Tra borghi divini, storie di santi, fiabe e megaliti


di Rocco Catalano – WineRock

Camminare lentamente alla scoperta del Salento più intimo, lontano dai passi agitati di un turismo di massa che si riversa sulle coste e trascurando il cuore antico dei paesi appena più in là della campagna. Dove il vento d’oriente incrocia il suo destino con quello di popoli che qui, tra Menhir, Dolmen e ulivi secolari, conserva e preserva tracce delle sue memorie, dei suoi riti e rituali, del suo cibo sacro, stretto in una lingua che sa di preghiera, canto e melodia ancestrale.

dolmen

dolmen

Camminare lentamente tra le pietre che dal centro di Minervino di Lecce portano alla frazione di Specchia Gallone, poco meno di 500 abitanti, che durante il periodo dell’invasione saracena divenne una fortezza e luogo di vedetta; quindi, trasformata in luogo di residenza di nobili famiglie, che attorno alla piccola Cappella di Sant’Anna eretta nel XIII secolo e che conserva perfettamente importanti affreschi che raffigurano scene dell’Antico Testamento, ha stretto il suo nucleo e rafforzato le sue preghiere.

Pino

Pino

Camminare lentamente fino a perdersi nella contrada di Pino e le sue lumache. Pino e la sua storia di riscatto sociale, Pino e le pietre della vecchia casetta dei genitori tirate su con le sue mani per rialzarsi e ritrovare dignità. Pino e le notti passate a contare i giorni per la libertà ascoltando la musica sotto le stelle assieme alle sue lumache. Pino che non vuol più fare paura e cerca l’amore negli occhi della gente, Pino che ha potuto tenere strette le mani del suo vecchio sostituendosi ai suoi occhi persi. Che ha voluto chiedere scusa al mondo attraverso quelle piccole lumache, e la sua piccolissima attività agricola che ha nel nome il suo massaggio e la sua rotta “Elicoltura Rinascita”.

Pino

Riprendere il passo, carico d’emozione e lacrime appena trattenute, per raggiungere il Dolmen “Li Scusi” e nel silenzio di quest’angolo di mondo, tra olivi secolari che tentano il risveglio dopo il veleno delle xilella, mi seggo a respirare al tempo dello scirocco che porta il profumo del mare, mentre il tramonto si fa bello prima di perdersi a mare.

TRAMONTO

TRAMONTO

L’energia delle pietre me la sento addosso e mi accompagna alla notte che è quella di San Giovanni.

Qui leggenda vuole che durante questa notte la rugiada che si genera abbia un potere magico e in molti danno vita al rito propiziatorio dell’acqua di San Giovanni.

(Il rito prevede la raccolta di diverse varietà di fiori ed erbe aromatiche presenti nei campi che vanno immersi in un recipiente con dell’acqua e lasciato macerare all’esterno dell’abitazione per tutta la notte, in modo che possano assorbire la rugiada del mattino, e al risveglio lavarsi il viso e le mani con l’acqua che, secondo la tradizione, avrebbe poteri purificatori e curativi, proteggendo da malattie, sfortuna ed invidia). 

E così, che nel chiostro del b&b che ci ospita, assieme ai miei compagni di viaggio, decidiamo di unirci al rito recitando l’antica preghiera.

Azzate San Giuvanni e nu durmire
ca sta bisciu tre nuvole passare
una te acqua
una te ientu
una te tristu e maletiempu.

PANE

PANE

Donato Caroppo

Donato Caroppo

Il mattino è più frizzante nonostante il sole cocente. L’appuntamento è al forno Caroppo, un luogo dove il pane ancora racconta la terra, l’insegna di pietra apposta sulla porta recita: “le specialità della tradizione, tipiche, biologiche, dietetiche” e anticipano la filosofia di Donato, che con la moglie Annamaria ed i figli, si fanno interpreti di una cultura della panificazione che vuole tutelare ed esaltare l’intera filiera produttiva, che va dal grano selezionato da piccoli contadini del posto e sempre monovarietali, al forno, naturalmente passando per la molitura che avviene in un vecchio mulino artigianale.

INSEGNA CAROPPO

INSEGNA CAROPPO

Donato appassionato e simpatico che ricorda una maschera del grande Corrado Guzzanti, ci spiega come sia importante la lavorazione del grano non distruggendone il chicco, seguendo gli insegnamenti e il credo di Franco Berrino e Antonio Michele Stanca. Grani che provengono da coltivazioni locali che non utilizzano pesticidi, concimi chimici o modificazioni genetiche, garantendo ai suoi clienti qualità e genuinità. Questo luogo non è solo un panificio, ma un forno dove gusto e benessere si incontrano.

sergio urso

Sarà, dunque, Sergio Urso nel suo piccolo laboratorio di confetture e infusi a segnare il racconto successivo. Un cammino ed una storia di successo iniziata per caso e, come spesso accade per le storie di successo, dettata un po’ dalla necessità. È così che una notte, Sergio, che aveva perso il lavoro pensa di trasformare la cucina di casa in un laboratorio di confetture ed infusi, dando forma ad una sua passione e ai suoi ricordi di bambino, quando in casa ancora si preparavano confetture per la famiglia.

infuso natura

Sogni in tasca e tanta voglia di farcela e le sue produzioni incontrano un successo immediato; oggi il suo marchio è sinonimo di qualità per i ristoranti, gli alberghi, le gastronomie più rinomate d’Italia e in molti altri paesi.

