Slow Wine: Verticale di Fiano di Avellino, Villa Raiano 2001-2002-2005-2006-2007-2008-2009-2010-2011


Le bottiglie in degustazione di fiano di Avellino, Villa Raiano (foto di Sara Marte)

di Sara Marte

Che il fiano di Avellino abbia tutte le carte in regola per essere bianco longevo ed elegante non è certo constatazione nuova, altra cosa è toccarlo con mano. La verticale di Fiano di Avellino-Villa Raiano di Slow Wine Campania ci ha regalato grandi bicchieri ed una visione del territorio attraverso il vino che ben si fonde con lo stile aziendale. Paolo Sibillo e l’attento e sensibile enologo Fortunato Sebastiano ci accompagnano nella storia aziendale. Qui, a San Michele di Serino, dove ha sede l’azienda, è d’obbligo un’occhiata alla cantina. Imponente e curata in ogni dettaglio.

La Cantina di Villa Raiano (foto di Sara Marte)

 

La bottaia, Villa Raiano (foto di Sara Marte)

Subito la degustazione richiama ai bicchieri per un viaggio che, con stili e sfumature diverse, parla di grandissimo mestiere e territorio.

Villa Raiano, il panel di assaggio (foto Lello Tornatore)

Partiamo dalla 2001: Parliamo ancora di DOC. Di queste bottiglie se ne producevano circa 4.800. Qui l’enologo era Luigi Moio che rimarrà a Villa Raiano fino ad una parte del 2009. Gli appunti aziendali descrivono l’annata come “irregolare”molto calda e “poco produttiva”. Il bicchiere è un vero spettacolo.  Fitto e luminoso si muove consistente. E’ pulito, integro, senza sbavature del tempo, grandissima materia, bocca opulenta ma ben riequilibrata da una spiccata sapidità. L’equilibrio il suo grandissimo pregio. Uno dei preferiti.

Slow Wine Campania per la verticale di Fiano di Avellino-Villa Raiano (foto di Sara Marte)

 

Fiano di Avellino 2002: Sempre DOC e non ancora DOCG, la 2002 ha la sfortuna di trovarsi di fianco ad una 2001 talmente buona e gagliarda che ne risente fortemente. Più carico alla vista del precedente è un vino caldo che si propone meno fresco. La sapidità è comunque presente e riesce a dire la sua. Al naso ha cera d’api, frutta candita ed ancora termina abbastanza lungo. E’ chiaro che, così come si ricorda in sala, questi non sono vini nati con l’obiettivo di durare nel tempo. Da quest’annata, non certo facile, notiamo poi il salto produttivo dell’azienda che passa a 18.000 bottiglie.

Villa Raiano, Fortunato Sebastiano, Mirko Balzano e Claudio Tenuta (Foto Lello Tornatore)

Fiano di Avellino 2005: Entrati ormai nella DOCG abbiamo un bicchiere caldo e materico che è carico alla vista, al naso e al palato. Le erbette aromatiche ed i toni vegetali si fondono a sfumature di cenere e come ci fa notare l’enologo, sentori di finocchietto e toni balsamici. Tutto è inserito in un insieme dall’animo cupo che però spiana la strada al carattere che verrà nell’annata a seguire. Bicchiere da capire, molto intrigante e ciccione.

Fiano di Avellino 2006: Ecco che, ciò che prima, un po’ compresso, si percepiva ora esplode con maggiore disinvoltura in questo bicchiere che ha toni boisè, sentori di menta e vegetali freschi. Una beva certamente più estroversa e slanciata della precedente che, ricco come la 2005, si sviluppa con una spinta in progressione che ne facilita la beva.

Villa Raiano, Alberto Capasso

Da qui in poi i vini prendono tutt’altra strada così ci troviamo di fronte ad una dicotomia in cui struttura grassa e opulenta si reinventa in vini sì dalla bella materia ma con uno scheletro più scattante, agile, dritto e moderno. Come, eloquentemente riassume Luciano Pignataro “ per la serie: come passare dalla posizione orizzontale a quella verticale”. Cos’altro aggiungere?!

da sin.Paolo Sibillo e Fortunato Sebastiano (foto di Sara Marte)

Fiano di Avellino 2007: Bel naso erbaceo e verticale, maschio, intenso, minerale , con toni lievemente boisè, ha una grande bocca calda, fresca, sapidissima e intensa. Termina lungo e parla di grande equilibrio . Personalmente uno dei tre bicchieri favoriti. Ottimo. L’annata ha certamente inciso su questo vino, in più, come ci spiega Paolo Sibillo, decidono di non fare più malolattica come invece avveniva per le precedenti. La definisce una “scelta emotiva” affinché i vini rappresentassero l’ideale di fiano che sentivano più vicino.

Fiano di Avellino 2008: splendido colore luminosissimo è anche qui bicchiere di buona agilità, freschezza e temperamento verticale. Bello dritto dritto al naso e palato. Qui entra in gioco un elemento che, come spiega Fortunato Sebastiano, certamente fa la differenza. Il vino è vinificato con uve che non provengono più dalla sola Candia,  Montefredane e Summonte come avveniva per le precedenti, ma si aggiungono due vigne a Lapio.

