Michela Moio: il nonno, il Falerno e la famiglia

Michela Moio
di Antonella Amodio
Michela Moio è il volto giovane e brillante dell’enologia campana, custode di una tradizione vitivinicola che nasce nel cuore dell’Ager Falernus. Trentaduenne, figlia di Bruno e nipote del Commendatore Michele Moio, delle storiche Cantine Moio, dedite al vino fin dal 1880 e autori del rilancio del vino Falerno già dagli anni ’50, Michela intreccia talento e solida preparazione, segreto imprescindibile per dare nuova linfa a tradizioni secolari.
Cresciuta a Mondragone, nella terra che sin dai tempi dei romani ha visto prodursi vini capaci di dissetare imperatori, poeti e scrittori, Michela ha respirato fin da piccola la storia e l’essenza di quel territorio unico. Da bambina aveva già chiaro ciò che voleva fare nella vita, e l’amore e l’ammirazione per suo nonno e suo padre sono stati i punti di riferimento che l’hanno guidata nel perseguire il suo sogno. Il profumo del mosto che si diffondeva dalla finestra della sua cameretta, situata proprio sopra la cantina, le voci dei vendemmiatori all’alba e la vista dell’uva hanno caratterizzato la sua adolescenza. Nel suo operato, Michela richiama l’eco di antiche tradizioni, ma con uno sguardo attento al futuro, sapendo che “non c’è nulla di più intrigante di un vino che racconta una storia“, come affermava Leonardo da Vinci.
È semplice comprendere quale sia stata la motivazione che l’ha spinta ad amare il mondo del vino e dell’enologia. Quando è avvenuto?
A soli 12 anni avevo già chiaro quale sarebbe stata la mia strada nella vita. Il legame con mio nonno e il vino Falerno ha rappresentato un amore che è cresciuto in me col passare del tempo, e non ho mai avuto dubbi o ripensamenti.
Qual è stato il percorso formativo che l’ha portata a diventare enologa?
Dopo aver completato la laurea in enologia all’Università Degli Studi di Napoli Federico II mi sono trasferita a Bordeaux, dove ho svolto dei tirocini a Margaux e successivamente ho conseguito la magistrale in Scienze Agraria, sempre alla Federico II.
Qual è il suo approccio alla vinificazione e la filosofia che guida le sue scelte in cantina?
Le mie decisioni sono influenzate da ciò che la mia famiglia ha consolidato nel tempo, puntando su pochi interventi in cantina per preservare le peculiarità delle materie prime, a partire dalla cura meticolosa in vigna. Inoltre, seguo la filosofia tracciata da mio nonno e perseguita da mio padre, che è l’anima del Falerno del Massico di Cantine Moio.
Quali sono le principali sfide che affronta sia a livello tecnico che produttivo?
Il mio obiettivo e, dunque, la mia sfida, è garantire una qualità produttiva costante, e questo può essere raggiunto solo con un monitoraggio continuo del lavoro. La produzione del vino non è affatto una pratica moderna, ma richiede strumenti all’avanguardia per migliorarci continuamente. Negli anni, abbiamo effettuato investimenti significativi in macchinari, e questo rappresenta un aspetto fondamentale.
Qual è il vino a cui è più affezionata e perché?
Sono legata al Falerno del Massico Rosso, simbolo della storia della famiglia Moio e che collega al leggendario vino dell’impero romano.
Progetti futuri?
Mi vedo sempre più coinvolta nell’azienda di famiglia, insieme a mio padre Bruno, mio fratello Luigi Michele e le mie sorelle Dora e Milena. Tuttavia, sono focalizzata sul Falerno del Massico, il vino delle mie radici.
Che consiglio daresti ai giovani che sognano di intraprendere la carriera di enologo?
La chiave per affrontare qualsiasi cosa nella vita è la passione. Se a questo aggiungiamo formazione e impegno, allora tutto diventa decisamente più semplice. Il mio consiglio è di non rinunciare mai, davanti a qualsiasi difficoltà, soprattutto se ci sono queste basi solide. Il mondo del vino ha bisogno di bravi enologi.
Bruno un fratello.Luigi un grande maestro ma chi ha avuto la fortuna di conoscere don Michele sa che figli e nipoti con tutto il loro impegno avranno molto da lavorare per eguagliare il suo immenso carisma.Famiglia cardine in quel distretto vinicolo di cui ha tracciato la storia ha,per fortuna nostra e del mondo del vino,eredi degni che sicuramente continueranno a fare bene sulla strada tracciata dal nonno.Ad maiora semper da FRANCESCO