Polemiche retrò: la bufala di Vito Faenza sul Corriere del Mezzogiorno


Vito Faenza

Nella vita quotidiana tutto è opinabile e tutti possono dire la propria. Quel che da fastidio sono manovrine di mestiere, facilmente leggibili dall’interno, che dietro una pretesa neutralità fanno invece filtrare messaggi molto schierati senza essere onesti con il lettore. Insomma, invece di dire: io la penso così, si preferisce la formula “dicono così” per farsi forti di una oggettività che è solo grammaticale.
L’esempio che vi facciamo è eclatante: la clandestina sezione A Tavola del Corriere del Mezzogiorno pubblica un articolo a firma Vito Faenza,  giornalista generalista, sinceramente sino a ieri assolutamente assente alle tematiche  enogastronomiche campane degli ultimi vent’anni.
E si vede.

Ecco il titolo
Il miglior vino per la mozzarella? Un friulano. Ed è subito polemica
La scelta della giuria di «Bufala & Wine Wedding»
non trova d’accordo i sostenitori dei vini campani

Il lettore è indotto a pensare e ad una vera e propria sollevazione popolare contro il risultato del gioco che ha investito le venti regione italiane. In realtà qui c’è il primo errore di grammatica professionale: non si da la notizia su cosa sia il concorso, quali le modalità di svolgimento, i nomi dei vini (tra cui anche tre campani, la regione più rappresentata) arrivati in finale. Insomma, il fatto non c’è, si passa direttamente all’opinione (di Faenza).

Leggiamo insieme questa bellezza di pezzo
A termine dell’iniziativa «Bufala & Wine Wedding», il tour nazionale promosso dal Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop alla ricerca del miglior vino da abbinare alla mozzarella, il vincitore è stato un friulano.
Lo «sposo ideale» è risultato infatti il bianco friulano «Lupi Terrae Friuli Grave 2010» Igt Venezia Giulia di Borgo delle Oche (blend di friulano, malvasia e verduzzo friulano, parzialmente affinato in barrique), che ha superato gli altri ventiquattro «pretendenti» ed è stato proclamato vincitore.

La decisione della giuria di abbinare alla «bufala» un prodotto friulano ha però scatenato diverse polemiche in provincia di Caserta e non solo. La commissione di esperti ha inoltre assegnato delle «menzioni» ad altri vini e nessuno è un vino campano anche se da qualche secolo la mozzarella di bufala viene consumata assieme a vini locali e specialmente nell’agro aversano, il vino Asprinio è sempre stata la bevanda ideale per accompagnare la mozzarella e tutti i piatti a base di provola affumicata e mozzarella.

Nessuna colpa del consorzio della mozzarella che con la scelta del vino ideale cerca di rilanciare il settore della mozzarella esposto a molte pressioni a cominciare da quelle delle multinazionali dell’ alimentazione che cercano di far passare per mozzarella (la legge dà loro ragione sulla denominazione) quella che in realtà nelle zone di produzione è normalmente chiamato fiordilatte, che è sempre un formaggio a pasta filata di ottimo livello, ma non è la stessa cosa. A levare la protesta oltre ai produttori anche gli esperti del settore che fanno notare che l’abbinamento (i vini scelti sono ottimi) sa molto di pretestuoso. «E’ come se uno andasse a san Gimignano e bevesse un vino siciliano, o nella zona di Montefiascone non ci si accostasse all’“Est, Est, Est”». Poi la scelta dei rosati ha lasciato leggermente perplessi. Per la cronaca lo stesso Veronelli negli anni ’70 indicò il vino Asprinio come il miglior abbinamento con i piatti a base di derivati dal latte di bufala (questo durante una gara gastronomica fra Liguria e Campania dove vinse un piatto a base di cicoria e burro di bufala). L’abbinamento con l’asprinio era ed è ritenuto ideale perché questo vino con la sua acidità riesce a sposarsi bene con la mozzarella che è un formaggio piuttosto grasso. Per andare indietro nel tempo Mario Soldati nel 1960 durante il suo viaggio in Italia citò vino asprinio e mozzarella come il topo e le riprese vennero effettuate in una grotta di Lusciano. Insomma, la decisione della giuria di “esperti” ha lasciato perplessi. «La cosa non mi meraviglia – dichiara sorridendo Carlo Menale – negli ultimi tempi si va cercando abbinamenti al di fuori di quelli classici e storici. E’ una tendenza che sta colpendo molti piazzi e tanti vini». Poi aggiunge: «Prendiamo questa scelta come una provocazione. In Campania ci sono ottimi e grandi vini, se la scelta e le menzioni di vini non Campani è un modo per spingerci a fare sempre meglio, l’accettiamo”. Ma la mozzarella mangiata accompagnata da un buon Asprinio resta l’abbinamento migliore, almeno per quelli che conoscono bene questo prodotto, nonostante il parere degli esperti.

