Alberto Massucco, un italiano in Champagne


Eric Taillet tressage vigne sur le grand marais

Eric Taillet tressage vigne sur le grand marais

di Giulia Gavagnin

Importatore, distributore e (futuro) produttore di un’etichetta di champagne da vigne proprie che porta il suo nome. Oggi il nome di Alberto Massucco dice poco al grande pubblico del vino, ma scommettiamo che in pochissimo tempo diventerà sinonimo di eccellenza italiana nel mondo, visti i sontuosi progetti in cantiere.

Alberto Massucco - - PH BASSANELLI

Alberto Massucco – – PH BASSANELLI

Imprenditore di successo nel settore metalmeccanico, il torinese Alberto Massucco è stato colpito dal sottile fascino della bolla d’Oltralpe quando aveva quindici anni, complice una cena con la sua fidanzatina di allora. Fu amore a prima vista, anzi, al primo sorso e, come noto, i grandi amori sono duri a morire.

Ha iniziato affidandosi a un guru del settore, Alberto Lupetti, per imparare a fare il talent-scout di piccoli produttori (rigorosamente RM, Recoltant Manipulant) non ancora noti in Italia. Dopo accurata selezione ha scelto gli champagne ortodossi di Jean Philippe Trousset di Reims e subito, a seguire, ha reclutato la rivoluzionaria Mathilde Devarenne della maison Rochet-Bocart , l’artista del Pinot Meunier Eric Taillet, il giovanissimo Guillaume Galloise-Bouchè e l’all-female champagne delle Fa-Bulleuses. Tutti nomi sconosciuti al pubblico italiano, oggi distribuiti da Massucco a ristoranti prestigiosi e clienti di riguardo, rigorosamente senza l’intermediazione di agenti.

Dopo poco tempo, forte degli ottimi rapporti con un produttore mitologico come Eric de Sousa, ha acquistato una vigna in Champagne (è imminente l’acquisto della seconda) che darà vita all’etichetta “Alberto Massucco Champagne” a  partire, forse, già dall’anno venturo. Sarà il primo italiano di sempre a essere produttore e anche proprietario: non è cosa da poco.

Il lancio dell’etichetta coinciderà con l’apertura della “Maison Massucco” alle porte di Torino, nel Canavese, dove ci sarà la possibilità di degustare tutte le etichette d’importazione nonché, ovviamente, quelle prodotte direttamente dall’imprenditore. Dulcis in fundo, la maison si sta attrezzando per aprire una cucina con piatti griffati da un grande chef stellato della zona.

Cosa spinge un imprenditore di successo a mettersi in gioco in un settore così distante da quello d’origine?  Ovviamente la passione, ma anche la consapevolezza che il mondo dello champagne, e in generale, del vino di fascia medio-alta è in forte crescita in Italia, nonostante l’emergenza Covid-19 abbia fatto temere il peggio.

“Il calo nelle vendite è avvenuto soprattutto in Francia, dove c’è un ampio consumo di champagne di fascia di prezzo medio-bassa. In Italia, paradossalmente, i numeri sono stati più che positivi. Ciò mi induce a credere che sia un prodotto destinato a crescere ulteriormente. Quando saremo fuori dalla pandemia i numeri saranno importanti”. Così ci ha detto Massucco, raggiunto telefonicamente nella sua azienda di Castellamonte, nel Canavese, a nord ovest di Torino.

“Il Covid ha azzoppato l’alta e l’altissima ristorazione, ma è cresciuta la fascia media: adesso c’è la grande trattoria, la trattoria chic ecc. e tutte queste attività sono interessate ad ampliare la carta dei vini e soprattutto di champagne ricercati come quelli che la mia importazione propone. Ho scelto di non avvalermi di agenti, per abbattere i costi ma soprattutto per mantenere un rapporto diretto con il cliente. E’ una forma di arricchimento per me e per la mia azienda: da un lato perché mi piace coltivare la clientela in modo diretto, dall’altro perchè il prodotto non si svaluta attraverso un meccanismo distributivo da supermercato”.

