Giovanni Mantovani, per 25 anni timoniere del vino italiano come direttore di VeronaFiere


Giovanni Mantovani

di Luciano Pignataro*

L’augurio più grande che Giovanni Mantovani potrebbe fare al suo successore è quello di vivere la sua stessa esaltante stagione di successi: dopo 37 anni a Veronafiere, dei quali quasi 25 al vertice, ha concluso il mandato di direttore generale. Classe 1957, a Veronafiere dal 1985, direttore generale dal 1998, Mantovani resterà nel sistema fieristico come presidente di Piemmeti SpA, società controllata del Gruppo Veronafiere, membro del board dell’UFI (The Global Association of the Exhibition Industry) e, dal 1° settembre di quest’anno, come Senior Advisor del Top Management della capogruppo di Viale del Lavoro.
Se torniamo a 25 anni fa, quando Mantovani divenne direttore, abbiamo di fronte un mondo del vino in piena fase di espansione che imponeva nuove sfide all’Ente Fiera, che aveva Vinitaly nel proprio portafoglio di offerte alla pari di altre manifestazioni come Fiera Cavalli e Fiera Agricola. All’epoca i giornalisti che si occupavano di vino sui quotidiano e in tv erano al massimo una trentina e ci si conosceva tutti.
Un piccolo mondo antico che Mantovani ha traghettato verso la modernità superando non poche sfide. Citiamo, tra le più insidiose, la volontà di alcune grandi aziende di creare a Milano un’altra Fiera del vino perchè si riteneva Verona troppo piccola e inadeguata a sostenere la massa d’urto di operatori e visitatori che di anno in anno cresceva in maniera esponenziale. Oppure il tentativo di creare Torino il Salone del Vino. Per non contare della concorrenza estera, Bordeaux e Francoforte soprattutto, o della nascita di manifestazioni di settore come il Merano Wine Festival.
Nel corso degli anni VeronaFiere ha saputo dare risposte concrete, dalla moltiplicazione dei parcheggi al potenziamento dei servizi, accompagnando le aziende sull’export con continue manifestazione sin dal 2000, quando si affacciò per la prima volta al mercato cinese e poi assumendo manager come Steve Kim per i rapporti con l’estero, potenziando l’ufficio stampa affidando la responsabilità a un grande professionista come Carlo Alberto Delaini che ha dovuto fronteggiare la nascita dei blog e l’assalto degli influencer.
Un altro mondo, insomma, in cui il vino italiano è stato il settore più dinamico, capace di fronteggiare la crisi del 2001 dopo l’attacco alle Torri Gemelle e quella finanziaria del 2008. Per non parlare dei due anni di Pandemia.
Per il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo: «Giovanni Mantovani ha guidato la fiera con lungimiranza, professionalità e visione imprenditoriale. A lui dobbiamo il merito di un percorso di crescita costante della Fiera di Verona e di un posizionamento internazionale – dall’Asia agli Stati Uniti fino al Sudamerica – delle principali filiere rappresentate dalle manifestazioni in portfolio».
«Lascio il mio incarico con la certezza e la soddisfazione di aver contribuito allo sviluppo di quello che oggi è il quarto player fieristico nazionale e primo per rassegne organizzate direttamente – commenta Giovanni Mantovani –. Dopo due anni di pandemia, gli indicatori finanziari dell’azienda sono di nuovo in sicurezza. Un risultato non scontato che la proietta verso ulteriori piani di crescita sullo scenario nazionale e internazionale, grazie ai più importanti prodotti storici come Vinitaly, Marmomac, Fieracavalli, Fieragricola e Samoter. Oggi la Fiera di Verona è pronta per affrontare le nuove grandi sfide economiche e sociali che la attendono, senza dimenticare il suo territorio e la sua città di riferimento e per la quale continuerà sicuramente a rappresentare un asset strategico. Ringrazio e auguro un buon lavoro a chi mi ha accompagnato».

*articolo pubblicato sul Gazzettino di Venezia domenica 17 luglio 2022