Riccardo D’Ambra è morto, Slow Food e Ischia piangono la scomparsa di un grandissimo della gastronomia italiana


Riccardo D’Ambra è morto oggi, stroncato da un malore improvviso, a 73 anni. La notizia si è rapidamente propagata prima nella Comunità del Cibo di Ischia di cui era presidente, poi tra gli amici di Slow Food.
Molti lo hanno conosciuto come titolare del “Focolare“, il riferimento assoluto per tutti gli appassionati dell’isola Verde : una semplice trattoria gestita assieme alla sua  famiglia, con Agostino a prendere le redini della cucina e Silvia a gestire la sala, e alla moglie Loretta; frequentata tra gli altri, da  Gianni Mura, Gerard Depardieu (che a lui dedicò un intero documentario su “Arte”),  e Aurelio De Laurentiis, che ne è affezionato habitué.  “Ischia – aveva raccontato Riccardo in una recente intervista a “Repubblica” – è soprattutto un’isola di terra. Quella delle eccellenze, dal coniglio da fossa e il fagiolo zampognaro. Quella che deve custodire la sua identità, preservandola: mio padre Michele non concepiva che un’isola così bella e ricca potesse contaminarsi, noi oggi difendiamo la tradizione attraverso la dimensione di un ristorante che è unico. All’inizio qualcuno mi additava come visionario perché parlavo di territorio e identità su un’isola che correva da un’altra parte, verso il turismo di massa. Oggi, sembra che finalmente si viaggi tutti nella stessa direzione”. Sin dall’inizio della sua attività aveva rilanciato su scala mondiale il messaggio cruciale e identitario di Ischia, «un’isola di terra, legata la mare, che deve tutto alla forza della sua storia contadina»

Riccardo D'ambra con Carlo Petrini

Riccardo D’ambra con Carlo Petrini

Ma Riccardo non è stato un ristoratore, piuttosto una grande intellettuale capace di recuperare e rilanciare l’anima rurale e contadina dell’Isola Verde, quella messa nell’angolo dal turismo di massa e dall’abusivismo edilizio contro il quale ha combattuto sempre una dura battaglia a difesa del territorio. Erede della dinastia vitivinicola  D’ambra, Riccardo si è subito appassionato ai temi dell’agricoltura e delle tradizioni isolane e il suo incontro con Vito Puglia e Carlo Petrini è stato lo sbocco naturale: una pulsione forte alla costruzione di un progetto capace di offrire una alternativa di sviluppo con grande anticipo sui temi che oggi sono tornati d’attualità. Parliamo della seconda metà degli anni ’90 e, insieme a Rita Abagnale, anche lei scomparsa tre anni fa, hanno costituito il nucleo fondatore dell’associazione campana e nazionale.

Tempi eroici, in cui l’attenzione alla qualità del cibo e all’agricoltura compatibile erano temi che non facevano capolino in nessun dibattito pubblico e ufficiale.
Ha sembre avuto in testa il progetto del territorio, il suo territorio che ha amato e a cui ha dedicato tutta la vita senza mai avere ambizioni personali da anteporre alle idee e ai progetti.
Un grande visionario, una persona di cui avremmo avuto bisogno al termine di questa terribile emergenza.