto moderni perchè è una cucina che non ha la carne come elemento principale ma tutto ciò che la può ricordare, gioca sul desiderio di carne non sulla soddisfazione del desiderio, lascia sempre intravedere un godimento più intenso possibile al boccone successivo. Questo è il segreto del ragù e della genovese o anche della minestra maritata che sono piatti di desiderio di carne.
Giovanni Sorrentino ha scuola, è stato in cucine importanti, a bottega da Ducasse tante per citare qualcuno, l’esperienza di gestione personale gli ha dato quel senso pratico che spesso manca ai giovani cuochi al giorno d’oggi, puntare, come i cuochi della generazione che l’ha preceduto, alla piena soddisfazione del cliente come obiettivo del proprio lavoro.
Siamo alle prime battute ed è presto per dare un giudizio. C’è uno spazio bar che con un bar tender potrebbe tirare dentro tanta bella gioventù, ma anche il reparto vino può diventare trainante se si deciderà di investire bene. Infine qualche integrazione nel menu, per esempio per me non possono mancare le paste con i legumi che sono l’essenza della cucina, oppure con la zucca, le cipolle, tutte ricette che sono state spazzate via dallo tsunami di pasta e patate con provola.
Però la cosa più importante quando si esce da un locale è sempre il desiderio di tornarci. E a me, ieri sera, oltre al buon cibo anche la compagnia sicuramente, questa voglia di ripassare mi ha svegliato stamane dopo una profonda dormita come da tempo non mi succedeva.
Mi da la carica vedere due ragazzi ormai negli anta aver fatto tanta strada, dalla provincia al centro della città, una impresa seria, tanta voglia di fare e quindi, per chi fa il mio lavoro, tante cose da raccontare. Alè!

Casa Cinquanta, ingresso

Casa Cinquanta, bancone

Casa Cinquanta, scorcio tavoli

Casa Cinquanta, la sala

Casa Cinquanta, scorcio tavoli

Casa Cinquanta, scorcio cantina

Casa Cinquanta, benvenuto

Casa Cinquanta, polpette di melnzane

Casa Cinquanta, verdure di stagione alla griglia

Casa Cinquanta, fiori di zucca fritti

Casa Cinquanta, focaccia prosciutto e fichi dell’orto

Casa Cinquanta, tartare di manzo

Casa Cinquanta, spaghetti alla Nerano

Casa Cinquanta, mezzanelli allardiati

Casa Cinquanta, dentice con pomodorini dell’orto

Casa Cinquanta, galletto alla brace

Casa Cinquanta, caprese con gelato allo yogurt

Casa Cinquanta, la compagnia della serata a sorpresa

 

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