I bicchieri in degustazione per la splendida verticale di Fiano di Avellino di Villa Raiano (foto di Sara Marte)

Fiano di Avellino 2009: Ricordiamo che a cavallo di quest’annata avviene il cambio di enologo fra Luigi Moio e Fortunato Sebastiano. Il vino sa esprimere grande giovinezza, ha note agrumate come quella del cedro cui si aggiungono toni di anice stellato . La bocca ha bella sapidità e risulta di buona freschezza. Termina lungo e lievemente ammandorlato. Da qui i vini cominceranno a sostare sulle fecce.

Fiano di Avellino 2010: Fermi tutti! Questo è uno spettacolo! Tutto ben fuso ha verve giovanile di frutta , erbette, fiorellini di campo, pietra focaia, pera . Al palato ha sapidità travolgente, grande acidità, struttura che , sorso dopo sorso, invita a goderne con puro piacere. Centrato e tipico. Ha tutto quello che cercate e così, con un po’ d’azzardo, sono pronta a scommettere sulla sua lunghissima vita.

Il panorama Irpino domina sulle bottiglie di Fiano di Avellino, Villa Raiano (foto di Sara Marte)

Fiano di Avellino 2011: “Infanticidio!” avrebbe gridato un caro maestro del vino! Certo non si è ancora aperto ed ha bisogno di tempo per lasciarsi scoprire. Mettendo da parte disquisizioni varie sui profumi, bisogna dire che certe cose o ci sono o non ci sono: corpo, materia, struttura,  infinita sapidità, una lama chiamata acidità , verticalità qui le troviamo tutte. La sua grandezza sta nella prospettiva che poggia su queste basi. Lo aspetteremo.

Il brindisi finale con il nuovo spumante metodo classico

Ancora una splendida verticale che regala un altro mattone alla casa della memoria storica dell’Irpinia del vino ed alle sue eccellenze.

11 Commenti

  1. Che meravigliosa verticale da leggere con invidia mentre prendo il caffè. Molto bella l’ analisi dell evoluzione dello stile che segue il vino,la mentalità aziendale e l’ enologo. Non amo tanto aziende così “imponenti” come la definisce giustamente lei, però è innegabile che il fiano base e i due cru siano di altissimo livello e di buona espressione territoriale.
    Buon caffè a tutti!

  2. Da “fondamentalista” del Fiano di Avellino devo proprio dire che questa verticale mi è piaciuta…e non poco!!! A parte alcune conferme, la 2007 degustata recentemente in privato abbinata ad un carpaccio di gasteropodi del fiume Fellinola che scorre alle falde del promontorio dove è ubicata l’azienda (abbinamento super-territoriale ;-)) e la 2001 che comunque già conoscevo così piena e longeva, la sorpresa è stata la 2010…non tanto per le sue oggettive e odierne performances, ma quanto alle potenzialità evolutive che in questa sede ha dimostrato!!! Ne …assaggeremo delle belle!!! ;-))

    1. Tra l’altro devo dire che si abbina molto bene con i piatti a base della vostra tipica colatura di alici di Venticano

      1. E se proprio la vogliamo dire…diciamola tutta!!! Venticano non è ancora conosciuta come Cetara…ma quasi : è una ridente cittadina dell’Irpinia (e questo è ormai assodato ( il decreto di riordino delle province è scaduto!!! ;-))) che sorge sulle sponde del fiume Calore, dal quale i suoi abitanti traggono reddito nella pesca delle alici, del torrone, dell’Aglianico e della Coda di Volpe…;-))

  3. Non avevo mai visto la nuova cantina di Villa Raiano e devo essere sincero ne sono rimasto piacevolmente colpito come ogni volta che stappo una delle loro bottiglie. Il loro fiano riesce sempre ad emozionarmi per la sua diversità territoriale e la sua capacità di evoluzione.
    Buona domenica a tutti.

    P.S. il faccio calazione con il tè. Lo so è da vecchi, ma mi rilassa.

  4. Devo ringraziare tutti voi e Villa Raiano per l’opportunità di fare questa bellissima verticale! E’ stato molto interessante notare l’evoluzione di un vino nel tempo che ha dato splendidi risultati soprattutto nell’annata 2007, linea di confine tra due diversi modi di “trattare” il territorio, sempre più marcato nelle ultime annate. Molto molto intenso il cru Alimata 2011, connubio di forza e delicatezza… pieno di carattere inrpino! Mi domando se il buon Lello riuscirà a fare un degno abbinamento tra questo vino e la splendida spigola di Forino! Ai posteri l’arduo responso!

  5. Era solo per i soci Slow food?
    Avrei pagato anch’io per una bela verticale e per “confrontami” con tutti voi tecnici e non.
    secondo me queste degustazioni aiutano anche ad aprire la mente e a non ghettizzare vini ,anche completamente differenti tra loro ma fatti bene.

    1. Non era per soci Slow, si è trattato di una degustazione privata organizzata con il gruppo di lavoro Slow Wine. Ma spero che le aziende capiscano che c’è un mercato per queste cose e si attrezzini di conseguenza.
      la bellezza di questa degustazione è che abbiamo saggiato solo il vino base, assolutamente non pensato per durare così a lungo

  6. Speriamo che le aziende recepiscano e provino a proporre degustazioni di questo tipo ,magari con visita alla cantina. Visitare la cantina,conoscere le persone che hanno lavorato per quel risultato, non solo degustando tecnicamente, ma discutendone tra i piu’ e meno competenti, nello stesso momento, confrontare le impressioni recepite per me e’ un’opportunita’ di crescita anche per i produttori stessi.
    Vabbe’ la prossima volta provate a farcelo sapere lo stesso,magari ci faranno entrare.
    Buone feste a tutti.

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