Qualcuno ha interpretato la scelta di procedere con la distribuzione diretta come una forma di “snobismo sabaudo” ma la scelta è stata dettata soprattutto dalle peculiarità dell’azienda Massucco che permette all’importazione di avvalersi della consolidata struttura aziendale e, perciò, di abbattere i costi degli intermediari.

Gli chiediamo se questo suo essere “straniero in terra straniera” abbia destato perplessità sui cugini francesi. “No, tutt’altro”, ci risponde. “Ho trovato grande disponibilità da parte dei produttori perché fondamentalmente parliamo lo stesso linguaggio e coltiviamo la stessa passione”.

L’Italia attualmente costituisce il quinto mercato mondiale dello champagne dopo Francia, USA, Germania e Giappone e prima del Belgio  con circa 7.400.000 bottiglie importate nell’anno 2019 con una flessione del 7,5% nel 2020 dovuta al Covid, che si stima sarà superata al termine della pandemia, complice la riapertura dei ristoranti . L’85% del mercato è occupato dalle grand maison, il 4% dalle cooperative e l’11% dai piccoli produttori (Rècoltant Manipulant). Quest’ultimo dato è il più interessante perché l’Italia è seconda solo alla Francia in termini di consumo di champagne di piccoli produttori, il che significa che l’appetibilità sul mercato di questa tipologia di prodotto è elevata.

Il modello aziendale di Alberto Massucco potrebbe diventare un esempio non solo di passione per lo champagne, ma anche di impresa nazionale  per un prodotto in continua crescita.

Adesso, ovviamente, attendiamo l’apertura della “Maison Massucco” e il lancio della prima etichetta di champagne che parla italiano al 100%.

Alberto Massucco - logo

Alberto Massucco – logo

LE ETICHETTE

  • JEAN PHILIPPE TROUSSET

Piccolo produttore della Montaigne de Reims,  attiva a Sacy dal 1958. Vigneron Indipendant a vocazione biologica, produce circa 70.000 bottiglie da vigne con un’età media di 25 anni. I suoi blend sono a prevalenza di pinot nero, che produce anche in purezza nell’etichetta Nuit Blanche, di dostoevskjiana memoria.  Ma c’è spazio anche per uno chardonnay in purezza, Anna T., di grande complessità e cremosità al naso, quasi un borgogna vestito da champagne.

  • ROCHET-BOCART

Mathilde Devarenne è poco più che trentenne, e ha rilevato l’azienda dello zio, dopo aver fatto importanti esperienze in grandi cantine di Francia. La produzione è piuttosto limitata, perché l’azienda continua a conferire le uve a grandi maison, tra cui Krug. Tuttavia, è una produzione sorprendente, dovuta alla peculiare posizione delle vigne sulla Perle Blanche, la parte della Montagne de Reims esposta a est con peculiare vocazione allo Chardonnay. Il suo Blanc de Blancs non svolge la malolattica è muscolare e seducente, con note agrumate spiccate e mineralità importante. Anche in versione dosage zero.

  • GALLOIS-BOUCHE’

E’ un giovanissimo enologo  che lavora anche per Bollinger, con produzione ultra-artigianale e  progetti di espansione a Vertus, con una nuova cantina. Presente sul mercato con un milessimato a prevalenza Chardonnay, la Cuvèe Fut de Chene è maturata almeno 42 mesi sui lieviti, delicatamente agrumata con una sapidità finale  molto interessante.

  • ERIC TAILLET

Produttore di Pinot Meunier  nella Vallèe de La Marne vinifica  sia in legno che acciaio con aggiunta di lieviti naturali. Realizza un sans annèe Meunier al 100% in esclusiva per Alberto Massucco e il “Sur le grand marais”, 90% Meunier e 10% Chardonnay di grande complessità e vigore, fermentato perlopiù in legno, non dosato,  con note fruttate e floreali di notevole persistenza.

  • FA’ BULLEUSES

Sono sette vignerons donne (tra queste, Mathilde Devarenne e Charlotte de Sousa) che conferiscono ognuna 1 hl del proprio vino. Da questo “divertissement”  nasce Isos, lo champagne tutto femminile  a prevalenza Chardonnay che stupisce e seduce  per il naso pieno e fruttato e la sapidità importante che dona un senso di grande pulizia.