Francesco Martucci: ho già pronto il piano per la riapertura, tornerò più forte di prima perché dopo due mesi sto molto incazzato!


Francesco Martucci

di Antonella D’Avanzo
Ragionevolezza, calma ma anche speranza, questo esprime Francesco Martucci a Caserta. Un professionista che, come i suoi tanti colleghi del nostro Paese, si è ritrovato all’improvviso nella condizione di dover cessare temporaneamente la propria attività. La sua, una chiusura che ha anticipato di qualche giorno il lockdown, quando il virus nell’avanzare in alcune regioni d’Italia iniziava a seminare ansia e paura anche a Caserta, la città in cui ha costruito con tenacia e grinta il suo successo. Una carriera che vanta oltre vent’anni di lavoro vicino a un forno, iniziata dallo zio Franco Pagliaro, che aveva creato una delle prime pizzerie del capoluogo casertano, il Solito Posto e culminata con il primo posto di 50TopPizza.
Tanta gavetta e una voglia di matta di ricominciare. Sto incazzato, ha scritto qualche giorno fa in un post su Facebook. Incazzato nel senso buono del termine, con una voglia matta di ricominciare, insomma: «Oggi, con questa crisi vediamo i tanti sacrifici fermi in un angolo ad aspettare che qualcosa possa migliorare, sperando nella ripresa delle attività e dell’economia, sicuramente ne usciremo più forti> – esclama con passione.
Come sta trascorrendo questo periodo di riposo forzato?
«Sto riscoprendo il valore del tempo, quello che non sono mai riuscito a vivere, in cui seguo i miei figli, mi godo la tranquillità, cerco di allenarmi per tenermi in forma e studio i vari topping per le mie pizze, provo lieviti madre, panifico e penso al futuro».
Cosa ha fatto quando è scattato il blocco?
«Ho corrisposto le buste paga di marzo ed avanzato, quando è stato possibile, la richiesta della cassa integrazione, poi ho cercato di tranquillizzare i miei dipendenti (40 lavoratori) rassicurando loro che quando torneremo li vorrò di nuovo insieme, dove cercherò di far lavorare tutti su più turni. Il mio successo lo devo anche alla mia squadra che no abbandono».
In questi giorni in Campania c’è il via libera al delivery, ha aderito e cosa ne pensa?
«Sì, un’attività tanto sperata che mi sarebbe piaciuto avviare, io per tanti anni ho solo lavorato con delivery e asporto, ma purtroppo devo rinunciarvi per gli elevati costi di gestione della mia pizzeria, un impianto molto grande e – come dicevo – con 40 dipendenti. Dovrò saltare anche l’asporto ed attendo l’apertura definitiva ai primi di giugno dal nostro governo nazionale. Se avessi avuto un locale piccolo, con pochi costi di gestione, avrei aderito di certo».
Tavoli distanziati, cosa ne pensa e come si sta organizzando per la riapertura?
«Noi, abbiamo pensato a dimezzare i posti a sedere, a distanziare i tavoli e a sanificare, già diversi giorni prima del blocco totale. Per la riapertura, diminuiremo maggiormente i coperti, da 160 diventeranno 60 adottando con più scrupolo tutte le misure di sicurezza sanitaria ed ho pensato a più turni di servizio sia per il pranzo che per la cena, se è vero che il virus si diffonde con i contatti ravvicinati, non vedo alternative a queste regole. Ogni servizio avrà la durata di un’ora quindi saremo molto veloci con 60 coperti, dove il cliente sarà la centralità delle nostre attenzioni».
Ci sarà qualche nuovo progetto per la riapertura?
«Progetti ne avrei tanti, ma per il momento sono sogni che vedrò se riuscirò a realizzare, al di là della mia ricerca costante e voglia di innovarmi. Una cosa è certa, non abbasserò la qualità del mio prodotto, la qualità è vincente sempre e, sarà proprio questa a farci uscire dalla crisi. Inoltre, continuerò a comprare dai produttori artigianali della regione per sostenere il proprio prodotto e il nostro territorio. Ad una cosa sto pensando fortemente, al tavolo “sospeso”: voglio dare la possibilità a tutti la possibilità di poter mangiare una pizza nella mia pizzeria».Fr

Francesco Martucci a Caserta