Dunque: la polemica è, lo leggiamo alla fine del pezzo al rigo 45 più o meno, portata avanti da Carlo Menale il quale alla fine non esprime neanche un giudizio negativo sulla iniziativa.
Vito Faenza avrebbe fatto buon giornalismo se avesse fatto semplicemente un editoriale contro l’iniziativa evitando di mettere in bocca una inesistente protesta in bocca a una sola persona.
Ha fatto pessimo giornalismo, invece, e a questo punto vogliamo augurarci che il suo metodo di lavoro non sia lo stesso quando si occupa di altro, perché l’articolo riporta la discussione enogastronomica agli anni ’70 con buona pace di tutto quello che è successo dopo.
Vediamo perché

1- Non vengono citati i nomi degli esperti, tra cui c’erano tre chef (Rosanna Marziale, Arcangelo Dandini, Marianna Vitale di cui i primi due sommelier) e tre sommelier (Mariella Caputo, la presidente regionale Ais Nicoletta Gargiulo e Marina Alaimo. Ha presenziato il direttore del Consorzio Antonio Lucisano. Dunque, a parte il sottoscritto, ciascun componente ha più o meno il sapere enogastronomico di 150 Vito Faenza messi insieme.
2-Non viene detto che le selezioni sono state fatte in tutta Italia con un gioco che consisteva proprio nell’abbinare il prodotto ai vini italiani per promuovere la conoscenza della mozzarella di bufala nella fascia più consapevole ed esperta dei consumatori (chef, operatori, sommelier).
3-Faenza ignora, o finge di ignorare e comunque  non scrive che sono state fatte tre selezioni anche in Campania, la regione in cui sono stati presentati più vini, e che proprio a Caserta il pubblico di esperti riuniti alle Colonne ha preferito il rosato di Terre del Principe
4-Definisce pretestuosa una scelta avvenuta, questo non viene scritto, in una degustazione alla cieca
5-Come spesso avviene nel Sud, si oscilla tra l’atteggiamento immobile a quello interdittivo. Bisogna risalire a Veronelli per trovare suggerito questo abbinamento, forse perché nei successivi 50 anni i produttori niente hanno fatto per posizionare l’Asprinio in modo diverso. E non a  caso è l’unico bianco campano in sofferenza di mercato.
6-Un giornalista non esprime una tesi di una sola campana, sente anche l’altra parte consentendo di esporre le proprie ragioni. Ma questo principio professionale e liberale Faenza non ha ritenuto di praticarlo.
7- Un articolo giornalistico serio e di servizio sarebbe stato  l’insieme dei pareri del presidente della giuria, del consorzio, dei favorevoli e dei contrari.
8- L’articolo non ammette contraddittorio, e infatti non sono aperti i commenti che consentano di replicare alla montagna di sciocchezze scritte a ruota libera.
9- Il Corriere del Mezzogiorno non è nuovo a questi incidenti comici, ricordiamo l’incredibile assegnazione di un premio fantasma a uno chef conosciuto più per le sue esternazioni a Striscia la Notizia che per i suoi piatti.
10- Uno dei motivi di arretratezza della Campania è dovuto proprio al modo così superficiale e supponentecon cui si affrontano questi argomenti in sprezzo di chi ci ha lavorato e del lettore considerato poco più che un allocco campanilista.

