Vino e critica internazionale dopo Parker 4| Akihiko Yamamoto (Giappone)


Akihiko Yamamoto

Akihiko Yamamoto

di Chiara Giorleo

Come sta evolvendo la comunicazione in Italia e all’estero? Come l’offerta formativa, oggi molto più ampia, può influire e sta influendo sul trend della comunicazione del vino, sempre più sofisticata e ancor più necessaria.

Oggi lo chiediamo a: Akihiko Yamamoto

Akihiko Yamamoto ([email protected]) è giornalista freelance e CEO di Wine Report, il sito sul vino più influente in Giappone. Ha iniziato la sua carriera come critico nel campo musicale ma poi ha cambiato indirizzo rivolgendosi al mondo eno-gastronomico circa 20 anni fa. Ha lasciato il noto quotidiano nazionale Yomiuri Shimbun nel 2014 mettendosi in proprio. Tiene regolarmente una rubrica per la rivista Vinotheque, The Wine Kingdom e il Japan Sommelier Associations Journal che sono, rispettivamente, le riviste più influenti in Giappone.

Ha conseguito la qualificazione come esperto presso l’Associazione Giapponese di Sommelier. È autore di sei libri su Champagne, Bordeaux e vini convenienti ed è impegnato in attività formative per consumatori e specialisti. La sua passione è lo Champagne.

  • Come sei “inciampato” nel settore vino?

Lavoravo per il quotidiano nazionale “The Yomiuri Shimbun” che conta 10 milioni di copie. Nei primi anni ‘90 sono stato a Parigi in vacanza e ho pranzato al ristorante La Tour d’Argent con 3 stelle Michelin a quel tempo. Ordinai un vino bordolese del 1985, e sono stato travolto dai sentori favolosi e dalla consistenza vellutata. Fu una rivelazione. Da allora è iniziato un lungo viaggio alla ricerca di grandi vini. Ho iniziato a scrivere di vino per il giornale e costruito la sezione vini sul sito del Yomiuri finché non mi sono messo in proprio nel 2014 dopo 30 anni.

  • Come credi sia evoluta la critica negli ultimi 30 anni nel tuo paese? E da chi hai imparato di più?

Non ci sono critici del vino in Giappone. Ci sono appena 15 giornalisti che si occupano di vino e che il mercato riconosce ma non critici che possono valutare il vino sulla base di una visione oggettiva e una concreta esperienza. Sorprendentemente non ci sono giornalisti che danno punteggi al vino, eccetto me. Non ho maestri in Giappone, i miei maestri sono Robert Parker e Jancis Robinson per quanto riguarda la valutazione dei vini fino ad oggi.

  • Come reputi la comunicazione del vino italiano nel tuo paese?

Il Giappone è molto orientato ai vini francesi e anche i vini italiani sono considerati speciali. Ci sono circa 15 sommelier e giornalisti italiani influenti. Le loro opinioni sono popolari per chi lavora nel commercio ma non per i consumatori. Infatti sono legati ad importatori italiani e quindi non pienamente affidabili. Ad ogni modo contribuiscono a promuovere alcune regioni poco conosciute.

  • È noto che sia molto migliorata l’offerta formativa a disposizione di coloro che vogliono formarsi sulla tecnica di degustazione, la sommellerie, la geografia del vino e tutto il resto. Come credi che questo stia incidendo e inciderà sul presente e sul futuro – nemmeno troppo remoto – della comunicazione del vino?

Il mio amico Ken Ohashi ha ottenuto il titolo di MW nel 2015. Lui è l’unico MW giapponese e ha cambiato il vecchio sistema commerciale del Giappone. La sua visione globale è nuova e influente per il commercio così come per i consumatori. Il numero di studenti ambizioni sta aumentando, ho saputo che gli studenti che seguono i corsi WSET sono aumentati del 10% nel 2016. La visione globale sta iniziando a prevalere in Giappone. In Giappone i sommelier erano molto influenti nella promozione del vino ma molto orientati sulla Francia e non hanno abbastanza conoscenza sul nuovo mondo o su marketing, viticultura, vinificazione.

  • Quali sono i presupposti per l’indipendenza della critica enologica?

I critici del vino devono avere integrità e visioni obiettive giudicando vini di tutto il mondo sulla base di esperienze multiple.

  • Chi vedi nel futuro della critica enologica?

Come sai i Social Network e i blog stanno diventando sempre più popolari tra I consumatori, è inevitabile. I Millennials si fidano delle opinioni dei propri amici nel mondo reale e in quello digitale. Ma io credo che i critici di livello internazionale possano sopravvivere a questo perché le proprie opinioni sono importanti per i buyer internazionali.

  • Un consiglio per: i giovani che muovono oggi i primi passi lavorativi nel settore enoico, i consumatori più o meno appassionati, i colleghi.

Nessuno in particolare ancora. Al contrario, ne sono sempre alla ricerca

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2-Horia Hasnas, Romania

3-Cathy Van Zyl, Sud Africa