Vino e critica internazionale dopo Parker 9 | Ned Goodwin MW (Australia)


Ned Goodwin

Ned Goodwin

di Chiara Giorleo

Come sta evolvendo la comunicazione in Italia e all’estero? Come l’offerta formativa, oggi molto più ampia, può influire e sta influendo sul trend della comunicazione del vino, sempre più sofisticata e ancor più necessaria.

Oggi lo chiediamo a: Ned Goodwin MW.

Nato a Londra, cresciuto in Australia e formatosi a Tokyo e Parigi, Ned Goodwin MW è uno dei 6 Master of Wine in Asia il quale si divide tra Tokyo, dove è vissuto per 12 anni, e la sua amata Sydney.

Ned ha scelto un percorso lavorativo nel mondo del vino lavorando come sommelier, formatore, giudice e consulente. Ha una vasta esperienza come responsabile commerciale, relatore e coordinatore di eventi. É molto seguito dai media, sia stampa sia TV, con una presenza importante in tutta l’Australia dove è Ambasciatore per gli Champagne PH-CH, è anche comproprietario dell’azienda importatrice Wine Diamonds con base a Tokyo, vetrina leader dell’avanguardia australiana, così come consulente per Fink Group Sydney, proprietari di Bennelong; è formatore per WSET e sta sviluppando il programma per il gruppo Sydney Collective nel settore vino. Ha recentemente acquisito un ruolo da consulente per Langtons Hong Kong e sarà co-autore per la Halliday Guide 2017 così come per la Wine Guide inaugurale di Bettane+Desseauve in Cina.

Recentemente, la All Nippon Airways (ANA), di cui è consulente, ha voluto celebrare la vita di Ned nel mondo del vino con un documentario di 25 minuti attualmente in onda su voli domestici e internazionali, oltre che su Food Network – Tokyo, con più di 9 milioni di spettatori. Ned ha anche creato una linea unica,‘Ned Goodwin MW selected cuvée’ per la Business e la prima Classe; successivamente ANA ha vinto l’ambito premio della rivista World of Fine Wine, il “Best Wine Programme” sotto la guida di Ned. Dal 2001 fino a Novembre 2012 è stato Direttore del settore vino – formatore e buyer – per uno dei gruppi di ristoranti più grandi in Asia, Global Dining Japan. Attualmente insegna per WSET in tutta la Cina, è consulente per la Royal Bank of Scotland e ha acquisito il ruolo di ambasciatore focalizzato sul mercato asiatico per gli Champagne Charles Heidsieck oltre ad aver fondato la sua azienda, Wine Diamonds, azienda importatrice specializzata con base a Tokyo.

Prima di arrivare in Giappone, è stato uno dei 3 sommelier del ristorante Veritas nella zona di Gramercy a Manhattan dal 1998 al 2001: vincitore del Wine Spectator Grand Award e ristorante premiato Michelin, Veritas si è potuto vantare di avere la lista vini migliore al mondo. Ned ha anche lavorato a Les Juveniles di Parigi e al Michael’s di Los Angeles come sommelier. Ha lavorato come consulente privato e per eventi tra i quali quelli per l’Ambasciata Australiana a Parigi, Merrill-Lynch e la Bank of America a Tokyo, Ron Perlman e Harvey Weinstein a New York. In questo periodo ha ospitato cene per produttori come Laurence Faller dell’azienda alsaziana Domaine Weinbach ed Etienne de Montille dell’azienda Domaine de Montille in Borgogna.

Ned ha un suo programma televisivo sul vino in Giappone ‘Vintage’ (2000); ha tenuto lezioni di Wine Marketing in una delle Università più prestigiose in Giappone, Keio (2002-2004) ed è apparso su New York Times, Decanter, The Japan Times, Tokyo Calendar, Newsweek, Elle, sulla CNN e, tra le altre, ha scritto per Wine Business International, Gourmet Wine Traveller e Qantas Inflight.