La cosa bella, che ogni esperto sa bene, è che non esiste il vino ideale per la mozzarella, perché le mozzarelle sono decine e decine di caseifici sparsi in tre regioni e sono molto diverse tra loro, ciascuna con le sue caratteristiche precipue e il prossimo anno ci saranno altri vincitori.

Soprattutto, oltre alle leggende meropolitane riportate da Faenza, non sono mai stati fatti sinora veri e propri panel di assaggi scientifici del latticino e dei suoi abbinamenti. Siamo insomma all’anno zero. E se si ama davvero la propria terra, invece di sparare cazzate a ruota libera, sarebbe opportuno studiare e informarsi prima di scrivere.

E poi,  se è sbagliato  proporre anche vini non campani con la mozzarella, è stato sbagliato anche invitare gli alberghieri di tutta Italia a proporre piatti tipici regionali con la mozzarella?
E quelli del consorzio del San Daniele sono anche stupidi a proporre il loro prosciutto con i pani di tutte le regioni con un concorso analogo?

Però abbiamo deciso che inviteremo Vito Faenza a degustare l’abbinamento alla cieca, magari anche con l’Asprinio e sarà divertente poi vedere il suo voto.
Già, perché nell’enogastronomia non esistono ideologismi o il campanilismo, ma vige il principio del buono e non buono. E meno male che è così perché altrimenti la mozzarella non porterebbe tanto lavoro in Campania se non ci fosse il consumo extraregionale.
Anche a Faenza il Padreterno ha dato due occhi per vedere, due orecchie per ascoltare e una sola bocca per parlare.
Purtroppo, da quando lo conosciamo, e sono trent’anni ormai, ha usato solo quella.


18 Commenti

  1. Buongioro Luciano,
    proprio di questo ieri parlavo con Carlo Menale e Vito Faenza, è vero, agli aversani non è proprio andato giù che l’abbinamento territoriale per eccellenza , quello che viene proclamato e insegnato in corsi e testi di didattica di sommellerie, quello fra asprinio e mozzarella, non solo non abbia vinto ma addirittura non sia arrivato neanche alle finali. E’ come se alle tigelle con gnocco fritto fosse stato abbinato come migliore vino possibile non un lambrusco , bensì un gaglioppo; anche i modenesi avrebbero protestato.
    Questo è un fatto, è sicuramente un sentimentalismo, ma in qualche modo va compreso,
    L’altro fatto è che se la filiera agroalimentare campana tutta facesse sistema, ci si sarebbe preoccupati della promozione globale del prodotto regionale, magari proponendo un concorso fra migliori vini campani da portare nelle altre regioni d’ Iitalia, da abbinare alla mozzarella, per promuovere contestualmente vino e mozzarella fuori dai nostri confini , e sappiamo bene quanto ne avremmo bisogno.
    Ma la promozione del vino campano non compete al consorzio di tutela della mozzarella di bufala, mi dirai tu,…sicchè peggio per i produttori di vino campani che non sanno organizzarsi!
    E questo è un altro fatto, però duole se anche per effetto di questo concorso in Friuli, dove il vino campano è già presochè sconociuto, si rafforzerà l’opinione che i nostri bianchi non siano degni di nota e tanto vale continuare ad ignorarli, se anche con la mozzarella sono risultati perdenti rispetto ai loro.
    Non resta che augurarci, che in una prossima edizione del concorso, se ci sarà, venga posto in esere qualche correttivo.
    L’altra cosa da correggere, a mio avviso, in una prossima edizione, è che perlomeno per la Campania, ci sia una partecipazione corale o quanto più diffusa possibile di tutti i vini alle selezioni preliminari, in modo da garantire che alla finale arrivino davvero le punte di diamante della produzione regionale.