È meriggio e un altro posto magico e mistico, dove giacciono massi intrisi di leggenda si fa luogo di un breve riposo. Tra uliveti secolari, si nascondono i cosiddetti massi della vecchia. Dove una strega profetizzava e sfidava con enigmi mortali, custode di un tesoro dorato. Il fuso di pietra e il piede di Ercole sono vestigia di un passato mitico, dove semidei affrontavano giganti e la natura si faceva arte.

Salento

Salento

Nella contrada di “Visilie”, sui fondi “tenenti” e “cisterna longa”, la collina delle Ninfe e dei Fanciulli accoglie opere straordinarie, come “lu letto te la vecchia”, “lu Furticiddhu te la vecchia de lu nanni” e il “piede di Ercole”. Questi massi non sono semplici rocce, ma simboli di storie millenarie.

MASSO DELLA VECCHIA

MASSO DELLA VECCHIA

Il grande masso circolare “lu letto te la vecchia”, si dice fosse il giaciglio di una strega, moglie del “nanni vorcu”, un orco salentino ghiotto di bambini. Qui, all’alba, la strega rivelava profezie e custodiva un tesoro: una chioccia con sette pulcini d’oro, raggiungibile solo sollevando il masso con un dito nel giorno di San Giovanni o rispondendo correttamente alle sue tre domande, pena la pietrificazione. La strega, inoltre, filava simbolicamente al “lu furticeddhu” le sorti dei contadini, rivisitando le antiche figure delle Parche, che intrecciavano il filo della vita umana.

Il “piede di Ercole”, altra meraviglia di questo luogo, si dice sia l’impronta lasciata dal semidio durante la sua leggendaria lotta contro i giganti, una battaglia che, secondo Aristotele, si sarebbe svolta proprio nelle campagne del Salento. Ercole, con la sua forza sovrumana, avrebbe spinto i giganti fino a Santa Cesarea Terme, dove le loro carcasse in decomposizione avrebbero dato origine alle acque solfuree. La stessa forza avrebbe permesso a Ercole di collocare “lu furticeddhu”, conosciuto anche come il “masso oscillante di Ercole”, un’altra testimonianza mitologica che dialoga con la natura spettacolare del territorio.

Tra le rocce, si possono scorgere coppelle che richiamano antichi culti legati alla pioggia e all’acqua, e la terra rossa restituisce ancora oggi denti di squalo e selce scheggiata, eco di un passato remoto.

Conservando i pensieri e la quiete mistica di questa esperienza riprendiamo il passo che ci porta nella piccola piazzetta della frazione di Cocumola, dove pochi anziani misurano il tempo giocando col silenzio.

Sostiamo dinanzi ad un bellissimo palazzo gentilizio rapiti da un bellissimo portone di un palazzo gentilizio. Così bello che il suo verde al tramonto si dipinge dei colori di un sole stanco che, facendosi spazio tra le pieghe graffiate del suo legno, riflette colori dorati.

portone cocumola

“Un paese che si chiama Cocumola è come avere le mani sporche di farina e un portoncino verde color limone. Uomini con camicie silenziose fanno un nodo al fazzoletto per ricordarsi del cuore. Il tabacco è a secare, e la vita Cocumola fra le pentole dove donne pennute assaggiano il brodo”. (Vittorio Bodini)

Silenzio. Quiete. Armonia.

Il rito dei saluti per questo splendido viaggio si compie e celebra a tavola, dove, come sempre, amicizia, meraviglia, soddisfazione trovano condivisione e unione. Il vino benedice il viaggio.

La Cantina Menhir Marangelli ei suoi bei vigneti si fanno nobili interpreti della storia vitivinicola della Terra d’Otranto, e i suoi vini si fanno godurioso suggello di questo momento che sa di radici profonde e levità di spirito.

VINGNETI MENHIR

Questo angolo delle Terre d’Otranto, ignorato dal clamore è un luogo di leggende dove il silenzio profondo amplifica la meraviglia. È una terra che respira storie, dove ogni pietra e ogni ulivo raccontano un frammento di un’epica dimenticata.

Queste terre parlano con una lingua ammaliante che ha il suono del canto, come la gentilezza delle genti che lo abitano.

Questo luogo, dimenticato dal clamore, lascia chi lo visita senza parole, immerso in un silenzio che è poesia e stupore. Minervino di Lecce, i suoi borghi divini e le sue frazioni sono braccia che avvolgono la storia di un museo naturale, un insieme di meraviglie che sussurrano attraverso le rocce, storie di santi, fiabe e megaliti.

INDICAZIONE

INDICAZIONE

Fine.

Il viaggio del ritorno si fa cammino nell’alba, tra i muretti a secco e gli ulivi segnati che parlano al cuore, quasi implorando vita con la tenacia che da millenni li tiene qui.

La musica che mi accompagna e che dedico ai miei compagni di viaggio e di lettura è quella di Renè Aubry, Salento.

Prosit e Serenità.

 

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