Oggi scrive per Drinks (Cina), Prestige (Singapore, Bangkok, Kuala Lumpur, Hong Kong), WINART (Giappone) e China Business News. Recentemente è intervenuto al fianco di luminari come Jancis Robinson e Robert Parker, al Wine Futures Hong Kong e alla New Zealand Pinot Noir Conference 2013; ha guidato Master Class sui Super Tuscan e sul Chianti Classico a ‘Divino Tuscany’ ed ha ricevuto il premio Dux (migliore allievo) in una delle scuole di vino d’élite – The Len Evans Tutorial nel 2012.

  • Come sei “inciampato” nel settore vino?

I miei genitori sono entrambi ottimi cuochi e mio padre era un famoso designer industriale che ha sempre conferito un tocco estetico alla casa. Il vino è sempre stato presente!

Ad ogni modo è stato grazie ad un corso di storia dell’arte a Parigi, all’università, che ho collegato il vino – come riflesso del tempo e del luogo – con un pezzo d’arte, e anche il loro carattere effimero è così sinergico.

Successivamente ho iniziato a lavorare nel commercio e in diversi wine bar a Parigi come Willy’s, les Juveniles. Era metà-fine anni 90 e da lì è partito tutto.

  • Come credi sia evoluta la critica negli ultimi 30 anni? E da chi hai imparato di più?

Non si è sviluppata per nulla. Stessa storia, semplicemente il punteggio si è spostato dalle ideali valutazioni in ventesimi a quelle in centesimi. I punteggi, inoltre, sono stati pericolosamente elevati. Leggevo sempre Halliday, Jancis, Tanner… quando lavoravo a New York.

Inoltre, c’è stato un passaggio graduale dalla carta stampata alle piattaforme online.

  • Come trovi la diffusione e la comunicazione del vino italiano nel tuo Paese?

Una forte sinergia è il risultato di ondate di emigrati italiani e la proposta di uno stile di vita simile: ingredienti di qualità, sofisticazione irriverente e, con ciò, una crescente affinità tra le varietà autoctone italiane allevate in Australia comparate a quelle italiane stesse.

  • È noto che sia molto migliorata l’offerta formativa a disposizione di coloro che vogliono formarsi sulla tecnica di degustazione, la sommellerie, la geografia del vino e tutto il resto. Come credi che questo stia incidendo e inciderà sul presente e sul futuro – nemmeno troppo remoto – della comunicazione del vino?

Una certa influenza c’è ma c’è anche una crescente democratizzazione della conoscenza al punto che tutti hanno voce in capitolo e sono esperti apparenti.

La formazione nel settore vino è un obiettivo importante ma il valore della formazione è sicuramente legato a come viene messa a disposizione.

Ciò nonostante, per gli Europei e il loro chiuso approccio al vino, WSET è sicuramente una piattaforma di valore con un approccio globale, internazionale.

  • Quali sono i presupposti per l’indipendenza della critica enologica?

Nessun interesse è concesso: nessun “pay for play”, siano essi viaggi, visite ufficiali o qualsiasi interesse commerciale che può nascondersi dietro un punteggio, una discussione, una valutazione.

  • Chi vedi nel futuro della critica enologica?

Gli esperti apparenti non saranno mai veri esperti nel settore facendo leva esclusivamente sui social media. Così, come per il vino, assisteremo a un ritorno graduale a coloro che sono fortemente focalizzati sulle specificità territoriali: storia, varietà autoctone e così via. Il mondo globalizzato è sempre più stanco di vagare, chiede tregua e il sollievo in un’aura di autenticità e verità.

  • Un consiglio per: i giovani che muovono oggi i primi passi lavorativi nel settore enoico, i consumatori più o meno appassionati, i colleghi.

Non diventerai mai ricco con il vino. Quindi fallo perché cerchi la tua verità in qualcosa d’inimitabile, bellissimo…

Interviste precedenti
1-Alessandro Torcoli, Italia
2-Horia Hasnas, Romania
3-Cathy van Zyl, Sud Africa
4-Akihiko Yamamoto, Giappone
5- Arto Koskelo, Finlandia
6- Aldo Fiordelli, Italia
7 – Caro Maurer MW, Germania
8 – Madeline Puckette (USA)