    1. Voglio distinguere la discussiome. Da un lato ciascuno può esprimere la propria opinione ed è benvenuta, il dibattito è aperto e può fare solo bene. Dall’altro è sbagliato il modo con cui è stato posto il problema da Vito, poco professionale, con una tesi pre-confezionata.
      Non posso certo essere sospettato di non aver sostenuto in ogni modo la Campania da quando scrivo di queste cose: dal 1994 per capirci quando il 99% dei miei colleghi pensava che questi argomenti fossero troppo sciocchi per stare su un giornale. Incredibile ma è così.
      Qui c’è una promozione fatta da un Consorzio che ha scelto questo modo per farsi conoscere. Avrebbe potuto scegliere l’abbinamento al pane, alla pasta, alle verdure delle diverse regioni o chissà altro.
      Il fatto è che probabilmente i produttori di Asprinio, beandosi del giudizio espresso da Veronelli e Soldati n-anni fa, non hanno poi fatto niente altro per promuovere il proprio vino, non a caso l’unico bianco campano in difficoltà. Vogliamo parlare delle proroghe chieste alla Regione per spumantizzare la doc fuori regione per dieci anni anzichè specializzarsi nel metodo charmat? O degli enologi che sono andati via perché il loro lavoro non era retribuito? In questo casi si è pensato al reddito immediato o al territorio?
      Alla fine i conti vengono presentati nel mercato di qualità. E non serve a nulla dire l’Asprinio è il miglior abbinamento. Oltre queste tracce letterarie non c’è alcun panel che sostenga questa tesi.
      Usiamo questa occasione per iniziare a farli, a lavorare seriamente invece di dare sempre addosso a chi fa le cose.
      L’ultimo periodo tuo invece mi piace poco: alla selezione hanno partecipato oltre trenta vini campani di altrettanti produttori di eccellenza che puoi vedere nei post che abbiamo fatto. Come lo sono tutti gli altri. Non si valutava l’eccellenza dei vini, ma il loro accompagnamento alla mozzarella.
      Infine, di cosa stiamo parlando: con questo criterio nei ristoranti campani si dovrebbe bere solo campano? Sono queste tesi che ci rendono ridicoli, non la vittoria di un ottimo vino in un gioco organizzato dal Consorzio.

  2. ricordo solo questo: due anni fa a Paestum , in occasione della nota festa attorno alla bufala, Luciano propose una degustazione cieca per stabilire quale fiano fosse piu’adatto al bianco prodotto. Ne usci vincitore, a maggioranza bulgara, quello dei Feudi. Mormorio generale, ma tant’e. E’ la degustazione cieca, bellezza. Poi forse qualcuno non ha capito lo spirito, che era quello di abbinare un vino locale alla mozzarella, non quello di abbinare un vino campano ai würstel sudtirolesi:-)

  3. Ho già espresso precedentemente un’opinione in merito… si tende a confondere l’abbinamento tradizionale con l’abbinamento migliore (a maggior ragione se fatto con degustazione alla cieca); sono un appassionato di asprinio e ritengo che l’abbinamento tradizionale sia una cosa sacrosanta, a maggior ragione se si tratta di asprinio e se ancora di più si tratta di vite maritata ai pioppi (è anche paesaggio). Il Consorzio ha messo in piedi una iniziativa strepitosa a supporto di un prodotto di eccellenza della Campania.. è andata oltre il proprio naso e finalmente con Antonio Lucisano sta cercando di volare un pò più in alto dell’acqua stagnante e melmosa degli ultimi anni (non voglio ricordare qui alcune vicende dolorose) e vede ancora una imprenditoria troppo provinciale e poco propensa a giocare una partita decisiva (per non perdere il marchio e non farselo scippare da fameliche multinazionali) per le sorti non solo della mozzarella di bufala, ma di tutto il comparto agroalimentare campano. A partire da questa iniziativa si può migliorare? Certo! Alcune idee le ha proposte Paola… Si può fare un doppio concorso uno riservato al miglior vino campano e uno a quello italiano.. e, perchè no? anche ai vini internazionali giacchè la mozzarella viene esportata in tutto il mondo e vanno costruite alleanze e strategie vincenti. E’ la prima volta che il mondo produttivo (il Consorzio) si muove su una sua specifica iniziativa e non segue pedissequamente quella delle Istituzioni, capovolgendo finalmente il paradigma utilizzato finora dalla promozione istituzionale, troppo burocratica e poco sentita. Questo cambio di passo farà bene non solo agli imprenditori, ma anche alle stesse Istituzioni perchè imporrà loro di muoversi sul terreno proprio di mettere insieme le energie e sostenere un intervento sul contesto nel quale si devono muovere le imprese.. un distretto agroalimentare di qualità, la certificazione ambientale dei territori.. la Provincia di Parma ci può insegnare qualcosa…

