Il Vesuvio, la unica e straordinaria nuova frontiera degli enoturisti


Le vigne sul Vesuvio

di Fosca Tortorelli
C’è un Vesuvio che ribolle non solo di magma, ma di storie, simboli e ritorni, è il Vesuvio che ha accolto l’edizione 2025 di Campania Stories. Un segnale chiaro, che vede il futuro dell’enologia passare per l’enoturismo, e la Campania – con il suo vulcano-simbolo – è pronta ad accogliere chi cerca non solo un calice, ma un viaggio.
La manifestazione si è aperta domenica con la salita al Gran Cono del Vesuvio, a oltre mille metri d’altezza, un percorso emozionale che ha introdotto operatori e stampa internazionale alla scoperta di un territorio che da sempre unisce agricoltura, storia e paesaggio.
La visita al Palazzo Mediceo di Ottaviano e i tasting a Villa Signorini, a Ercolano, hanno completato l’esperienza con le nuove annate delle denominazioni campane. Ma la vera protagonista è stata la terra, nera, minerale, generosa e piena di memoria.

 

Vesuvio La strada del vino più spettacolare del mondo

Perché in Campania, e soprattutto attorno al Vesuvio, il vino non è solo un prodotto agricolo, ma una chiave di lettura del territorio. La vite qui affonda le radici in sabbie vulcaniche, si arrampica su declivi esposti al mare, cresce tra orti familiari e frutteti in un paesaggio che è ancora cultura viva. I vitigni autoctoni – dal Piedirosso al Caprettone, dal Coda di Volpe alla Catalanesca – portano nel bicchiere un’identità stratificata che risale all’Età del Ferro, si sviluppa con i Greci e raggiunge l’apice con i Romani, che resero questo terroir celebre oltre i confini dell’Impero.
Non è un caso che il mito di Bacco trovi qui una tappa fondamentale. Ed è proprio questa dimensione simbolica che torna al centro del racconto e vede l’enoturismo vesuviano non solo come una serie di tappe tra cantine, ma un viaggio dentro una terra che parla attraverso le sue vigne, i suoi crateri, le sue rovine.
Un ruolo centrale in questa rinascita lo gioca il progetto Vesuvio Way, piattaforma digitale e nata dalla sinergia tra il Consorzio Tutela Vini Vesuvio e quello del Pomodorino del Piennolo. L’obiettivo è di mettere in rete produttori, operatori turistici e culturali, per offrire itinerari esperienziali costruiti su autenticità, sostenibilità e identità. Vesuvio Way non propone solo degustazioni, ma percorsi che intrecciano archeologia, natura, gastronomia e storia. Ogni cantina è un presidio culturale, ogni escursione una chiave per leggere il territorio.

Gli indirizzi dell’accoglienza sul Vesuvio

E molti si stanno attrezzando o si sono attrezzati da Cantine del Vesuvio a Sorrentino Wines, da Bosco de Medici a Le Lune del Vesuvio sino a Casa Setaro che ha aperto un luogo di ristoro a Villa Doria.
Il paesaggio vesuviano, del resto, è un palinsesto di significati, con il complesso Somma/Vesuvio e la viticoltura che si estende dalle falde del vulcano fino a due terzi della sua altezza, in due aree principali, l’Alto Colle Vesuviano, oltre i 200 metri, dove i terreni sono scoscesi e ben drenati, e il versante sud-orientale, più vicino al mare, con suoli fertili e intensamente coltivati. Qui, il terreno è composto da depositi di ricaduta e di flusso vulcanico, oltre che da materiali vulcanoclastici risistemati nel tempo da acque superficiali. Ogni vigna, in questo senso, è anche un archivio geologico, un atlante di eruzioni, erosioni e rinascite.
E se il terroir racconta la forza della natura, la storia ci restituisce il rapporto antico e profondo tra il vino e l’uomo. Un esempio su tutti lo troviamo nella Villa Augustea in località Starza della Regina, attualmente in corso di scavo, di Somma Vesuviana, complesso romano legato alla produzione vinicola, testimonianza concreta di un passato in cui la viticoltura era già cultura materiale e simbolica.
Ecco perché il Vesuvio è oggi la metafora perfetta del nuovo enoturismo campano. Un enoturismo che non cerca solo il vino, ma il senso; che non si accontenta del gusto, ma vuole anche visione, che, come una vigna sulle lave, resiste e fiorisce dove tutto sembrava perduto.
In un mondo che cerca autenticità, il Vesuvio non offre solo un paesaggio, ma un’esperienza trasformativa. Salire sul cratere, camminare tra i filari dove il tempo sembra sospeso – tutto questo non è solo turismo, è un ritorno, un viaggio dentro una terra che continua a parlare; e ascoltarla, oggi, è un atto necessario.
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