Salae Domini 2001 Aglianico Irpinia igt


Salae Domini 2001 Irpinia igt

ANTONIO CAGGIANO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Abbiamo sempre amato profondamente questa etichetta, per noi il simbolo autentico del rilancio dell’Aglianico. Non finisce di stupirci per l’integrità che ogni bottiglia, indipendentemente dall’annata, riesce a regalare agli appassionati.
Dopo quattro anni riproviamo la 2001 per caso cercando quello che esattamente troviamo: buona fusione tra legno e frutto, sapidità, freschezza, ma soprattutto tanta eleganza, la caratteristica dei vini di Antonio Caggiano.

Un esempio di come alcune diatribe religiose degli ultimi anni sia spesso superflue, inutili: l’uso del legno è sempre stata una di queste ma mai le annate di Antonio Caggiano hanno manifestato sentori invasivi.

Il 2001 appare in perfetta forma sin dal colore, rosso rubino vino e brillante. Al naso c’è naturalmente la frutta, ancora note balsamiche, cenere e una bella spinta di agrumi ancora freschi. In bocca l’attacco è immediatamente fresco, il vino è abbastanza snello e scorre veloce in bocca sino alla chiusura, pulita e precisa.

Una bottiglia che finisce presto, decisa espressione dell’Aglianico moderno ma non caricaturale.

Scheda del 21 agosto 2009. Anche il coniglio ha fegato. Pasticciato alla cacciatora insieme a tutto il resto, con alloro, rosmarino, aglio e pomodori (spesa di giardino) è una pietanza squisita, soprattutto quando sappiamo che l’animale è stato allevato in un certo modo: le interiora sono sempre il primo segnale di come ha vissuto il suo proprietario e di come sarà dunque la sua carne.
Per consolarci del disastro Taurasi, l’unico paese del vino in Italia ad aver rinunciato alla propria festa estiva per beghe interne e con la scusa della legge, mostrando così senso di irresponsabilità per il territorio, abbiamo tirato fuori una 2001 di uno che fegato ne ha avuto non poco: Antonio Caggiano.
In effetti se il vino Taurasi esiste grazie a Mastroberardino, il paese esiste oltre che essere una presenza geografica, grazie a questo sognatore che per primo ha costruito una cantina visitabile in Irpinia, pensata cioé per gli appassionati e non solo per vendere.
Tirando le somme, giusto per valutare il fenomeno, in quasi vent’anni è rimasto l’unico nel territorio comunale a poter vantare una struttura di questo tipo. Il profondo schifo che mi attraversa in questo mese di agosto e che non mi abbandona mi fa riconsiderare anche alcuni atteggiamenti di distacco rispetto al territorio taurasino dei grandi protagonisti del vino irpino.
Se questo è un paese in cui un sindaco diventa famoso perché si dichiara astemio e il suo successore lo è diventato per aver annullato una Fiera Enologica con tanto di conferenza stampa, perché mai ci dovremmo credere noi esterni ad un progetto turistico che non esiste? Meglio bersi il Taurasi a Vico da Gennarino o adesso a Napoli da Andrea Aprea. Abbiamo perso troppo tempo e non ne abbiamo altro a disposizione. Credo, con rammarico, che i fatti abbiano dato ragione a Enzo Ercolino che da queste parti non ci ha mai messo piede: intuito della sua intelligenza o già conosceva i suoi polli? Forse entrambi.
In queste condizioni non ci sarà mai nessun turismo in Irpinia. Almeno sino a quando la Terra girerà intorno al sole.
Per fortuna il prodotto, almeno quello, c’è. Eccome se c’è.
Il 2001 si conferma anzitutto una grande annata per il Taurasi: non fine, certo, ma ben strutturata e con un grado di maturazione della frutta molto equilibrato. Tutti i vini di questo millesimo esprimono struttura e freschezza e quando sono interpretati alla luce dell’esperienza e giocando con il legno in modo intelligente il risultato è excellent.
Il colore è rosso rubino, compresa l’unghia: alla vista il vino è vivo e brillante, non eccessivamente concentrato, ma naturalmente disvelato. Il naso rivela un perfetto equilibrio tra le note di frutta rossa, amarane soprattutto e le note balsamiche e resinose della barrique che, pur essendo dominanti, sono dolci e piacevoli, cangianti soprattutto allorché volgono poi verso il pepe nero, la liquirizia. In bocca l’esecuzione è da manuale: il vino entra inizialmente dolce, poi la sensazione di caldo prepara il palato ad accoglierlo, cosa che avviene rapidamente e in maniera completa, ci mancherebbe pure, il tapis roulant della freschezza non fa fatica a portare sino in fondo la beva perché la materia non è concentrata, ma fluida, facile da affrontare soprattutto perché i tannini sono assolutamente risolti, piacevoli e vellutati.
Un bel prodotto, un classico che almeno, se non con gli uomini, ci riconcilia con la terra taurasina. Che ha ancora moltissimi anni davanti da raccontare.

Sede a Taurasi, contrada Sala.
Tel e fax 0827.74723
www.cantinecaggiano.it.
Enologo: Giuseppe Caggiano con i consigli di Luigi Moio.
Ettari: 20 di proprietà.
ottiglie prodotte: 20 di proprietà.
Vitigni: aglianico, fiano, greco.