    1. Condivido tutto, compresa l’idea che se si farà una seconda edizione si possa fare una sezione a parte per l’abbinamento territoriale con i vini di Campania, Puglia e Lazio.
      Mi è venuto in mente, leggendoti, un’altra bella azione di promozione fatta dalla Regione con il Comune di Sorrentoe sostenuta sino al disastro economico: il Premio Sirena d’Oro per cui si spese tanto il bravissimo Michele Manzo. Anche allora l’obiezione era che si promuovevano altri oli, in realtà quel concorso servì a far crescere molto i nostri produttori e a far diventare per qualche anno la Regione un punto di riferimento del settore.
      Il confronto, stare in rete: questo serve per crescere.

      1. Per amore di verità devo dire che l’idea del concoro abbinamento territoriale vini area Dop, non è mia , ma l’ho raccolta dal molto più brillante di me Pasquale Brillante….

  4. Io ero a una di queste serate e per tutta la sera al ns tavolo si é parlato di mozzarella naturalmente dei vs vini e di quanto bella é la vs costiera penso che l’obiettivo sia stato raggiunto.
    Per quanto riguarda gli abbinamenti io da questo mom non dovrei piú consigliare ne Fiano ne Falanghina al ns pesce di lago visto che di vini bianchi in zona Garda non ne mancano………tranquilli continueró a farlo !!!!!!!

    1. Gentile Susanna, secondo me il suo commento risponde in sintesi a tutta la vicenda.

  5. Sono appena rientrata dall’Anteprima Bardolino sul lago di Garda dove sono stati numerosi i giornalisti del settore enogastronomico provenienti da tutta Italia che si sono congratulati per questa brillante iniziativa del Consorzio di Mozzarella Campana dop. Tutti ne erano al corrente ed hanno voluto commentare l’iniziativa e la bontà della mozzarella. Anche i tanti produttori del Consorzio Bardolino, che hanno aderito numerosissimi alla cena organizzata in Veneto e precisamente alla Locanda di Moscal ad Affi, hanno voluto comunicare l’entusiasmo per l’evento tanto da volere la mozzarella di bufala campana dop come partner in un mega evento che organizzeranno a giugno, dove migliaia di persone la degusteranno in abbinamento al Chiaretto e nessuno si è sognato di dire che l’abbinamento di questo vino debba avvenire esclusivamente con un formaggio veneto. Mi sembra che l’obbiettivo di promuovere la mozzarella sul territorio nazionale incontrando i vini di tutte le regioni italiane sia si stato ampiamente raggiunto e la mentalità talebana di qualche campano (in netta minoranza per fortuna) rivela una totale mancanza di capacità a relazionarsi ed a confrontarsi. Secondo i principi espressi dai contestatori bisognerebbe far passare il messaggio che con la mozzarella va abbinato assolutamente asprinio o pallagrello, ma allora il consumo di questo latticino rimarrebbe molto limitato entro i confini regionali. Il solito individualismo ottuso si rivela sempre ampiamente distruttivo per chi lo esercita recriminando senza cognizione di causa. Mi piacerebbe vedere come si comporterebbero i produttori di vino che hanno criticato la vittoria del vino fiulano Lupi Terrae se il proprio vino vincesse un concorso nazionale in abbinamento al parmigiano reggiano o al gorgonzola. Sicuramente lo sbanderierebbero a destra ed a manca e chiederebbero al titolare di questo blog di comunicare la notizia con una certa urgenza.

  6. Polemiche sterili di chi non fa nulla ma si siede al balcone e cerca un pretesto per criticare. Seguendo quest’iniziativa ogni volta mi veniva voglia di mangiare una buona mozzarella; non è questo l’importante? E anche quest’ultima critica a ciò è servito…Buon Appetito!

  7. Tengo a comunicare che questa divertente formula di far incontrare la mozzarella di Bufala Campana dop con i vini delle varie regioni italiane è stata proposta in formato ridotto tra i tanti appuntamenti in programma all’evento Formaggi in Villa svoltosi in Veneto due settimane fa. In questa occasione ha vinto un vino campano, il Bianco di Bellona 2010 di Tenuta Cavalier Pepe.

  8. Trovo condivisibile la reprimenda di Luciano Pignataro che pone l’accento non tanto sullo stile ma quanto sull’esercizio populista del Mestiere di Giornalista. E’ una vecchia abitudine che accomuna molti, al di là delle latitudini e delle longitudini. La riflessione sulla quale, a mio avviso, credo sia opportuno soffermarsi è che il provincialismo campanilista relega le questioni in ambito locale e basta, oltre che non liberarci dal ghetto del piagnisteo ad oltranza.
    Fare comunicazione per sostenere le qualità locali, pratica necessaria a produrre un buon marketing territoriale, obbliga tutti noi a guardare fuori.
    Ottimo il riferimento al “Sirena d’Oro”, censurabile la scelta degli aditori di avvalersi di “professionalità! generiche” prestate all’enogastronomia.

  9. che poi, a chi vuole spaccare il capello in 8, allora ne dico un’altra. Volete fare i sofisti? Allora prima di tutto dovremmo stamdardizzare il gusto scelto per la bufala: in Friuli cos’hanno mangiato? Quella salernitana o quella casertana? Perche’ non stiamo parlando di sesso degli angeli, le differenze le conoscono tutti. Io, scusate se faccio lo snob, ci bevo solo champagne, ma il selosse non va bene con la casertana, che si sposa meglio con il krug. Quella mandata dal consorzio in Toscana e in Liguria faceva ca’… , come dicono qui, e non era buona e quindi, forse,si sono falsati i risultati. Insomma, probabilmente era un bel gioco e come tale andava preso senza prendere cappello e sparare un pezzo di autentico livore. E comunque, che minchiate: la polenta con il salame , bergamasco, delle mie zone mal si concilia con il vicino valcalepio, ma io mica mi offendo. Magari l’asprinio batte tutti con i macarons di Herme’: sarebbe un bel colpo di culo:-)

  10. Confermo che i produttori del Bardolino Chiaretto hanno aderito in massa e con entusiasmo a questo gioco. Attenti: gioco! Perché la tavola è un piacere, ed è un piacere gioioso e giocoso, e se si perde questa dimensione del piacere, allora è tutto vano. Noi la pensiamo così. E durante la cena (eh, sì: abbiamo voluto una cena intera, e abbiamo dovuto lasciar fuori un sacco di persone) ci siamo davvero divertiti a maritare il Chiaretto alla mozzarella di bufala, rielaborata in tante forme, perfino nel dessert. Chi se n’importava se poi, nella “finale”, avesse “vinto” un vino o l’altro?
    Dico di più: nella comunicazione istituzionale del Charetto, che da tre anni gira per il mondo in centinaia di migliaia di copie (poster, depliant, internet), vengono indicati graficamente alcuni abbinamenti ideali per questo nostro vino gardesano, e uno di questi è la mozzarella (e ovviamente nessuno ce l’ha né suggerito, né chiesto). Noi ci crediamo. Al punto che stiamo pensando ad un grande evento, nel pieno della stagione turistica (qui da noi, sulla nostra “piccola” riviera veneta del lago, abbiamo circa 12 milioni di presenze annue, in larghissima parte tedesche) che “sposi” il Chiaretto Spumante alla mozzarella di bufala campana dop, unita “anche” al nostro formaggio Monte Veronese dop. Ci piace quest’idea di una grande festa che faccia provare a un grande pubblico il piacere dei sapori autentici delle terre d’Italia. Così come oggi, a pranzo, a una troupe televisiviva che è stata qui per la “nostra” anteprima del Chiaretto 2011, abbiamo proposto il Chiaretto Spumante con degli spaghettoni di Gragnano conditi con i pomodori del piennolo. L’abbiamo forse fatto perché non crediamo nei prodotti del nostro territorio? Ma quando mai! Noi ai nostri prodotti tipici e alla nostra cucina ci crediamo eccome. L’abbiamo fatto solo perché crediamo anche che sia la fusione delle identità a renderci unici al mondo, e il plurale è riferirito a questa nostra strana Italia dei cento campanili, che non trovano pari altrove. Noi ci crediamo, e siamo pronti a continuare a stare al fianco della mozzarella di bufala campana, anche se di concorsi non ne vincessimo mai eppure uno. I concorsi non ci interessano. Ci interessa la felicità del gioco. Ci interessa la gioia del gusto, della tavola, della convivialità. Ci interessa la personalità, il carattere dei vini e dei cibi e delle cucine. Crediamo che questo sia ciò che interessa alle persone, non agli individui, e questa forse è filosofia di basso profilo, ma le persone sono materialità e passion e a noi interessano le passioni. I francesi queste passioni e quste identità li chiamano terroir. Sarebbe ora che lo comprendessimo.
    Avanti, dunque.
    Angelo Peretti
    direttore Consorzio Tutela Vino Bardolino

  11. Boh ! Vito Faenza mi stava pure simpatico con tutto il suo lungo percorso giornalistico (vedi curriculum, però inserire le partecipazioni a MaurizioCostanzoSciò e alla Vitaindiretta, no, via, nunsepò !)

    Visto però che in gioventù è stato un (ottimo) giocatore di pallavolo forse è il caso che si dedichi alle “schiacciate” più che alle mozzarelle ! :-))

  12. Mi pare di capire ,alla fine,che l’abbinamento doveva essere valutato nei confronti di una mozzarella del casertano. In questo, e l’ho già detto, le regole del gioco non mi sono sembrate chiare,perchè il Consorzio è un’associazione di produttori di province diverse e dunque propone prodotti simili, ma non uguali ,sul piano organolettico. Ma resta sempre un gioco.
    Io penso che scegliere secondo tradizione non sia un obbligo e,d’altra parte, rinnovo il ricordo di una lezione tenuta dal prof. Iannini,docente alla Facoltà di Agraria di Portici, al corso AIS del 1991, il quale ci manifestava i suoi dubbi nell’abbinare l’Asprino di Aversa alla mozzarella di bufala, chè lo riteneva formaggio a forte componente acida.
    Per quanto riguarda il pensiero di Gino Veronelli cito testualmente da “Bere Giusto”,1971 Rizzoli Editore,Milano, pag.65 : Mozzarella (quella vera,non lombarda,di Campania) Fiano di 1-2 anni,servito a 8° C. …ogni formaggio meriterebbe un discorso lungo,minuzioso,addirittura cavilloso…ti regolerai-ahimè-a pressappoco!

  13. povera mozzarella! se il suo matrimonio fosse dipeso dal corriere del mezzogiorno sarebbe rimasta zitella. tant’è.

  14. Sono un piccolo imprenditore di Terra di Lavoro. Leggevo i vostri commenti riguardo a quello che è il tema del momento: la salvaguardia e la promozione degli amati prodotti della nostra terra. In virtù di ciò sento il dovere di citare solo alcuni grandi autori del nostro recente passato che, senza tanti convenevoli, hanno accostato il vino Asprinio alla Mozzarella di bufala, come Mario Soldati e Luigi Veronelli.

    Confortato dalle mie idee e anche dalle vostre perplessità, e per dimostrare che non tutti sono refrattari alla cultura dei nostri territori, mi permetto di fermare il tempo e tornare agli anni sessanta, nei quali il su citato regista officiò il primo “sposalizio” tra il “bianco prodotto” ed il
    petit vin (come lui lo definiva). Lancio dunque a tutti voi una sfida eno-gastronomica nella mia piccola bottega di sapori e cultura (UFOOD, Viale degli Artisti 22, Aversa) dove, con il patrocinio di due illustri produttori, ho organizzato una degustazione libera degli amati prodotti accoppiati.

    “Asprinio sposa Mozzarella” il 26 aprile alle 19.00.

    Siete tutti invitati da “PONTE A MARE” e da “I BORBONI”,
    con due partner d’eccezione: SLOW FOOD ITALIA e NINO CANNAVALE Chef.

    Vi aspetto
    Nunzio Raimondo

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